Un nuovo partito, anzi no ...

Chianciano, nasce Rifondazione per la Sinistra

Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, decreta la scissione della sua componente

Chianciano

Nichi Vendola apre il convegno di Chianciano.

Photo by Liberazioneinfo

Ciao ciao, andarsene era scritto perciò ciao ciao... Ciao ciao, andarsene è un peccato però ciao ciao... Brutto tempo a Chianciano, piove e fa freddo. Una di quelle giornate che sarebbe bello stare a letto. Invece un pezzo del partito della Rifondazione comunista è tornato qua, sei mesi dopo il congresso post disastro elettorale. Settecento fra compagne e compagni affollano il Palamontepaschi. Alla fine di luglio, in questo grande palazzetto dello sport, si è deciso il destino di Rifondazione: Paolo Ferrero ha vinto, di misura ma ha vinto, Nichi Vendola ha perso.

Oggi Vendola è nella città delle terme per annunciare il suo addio a Rifondazione: «Sono sereno perché faccio ciò che è giusto fare». Ognuno per la sua strada, senza troppi rancori. L'acqua di Chianciano ha effetti miracolosi, fa digerire anche le pietanze più indigeste, forse può lenire il dolore di un distacco. Perché qui ci sono compagne e compagni che hanno fatto nascere la Rifondazione comunista, che l'hanno fatta crescere. A loro non piace come è diventata ora. Dovrebbe fare meno male una scissione che più annunciata di così non si può. Invece no, ancora si inseguono i perché, talvolta il confronto politico cede il passo a piccoli e grandi rancori.

Qui è arrivato anche chi in Rifondazione resta, nonostante la sua sensibilità politica sia più vicina a quella di Nichi Vendola che a quella di Paolo Ferrero e Claudio Grassi. Rosa Rinaldi si rivolge alla platea: «Possibile avere una doppia tessera, di Rifondazione e del Movimento di rifondazione per la sinistra?». La risposta resta nel vento gelido che arrossisce i volti di chi esce a fumare una sigaretta. C'è chi applaude Rinaldi, battono le mani Augusto Rocchi e Gianluca Schiavon. In sala però sono più le valige pronte di quelle lasciate in armadio. Sfondo rosso, una stella per illuminare la strada futura, tre semplici lettere in stampatello (le prime due sono nere, la terza è rossa) per dire che qui parte il cammino della Rifondazione per la sinistra.

Attenzione però, non è un partito. I delegati che salgono uno dopo l'altro sul palco dicono e ridicono che questa volta si inizia dal basso, che non esiste un soggetto politico già costituito da presentare al pubblico. C'è scritto “non ho paura, amo e sogno” sui cartelli affissi alle pareti del Palamontepaschi. Insomma c'è da rimboccarsi le maniche. C'è da lavorare. Perchè il sol dell'avvenire non si vede. E fa anche un freddo cane. Fra le sedie color arancione si incontrano delegati arrivati da tutta Italia, di tutte le regioni e di tutte le età. Il libro di Franco Giordano “Nessun dio ci salverà, riflessioni sulla sinistra italiana tra sconfitta e speranza” va a ruba.

Abbracci affettuosi per l'ex segretario di Rifondazione, un applauso fragoroso per l'ex direttore di Liberazione Piero Sansonetti. Ma questo non è un ritrovo di ex, di reduci, piuttosto l'inizio di un'avventura.

Federico Tommasello siede in seconda fila. Lui, giovane comunista, dice addio a Rifondazione ma non farà neppure parte dell'area di Rifondazione per la sinistra. Sarebbe a dire? «Sempre di ceti politici che prendono le decisioni si tratta».

Invece Betta Piccolotti, anche lei giovane comunista, condivide il progetto vendoliano di Rifondazione per la sinistra. Lo vede come «un percorso di partecipazione democratica, un progetto aperto e costituente».

Sergio Bellucci riflette sulla sconfitta della sinistra, sullo scollamento dalla società che ha portato l'industria del senso comune a tagliare fuori la sinistra dal Parlamento. «E allora dobbiamo ripartire, è faticoso ma dobbiamo farlo».

Tiziana Valpiana è perplessa. «Iniziare un processo unitario con una scissione? Dovremmo prenderci un po' di tempo per pensare». Ma la politica non aspetta, a primavera ci sono le elezioni amministrative ed europee. «Personalmente sarei per saltare un giro - riflette Valpiana - Ma la sinistra è in mano a maschi, se c'è una competizione vogliono farla sempre e comunque». In piedi, vicino al tendone, amici e compagni di una vita ascoltano, commentano fra loro, riallacciano antichi rapporti. Iniziative come questa sono anche un'occasione per stare insieme.

Michele De Palma l'addio a Rifondazione l'ha già dato da tempo. Ora lavora nel sindacato, con la Fiom a Reggio Emilia.

Alfonso Gianni, al solito, tratteggia come meglio non si può il senso politico della giornata. «Questa è una indispensabile seduta autocoscenziale di massa». E quando arriveranno le elezioni? «Non ho dubbi: c'è bisogno di un cartello elettorale per evitare di fare la fine della sinistra francese o di quella argentina». Gianni lascia Prc per proporre un cartello anche con Prc? «Hai capito benissimo. Quando ero nel Prc facevo la stessa proposta politica».

Gennaro Migliore sottopone all'assemblea un documento politico che sarà la base di una discussione da aprire sui territori. «Non vogliamo un partitino, ma un soggetto più ampio della sinistra. Ci prendiamo tutto il tempo necessario per costruirlo».

Ecco perché Ciccio Ferrara scuote la testa di fronte ad un take di un'agenzia di stampa che annuncia la nascita di un nuovo soggetto politico a sinistra, con acronimo Rps (Rifondazione per la sinistra). La battuta viene spontanea: facciamo Mps visto che il Monte dei paschi di Siena è lo sponsor del palazzetto dello sport di Chianciano. Vista la forza economica del Monte non sarebbe poi malaccio. Ma è solo una battuta. Oggi si va avanti, ci saranno settimane, mesi di discussione. Anche un primo banco di prova, le amministrative. Forse allora il sol dell'avvenir sarà spuntato.

Intanto, qui a Chianciano, il tempo è orribile.

Frida Nacinovich
Chianciano, 24 gennaio 2009
da “Liberazione”