Le ultime dichiarazioni di Montezemolo, un duro attacco, l’ennesimo, al sindacato e soprattutto
ai lavoratori, impone ad un partito che si dice comunista una chiara e netta presa di posizione.
L’ingerenza di Montezemolo non può passare sotto silenzio, nel merito, nel metodo e
nel linguaggio adoperato: elogio al governo in fieri, elogio della flessibilità come “successo
non celebrato”, la santificazione degli imprenditori quali unici soggetti che si sacrificano
per il Paese, l’etichetta ai sindacati quali “professionisti del veto”, ecc. va
duramente condannato.
Occorre che il Partito della Rifondazione Comunista assuma una posizione netta che garantisca al
sindacato l’appoggio chiaro e netto per una ripresa della lotta e del conflitto sociale. Una
posizione che rimetta in campo i diritti dei lavoratori non solo dal punto di vista salariale ed
occupazionale, ma anche della sicurezza, quasi sempre trascurata nei discorsi di Confindustria e
dei suoi principali esponenti.
Occorre che il Partito della Rifondazione Comunista riallacci immediatamente i rapporti con la società,
non solo quelli prioritari con i luoghi di lavoro, impedendo che posizioni strumentali come quelle
espresse dalla Lega, e peggio ancora da Rotondi, aggravino il paradossale ed autodistruttivo distacco
tra i Comunisti ed i lavoratori.
Assunto dal CPN
Il CPN del PRC, in occasione della manifestazione del 25 Aprile a Milano, città medaglia
d’oro della resistenza, impegna tutto il partito a una grande manifestazione e a una presenza
politica organizzata in quell’importante scadenza. Si assume il compito di farsi promotore
di una presenza significativa di tutta la sinistra.
Il PRC e la sinistra mostrino, impegnando le proprie risorse ed energie, l’importanza, per
il paese, della sinistra e la sua necessità per contrastare le destre liberiste, razziste
e xenofobe.
Assunto dal CPN
Le dichiarazioni di Montezemolo, Presidente di Confindustria contro le lavoratrici, i lavoratori
e i loro sindacati devono trovare una immediata risposta.
Il 25 aprile e il 1 maggio possono diventare momenti di mobilitazione a cui Rifondazione Comunista
intende partecipare con determinazione chiedendo a tutta la sinistra italiana di schierarsi in difesa
dei diritti fondamentali dei lavoratori, dei contratti nazionali, dell’Art. 18.
A Montezemolo si risponde nel concreto rilanciando la battaglia in tutti i luoghi di lavoro e in
tutti i territori contro la precarietà, per un salario dignitoso, per difendere la vita di
chi lavora.
Rifondazione Comunista sa che dopo i risultati delle elezioni l’attacco alle condizioni di
lavoro e alle organizzazioni sindacali è un pericolo reale che impone una reazione collettiva
riprendendo la lotta ed il conflitto sociale su obiettivi e piattaforme partecipate e condivise dall’interno
del mondo del lavoro.
Accolto dalla Presidenza
Il risultato elettorale pone delle questioni molto gravi, alla democrazia italiana innanzi tutto:
per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, in Parlamento non sono presenti esponenti
della Sinistra.
Grave per Rifondazione Comunista presente nella lista Sinistra l'Arcobaleno e impegnata nella costruzione
di un nuovo soggetto plurale e unitario.
Molte sono le cause, che avrebbero bisogno di un'attenta lettura e di un ampio dibattito, e attengono
alla incapacità di leggere i processi reali di rivoluzione passiva, di berlusconismo di massa,
di corporativizzazione della società, di riduzione dei soggetti del conflitto a consumatori,
di rifugio nel potere del sacro, di attacco all'autodeterminazione e alla libertà delle donne,
di delega all'etica pubblica alle religioni, di riduzione della politica all'economico corporativo.
E tanto altro.
Si pone il problema del che fare su cui deve aprirsi il percorso congressuale.
Quello che ci pare certo è che c'è stato un tentativo strisciante di dissolvere il
PRC con un'operazione antidemocratica, astratta, violenta, e irrispettosa delle opinioni e delle
passioni dei/delle militanti, dei corpi e delle menti dei compagni e compagne.
Anche in campagna elettorale si è avanzata l'idea di superamento del PRC in un partito unico
della sinistra di cui si affidava il lancio a un leader ovviamente uomo.
Chi esprimeva perplessità e dissenso sulle modalità e sulla pratiche è stato
accusato di "inerzia e resistenza", e definito freno e zavorra, marchiato con il termine
identitario e nostalgico.
Non ci riconosciamo nella rappresentazione del dibattito che si è aperto come resa dei conti,
sfida violenta, match tra maschi , corsa al potere in cui le donne sarebbero risucchiate e annesse.
Da tempo abbiamo prodotto con donne iscritte riflessione e proposte sull'innovazione della forma
partito, come anche in occasione della conferenza di Carrara.
Le riproponiamo, perché non vogliamo un partito monosessuato in cui le donne sarebbero quote
o presenze neutre e in/significanti.
Proponiamo un'assemblea ai primi di maggio, da cui possano venire analisi, elaborazioni politiche
e proposte sulle forme della politica e del partito nella chiarezza e nella trasparenza.
L'emergenza non può e non deve cancellare le nostre pratiche e le nostre relazioni; il femminismo
non è né un fiore all'occhiello né un'aggiunta né una tendenza culturale,
ma un punto di vista critico di lettura del mondo, fondativo di relazioni politiche vere tra donne
e uomini e costitutivo di ogni esperienza umana, in particolare per quanto ci riguarda, di quella
comunista.
Approvato dal CPN con 76 voti favorevoli 52 voti contrari e 6 astenuti
Dopo la gravissima sconfitta che abbiamo subito come sinistra e come Rifondazione comunista, la
priorità che oggi abbiamo di fronte in questa sede è quella di costruire le condizioni
per un congresso che veda la massima partecipazione e il pieno coinvolgimento del corpo del partito,
dei miltanti e delle militanti che devono riacquistare la piena sovranità che gli è stata
sottratta sul dibattito e su ogni decisione.
La proposta del segretario Giordano di presentare le proprie dimissioni e quelle della segreteria,
e di istituire un organismo provvisorio che accompagni il partito nel percorso congressuale, avrebbe
potuto offrire l’opportunità di una gestione unitaria e responsabile, nella chiarezza
delle responsabilità su quanto è avvenuto, e nello stesso tempo nella assunzione della
scadenza congressuale come snodo essenziale per il rilancio di Rifondazione comunista e per la chiarificazione
delle prospettive.
Invece la presentazione in questa sede di mozioni contrapposte fa prevalere una logica di predeterminazione
delle posizioni politiche che ancora una volta esclude la priorità della presa di parola degli
iscritti e delle iscritte, anteponendo come elemento centrale logiche di potere assolutamente negative.
Insomma si ripete in modo grottesco quella stessa logica di conflitto fratricida tra schieramenti
opposti, che è stato uno dei principali elementi di erosione del progetto rifondativo e innovativo
su cui abbiamo scommesso in questi anni e in cui crediamo ancora.
Come femministe che hanno attraversato la rifondazione comunista con pratiche di conflitto contro
ogni forma di identitarismo, conservatorismo e patriarcalismo, e criticando nello stesso tempo
la riduzione dell’innovazione politica e culturale a “nuovismo” , suggestioni mitologiche
e affabulatrici, respingiamo questa logica e ci sottraiamo a un voto di schieramento che in questo
momento rischia di far precipitare ulteriormente la crisi del partito.
Dunque il nostro è un voto di astensione.
Sulla scia della grande Christa Wolf pensiamo che è sempre possibile trovare una terza via,
che a questo punto affidiamo al congresso di Luglio.