IX Congresso Nazionale del PRC (provincia di Monza e Brianza)

Relazione iniziale al Congresso di Federazione

"Non è necessario essere in molti. Trentamila soci del PC russo sono bastati per condurre la rivoluzione alla vittoria, perchè quel partito era omogeneo, sapeva ciò che voleva." (Antonio Gramsci, 27 novembre 1920, da l'Avanti)

Stefano Forleo

Photo by Romeo Cerri

Cari compagni, compagne.

Con questa relazione intendo aprire il dibattito e darvi alcuni spunti utili alla riflessione comune. Prima di dibattere e dibatterne con voi tutti intendo esprimere un ringraziamento alle forze politiche e sociali, ai comitati, all’associazionismo che con la loro presenza e contributo arricchiscono questo Congresso di Federazione.

E’ oggettivo che quello che si svolgerà a Perugia, dal 6 all’ 8 Dicembre, è un Congresso nazionale straordinario nella sua convocazione anticipata e straordinario se si considera lo stato che vive il Partito.
Inestimabile è stata la capacità dei compagni e delle compagne di resistere negli ultimi anni caratterizzati da sconfitte elettorali, ridotta o nulla presenza mediatica e tramite stampa e apprezzabile è l’impegno che tanti compagni dedicano all’associazionismo, al sindacato ma indubbiamente il Partito della Rifondazione Comunista vive una situazione di crisi.

Non intendo soffermarmi esclusivamente sulla crisi del nostro partito per due semplici motivi.

Prima di tutto perché ne abbiamo già discusso in sede di Comitato Politico Federale dopo il voto del 22- 23 Febbraio 2013, nell’Assemblea dei segretari di circolo del Prc Nord Italia tenutasi a Milano il 1 Giugno, nei Congressi di circolo che si sono svolti negli ultimi 20 giorni. Il morale rischia di non essere dei migliori e non intendo deprimervi ulteriormente.
Secondariamente perché sono convinto che la situazione italiana sia caratterizzata certamente da una crisi che investe il nostro partito, la sinistra in una dimensione più generale e plurale ma è l’intero scenario politico e il sistema partitico ad essere incredibilmente fragile.

La situazione politica generale

Il 47, 62% degli aventi diritto al voto ha votato per l’elezione del Consiglio Regionale della Basilicata tenutasi Domenica e Lunedì 17-18 Novembre. Il 62, 83% è l’affluenza nell’elezioni della Provincia autonoma di Trento che si sono svolte nella giornata di Domenica 27 Ottobre. Il 47, 42% è la partecipazione al voto alle elezioni regionali in Sicilia del 28 Ottobre 2012 che segnarono l’ascesa del Movimento cinque stelle.

I Sindaci brianzoli di Carate Brianza, Nova Milanese, Macherio, Cogliate eletti nelle ultime elezioni amministrative del Maggio 2013 sono stati scelti da meno di sei elettori su dieci. L’Italia a due velocità, l’Italia della mancata e mai realizzata piena integrazione tra Nord e Sud sembra unirsi nel comportamento astensionistico: il paese non si sente rappresentato e non si reca alle urne. Anche il M5S, Il nuovo o quello che viene presentato come il soggetto capace di raccogliere maggiormente il voto di protesta è vittima di questa tendenza e raccoglie solo in parte una forte e diffusa insoddisfazione verso la classe politica. Astensione ma anche cambiamenti e fallimenti di leadership e progetti politici dal respiro corto.

La coalizione Italia Bene Comune legittimata da 3 milioni e 200 mila partecipanti alle primarie del centro sinistra del Novembre 2012 scricchiola a seguito del risultato elettorale non proprio in linea con le aspettative e si infrange quando il Partito Democratico decide di dar vita al Governo di larghe intese.
La foto di Vasto in versione originaria viene messa in soffitta, forse qualche errore personale da parte di uno dei tre contraenti e la ricerca di nuovi equilibri nel centro sinistra e dei poteri forti ma sta di fatto che resiste alcune settimane, poi si presenta sbiadita e ora è un lontano ricordo.
«Renzi ha detto che correva per vincere e ha perso». «Hanno perso anche le sue idee...» spiegava Rosy Bindi, Presidente dell’assemblea nazionale del Pd arrivando a Teatro Capranica la sera del 2 Dicembre 2012. Era la vittoria di Bersani contro Renzi. A distanza di undici mesi Renzi vince nei Congressi di circolo del Pd e sembra lanciato verso una netta vittoria nelle primarie del Pd mentre Bersani che per molti avrebbe dovuto essere l’attuale Presidente del Consiglio gioca un ruolo di secondo piano nelle dinamiche interne al partito.
Il Sindaco di Firenze intende cambiare la politica italiana e dal rottamare l’apparato Pd, la Bindi, D’Alema si trova ora alleato di Fioroni e Bassolino.

Dunque il centro sinistra ma anche il destino dei leaders del centro sinistra soffre giorni di forti convulsioni. Una puntata di Report e delle risposte non proprio chiarificatrici circa la gestione patrimoniale del partito, le vicende del figlio e alcune indagini in diversi consigli regionali in merito ai fondi e all’uso dei fondi da parte dei gruppi consiliari regionali mettono in crisi una leadership forte come quella di Antonio Di Pietro nell’Italia dei Valori.
In una politica sempre più personalistica una crisi della leadership si ripercuote quasi sempre in una grave crisi del progetto politico proposto ed ecco sparire il riferimento al leader nel simbolo elettorale. Il principale alleato di Bersani, il Nichi Vendola Governatore della Regione Puglia rischia di pagare una risata certamente impropria per quello scatto felino compiuto da Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, ora agli arresti domiciliari e considerato dagli inquirenti uno dei principali artefici delle attività illecite del polo siderurgico italiano.
La spettacolarizzazione della politica, la personificazione della politica, il suo veder prevalere il singolo, accelerano e acuiscono le cleavages, le fratture.

La fragilità di questo sistema partitico accresce a dismisura gli spazi di movimento e di azione del Presidente della Repubblica che smette la sua veste da garante e si trasforma in attore politico. Ecco nell’Italia con lo spread a 500, con Berlusconi ormai non più presentabile nel paese e non più credibile per il Fmi, la Bce e le altre cancellerie europee, la nascita del Governo Monti. Presentato quale Governo tecnico si dimostrò essere un governo politico, che riuscì nello smantellamento dell’art 18, nella Riforma delle pensioni capace di creare 400.000 esodati. Lacrime e sangue sotto il ricatto della Borsa, dello spread, del default del paese.

Operazione che si ripete quando, davanti all’impossibilità di dar vita ad un esecutivo Pd-M5S, il Presidente Napolitano è stato l’artefice del Governo Letta-Alfano, operazione volta a stabilizzare le larghe intese e garantire una continuità di politiche economiche causa della crisi e non certo ricetta per uscirne.

La crisi di rappresentanza che colpisce i partiti si materializza in una fase economica di piena recessione e crisi economica. Non è una crisi prettamente italiana ma è una crisi del capitale, è la crisi del capitalismo. Crisi del sistema economico, del modello di sviluppo neoliberista che per ben lunghi venti anni ci è stato propinato come unico modello possibile. L’intera Europa ne è interessata, sono i limiti intrinseci del capitalismo, ciclico e ormai ridotto a semplice speculazione finanziaria e l’Italia uscirà dalla crisi in tempi più lunghi e con difficoltà ancor maggior per le peculiarità del nostro tessuto economico, industriale, sociale.

Crisi economica, crisi istituzionale, crisi dei partiti, crisi della loro capacità di raccogliere istanze ed elaborare alternative e crisi del nostro partito. Ne abbiamo discusso nei congressi di circolo, ne discuteranno i delegati al congresso nazionale e al congresso regionale, vista l’ultima esperienza non positiva di Etico, a sinistra e il peso demografico e politico della Regione Lombardia ma è chiaro che in questi anni al nostro progetto politico è mancato qualcosa e il nostro progetto politico è rimasto nei documenti congressuali.

Nei congressi di circolo ai quali ho partecipato ho trovato diverse valutazioni in merito e circa il perché della sconfitta del nostro partito e di una sinistra italiana mentre in tutta Europa la sinistra cresce in consenso elettorale, radicamento locale, capacità di conflitto, egemonia nei movimenti.

Alcuni compagni accennavano al mancato ricambio della classe dirigente, alla frenesia elettorale che ha spinto il partito e i nostri dirigenti ad affidarsi a diversi contenitori elettorali che sembravano quasi presentarsi quale scorciatoie capaci di darci la tanto agognata rappresentanza istituzionale ma al tempo stesso sbiadivano la nostra identità.
Altri evidenziavano l’incapacità di elaborare un pensiero forte, una proposta partecipa, condivisa da presentare al popolo della sinistra e altri facevano notare l’altissima frammentazione tra partiti comunisti e tra le forze politiche a sinistra del PD. Tutte le valutazioni contengono a mio parere elementi di verità ed è un dato oggettivo sostenere che la frammentazione e un mancato percorso di unità tra comunisti e a sinistra non giova alla sinistra italiana.
Rimango convinto, prima di passare alla valutazione territoriale che tre devono essere i pilastri del nostro progetto politico.

Il rilancio del Partito della Rifondazione Comunista, con un ricambio delle classi dirigenti, un maggior contributo della base del partito tramite un suo diretto e quotidiano coinvolgimento, una seria formazione politica e militante e un progetto politico di medio periodo e lungo respiro. Un partito più giovane, più aperto e che sappia accogliere donne e migranti con questi ultimi visti ancora come corpo quasi esterno.

La costruzione di una sinistra anticapitalista in una dimensione europea quale soggetto capace di presentare una realtà alternativa, di mettere in discussione i trattati europei e le politiche di austerity direttamente nei luoghi del potere ormai extra territoriali e extraistituzionali.

Un percorso unitario tra comunista e a sinistra del Partito Democratico vista la deriva che sembra essere in atto nel PD e l’esigenza nel paese di costruire una reale alternativa al centro destra e al centro sinistra che rimangono nel recinto delle politiche neoliberiste.

Siamo 140 in Brianza e 31.000 iscritti nel Paese, non siamo partito di massa, la sfida appare difficile e impervia ma penso sia nel dna dei comunisti, vista storia e coraggio mai mancati e penso sia dovere per il bene del nostro paese.

Passo ora alla dimensione che ci riguarda più da vicino.

La Federazione di Monza e Brianza e il nostro territorio.

Prima di dibattere di noi, di quello che siano e di quanto ci proponiamo di fare, dobbiamo presentare il contesto in cui siamo impegnati politicamente. La Brianza non è immune dalla grave crisi economica che attanaglia il paese e un volantino che abbiamo elaborato come Dipartimento Lavoro della Federazione con il contributo di alcuni sindacalisti offre spunti interessanti.

3.000 sono i lavoratori esodati truffati dalle scelte governative, 6.400 posti di lavoro persi nel 2012 (per la prima volta in Brianza abbiamo un saldo negativo tra assunzioni e licenziamenti). 10.000 sono i lavoratori in cassa integrazione con il proprio posto di lavoro a serio rischio, i fallimenti sono raddoppiati. Le Regioni stanno finendo i soldi per gli ammortizzatori sociali e per molti lavoratori l’unica prospettiva è il licenziamento. A chi parla da mesi di segnali positivi, di timida ripresa sottoponiamo all’ attenzione l’analisi condotta da Camera di commercio di Monza e Brianza con Confartigianato, secondo cui sarebbe il 95% la percentuale di aziende che prevede di non assumere nel breve e medio periodo, valore che scende all’85% nell’industria. In sintesi non vi sarà alcuna ripresa occupazione in Brianza. Qualche dato aggiornato abbiamo potuto coglierlo nell’intervento fatto da Maurizio Laini durante lo sciopero convocato contro la Legge di Stabilità a Monza dai sindacati confederali.

Nel ragionamento di Laini c’era poco ottimismo, soprattutto per quanto riguarda la situazione produttiva e occupazionale del territorio di Monza e Brianza. “La situazione occupazionale è letteralmente devastata dai cinque anni di crisi: a dicembre 2012 erano 5.500 i lavoratori di MB in mobilità; a settembre 2013 sono già 4.600.

A questi vanno aggiunti i giovani che non hanno lavoro; i precari che saltano da un posto all’altro senza mai centrare la stabilizzazione. Tra i lavoratori metalmeccanici la mobilità aumenta di 600 unità tra il Settembre 2012 e il Settembre 2013, mentre sono qualcosa come 7.000 gli esuberi dichiarati.

Solo nel distretto high tech del vimercatese ancora tre anni fa erano occupati 10.000 lavoratori, ma:IBM si è trasferita, Bames e Sem sono fallite, tra Alcatel, Lincra, Compel, Micron e ST si contano 1.700 esuberi dichiarati.

Nel legno arredamento abbiamo perso brand storici e il distretto dell’eccellenza di Monza e Brianza cede centinaia di posti di lavoro nelle piccole imprese e nelle imprese artigiane.

Se dobbiamo credere ai dati della Cassa edile nel 2013 il lavoro nelle costruzioni è calato ormai del 25% rispetto all’inizio della crisi.

Il settore tessile è praticamente sparito dal territorio. Gli alimentaristi hanno i loro problemi: primi fra tutti quelli della Star che a bassa voce annuncia delocalizzazioni

In Italia sono 300.000 i lavoratori pubblici cessati e non sostituiti negli ultimi sette anni. Anche qui da noi la Pubblica Amministrazione fa i conti con organici insufficienti, turnover non coperti, precari”. Questo sono i dati elaborati dai sindacati ma anche dando un occhio alla Segreteria territoriale uscente del partito si poteva avere una fotografia della crisi brianzola. Un precario, un esodato, un lavoratore considerato esubero, un compagno che lavora in un azienda che attraversato momenti di cassa integrazione.

E’ il dramma del lavoro l’emergenza in Brianza e la priorità per i brianzoli.

Mentre Omicron ci mette in guardia dal rischio di una lunga mano della criminalità organizzata, capace di trasformare la crisi economica in Brianza in una buona occasione proprio per mafia e ‘ndrangheta come hanno mostrato le recenti indagini della magistratura.

Secondo l’indagine «Economia crisi e illegalità» condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza risulta che il 48, 8 degli imprenditori brianzoli considera la presenza delle organizzazioni criminali «un fenomeno favorito dalle infiltrazioni della malavita nella pubblica amministrazione per ottenere appalti» e il 21, 9 per cento «un fenomeno “naturale” legato alla ricchezza della zona».

E oltre nove imprenditori su 10 ritengono che la crisi economica abbia, in qualche modo, avvantaggiato mafia e ’ndrangheta: per il 60, 6 per cento «perché offrono facile credito» e per il 32, 5 per cento «perché offrono possibilità di commesse e lavoro». E solo il 2, 5 di imprenditori brianzoli pensa che «non ci siano imprenditori collusi in Lombardia» mentre il 33, 1 per cento li «giustifica» sostenendo che «lo sono per poter lavorare e non chiudere». Il 36, 3 per cento pensa che le aziende colluse lo facciano «per incrementare gli affari» e il 28, 1 «per ottenere appalti». Lavoro, legalità, mentre Alcatel rischia di andarsene da Vimercate anche per le tasse ma soprattutto per l’assoluta assenza di una visione generale sullo sviluppo e l’innovazione in settori che dovrebbero essere il traino di qualsiasi economia e nell’agenda di qualsiasi governo.

Innovazione, ricerca mentre qualche imprenditore approfitta dell’imbarbarimento generale. Ecco che ancora prima dell’incontro tra il gruppo, che conta circa 1500 dipendenti a livello mondiale e la Fiom Cgil, insieme alla Rsu che avrebbe dovuto affrontare la richiesta della proprietà di delocalizzare dalla Brianza e trasferire tutto alla casa madre scatta un blitz in piena notte, tra venerdì e sabato, all'insaputa di tutti i propri dipendenti, e sicuramente con il contributo di persone sconosciute, cercando di svuotare l'intero magazzino, pieno di prodotti già pronti da dirottare al cliente finale. L’intervento dei lavoratori della Megadyne di Caponago ha sventato il blitz, la nuova moda estiva dopo casi simili a Milano e Modena.

Di fronte a questa prepotenza da parte della Megadyne, i lavoratori insieme alla FIOM Brianza, sono stati costretti a presidiare notte e giorno la propria fabbrica per impedire il ripetersi di episodi simili. In un paese dove l’articolo 1 della Costituzione recita “L’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro”.

Di presidi giorno e notte potrebbe parlarne per ore Angelo Caprotti che per 2 anni e 75 giorni ha dovuto presidiare e difendere il suo posto di lavoro alla Yamaha di Gerno di Lesmo.

Questo accade nella non più verde Brianza mentre l’ondata di privatizzazioni decisa dal Governo si abbatterà anche sul nostro territorio. La St, fiore all’occhiello dell’economia brianzola sorta dalla Sgs, la più grande azienda della provincia di Monza e Brianza è al centro del piano delle privatizzazioni annunciate dal governo Letta. Quattromilacinquecento lavoratori solo ad Agrate Brianza: un gioiello che brilla, tecnologicamente avanzatissimo. La manovra del governo Letta punta ad acquisire liquidità per riequilibrare il bilancio dello Stato. Lo Stato vorrebbe cedere la sua quota per 800 milioni di euro. Il Tesoro detiene insieme alla Francia in parti uguali quasi il 28% della holding che controlla il gruppo tra i principali produttori di chip al mondo e che oltre ai 4.500 dipendenti brianzoli ne conta altri mille a Cornaredo, quattromila a Catania, 300 tra Napoli, Palermo e Lecce e cinquantamila nel mondo, 11mila dei quali in Francia.

Fare cassa: vendo la quota statale di St e vendo un po’ del patrimonio demaniale.

Il governo Letta sta procedendo alla cernita dei beni immobili di proprietà del demanio da collocare sul mercato per fare cassa, con l’obiettivo di recuperare 2 miliardi di euro, e tra un’isola della laguna di Venezia, un castello nel Viterbese e dimore storiche a Ercolano, ecco spuntare il nome della Villa Mirabellino. Villa Mirabellino, una delle meraviglie del parco di Monza, residenza nobiliare della seconda metà del XVIII secolo, è in vendita.

Questo è il quadro in cui ci troviamo a muoverci politicamente ed era doveroso prima di venire a noi dare alcuni elementi che ritengo utili. Ora veniamo a noi e a questo Congresso.

Sei congressi di circolo, di cui quattro intercomunali, che hanno visto complessivamente la partecipazione di 85 compagni e compagne ci portano a questo ultimo passo molto importante per il nostro Partito e ci offrono la possibilità di sviluppare una serie di valutazioni territoriali.

Questo congresso di Federazione è l’opportunità per fare una fotografia dello stato del partito della Provincia di Monza e Brianza. Abbiamo dieci circoli territoriali e come partito o tramite il quotidiano e dispendioso sacrificio di singoli compagni o compagne, Anna, Albino e molti altri svolgiamo attività politica in una ventina di comuni brianzoli. Chiaramente i comuni della Provincia sono 55 e certamente in alcuni contesti dovremo valutare soluzioni di accorpamento, magari partendo proprio da quei congressi che sono stati intercomunali. Il tutto dovrà essere fatto per evitare che compagni volenterosi si possano sentire soli, per mettere in rete le esperienze e con l’intento di essere capaci di garantire una continuità e un rilancio dell’attività politica nel territorio. 150 iscritti nell’anno 2012 e circa 140 nell’anno 2013 alla nostra Federazione mostrano un calo degli iscritti purtroppo in linea con l’andamento nazionale e a fronte degli 860.000 abitanti della nostra Provincia danno un rapporto di rappresentanza e rappresentatività indubbiamente basso e preoccupante. Siamo un compagno-compagna ogni 5700 residenti.

Tuttavia la Federazione ha dimostrato di saper resistere ad anni difficili, avari di positivi risultati elettorali o di conquiste sociali, anni caratterizzati da una grave situazione economica che si ripercuote sulla nostra attività politica. Questa è la situazione ma il partito è presente in quasi tutti i comuni più importanti di Monza e Brianza. Posso dire con certezza e piacere che dove sono presenti circoli o dove vi è l’impegno anche di singoli compagni siamo presenti e risultiamo attori politici protagonisti. Certamente in questi due anni abbiamo ridotto la nostra presenza e il nostro peso nelle istituzioni locali: ci siamo ridimensionati. Eravamo presenti nel consigli comunali di Monza e di Nova Milanese e avevamo anche la capacità di esprimere validi Assessori di Giunta quali la compagna Luisella Fantuzzo o altri. La rappresentanza istituzionale dava sbocco politico alla presenza dei circoli sul territorio e al lavoro quotidiano che veniva svolto. Non sostituiva l’attività del Segretario e dei compagni iscritti al circolo ma garantiva una presenza istituzionale delle nostre proposte. Tuttavia i circoli di Nova Milanese e di Monza continuano a svolgere attività politica, ad essere attori capaci di ascolto delle esigenze del territorio, di elaborazione politica e di sintesi e proposta. A Nova Milanese grazie all’attività del Segretario, il compagno Giuseppe Caserta, abbiamo proposto ad un consigliere comunale del Partito Democratico di Nova di mettere nell’ordine del giorno la mozione antifascista elaborata da diversi soggetti politici, sociali monzesi, tra cui l’Anpi e l’Osservatorio sulle nuove destre. La mozione a difesa dei valori sanciti dalla nostra Costituzione e monito contro il radicamento e il ripresentarsi a Monza e nei comuni limitrofi di rigurgiti fascisti è stata presentata in Consiglio comunale, dal consigliere comunale di Sel Alessandro Gerosa e molto probabilmente sarà presentata anche a Nova e mi auguro negli altri comuni brianzoli. Sempre in città abbiamo chiesto alla coalizione e alla maggioranza in Consiglio comunale di discutere ed approvare le proposte di Libera per ridare speranza all’Italia. “Miseria Ladra”, la campagna nazionale lanciata da Libera, Associazione contro le mafie, che vuol passare dalla denuncia alla proposta per costruire speranza e fiducia in Italia.

Non me ne vogliano i Segretari degli altri circoli ma ho citato Nova Milanese quale esempio e caso per dimostrare che un arretramento nella nostra presenza nelle istituzioni con la perdita del Consigliere Comunale e dell’Assessore in carica non ha determinato un arretramento o riduzione dell’attività politica del circolo. Si sta sul territorio in ascolto e dando voce proprio a chi non ha voce, si cerca di creare relazioni sociali, si rivendica il rispetto dei programmi e l’applicazione di quanto convenuto in sede di alleanza mettendo alla base non la rappresentanza nelle istituzioni ma bensì il cambiamento concreto, necessario e la ricerca di una vera alternativa.

Ora abbiamo rappresentanza istituzionale nei comuni di Arcore, Carnate, Cornate, Muggiò, Seregno, Meda, Camparada. Esprimiamo Assessori componenti di Giunta nei comuni di Arcore, Carnate, Camparada. Diamo un contributo alla lista unitaria “La Sinistra per Desio” presente nell’amministrazione di Desio e a sostegno della Giunta Corti e di quel cambiamento che si sta realizzando in città. Le energie dei compagni del Prc di Limbiate e il mio ricordo va al compagno Antonio Del Po’ collaborano fianco a fianco con Saro Traina, Consigliere comunale del PDCI a Limbiate. Con Saro si realizza un lavoro che va avanti da anni e che dimostra che a livello di base tra comunisti si può realizzare quell’unità di proposte, di lavoro comune che in altri contesti sembra sfuggirci. Anche in questi mesi difficili che ci hanno portato dalla sconfitta di Rivoluzione Civile al Congresso nazionale di Perugia, periodo che ho personalmente trovato troppo lungo ed estenuante per un corpo militante che necessita risposte e per un partito che deve compiere delle scelte, l’attività dei circoli ha avuto un ritmo regolare.

Le feste di partito che si organizzano in Brianza, al Basell di Oreno e nell’area feste di Busnago sono appuntamenti fissi che il popolo della sinistra brianzola conosce, frequenta e vive con partecipazione. Luoghi e momenti di aggregazione dove accanto all’attività del partito si possono trovare spazi di associazioni quali Italia-Cuba, per un internazionalismo che a sinistra dobbiamo studiare e rilanciare, la proposta di iniziativa di Legge Popolare “Rifiuti zero” lanciata dal Comitato Beni Comuni, Emergency e altri soggetti. Certamente con qualche iscritto in meno il lavoro da fare per garantire la festa è maggiore ma lo spirito è rimasto intatto. In questa settimana, la settimana congressuale, i circoli hanno organizzato due iniziative. Venerdì sera a Muggiò con la proiezione di “I Lunedi al Sole” da parte del CineRifo organizzato dal circolo locale e ieri pomeriggio a Seregno con la presentazione del Libro “La bolla del dollaro”, iniziativa organizzata da Punto Rosso con l’adesione del Prc e del PdCi.

Siamo stati tra i protagonisti delle raccolte firme di iniziativa referendaria contro la privatizzazione dell’acqua pubblica e contro il ritorno al nucleare. Lo siamo stati dando un significativo contributo ai comitati territoriali, fatti da partiti, sindacati, associazioni, società civile nati a difesa dell’acqua pubblica e organizzando momenti di riflessione circa il rischio del ritorno al nucleare nel nostro paese. Era il 12-13 Giugno del 2011, eravamo elettoralmente più forti, minore era il peso delle sconfitte ma eravamo solo 180 compagni-compagne che hanno saputo dedicare energie illimitate ad una giusta causa che è stata vinta in Brianza e nel nostro paese. Allora il rapporto era 1 iscritto a 4800 abitanti in Brianza ma abbiamo saputo raccogliere migliaia di firme.

Da Ottobre a Dicembre siamo stati impegnati nella raccolta firme referendarie contro la modifica dell’Art 18 e dell’art 8: l’Otto per il diciotto e per tagliare le indennità parlamentari. Abbiamo presentato quasi 2.500 firme al Comitato territoriale che vedeva protagonisti Sel, Idv, Fiom, altre categorie ed esponenti della Cgil di Monza e Brianza.
Il 13 e il 14 Ottobre con 12 banchetti sparsi per la Brianza da Carate, Vimercate, Nova Milanese, Brugherio, Carnate abbiamo raccolto quasi 512 firme. Nel silenzio dei grandi mezzi di comunicazione, in un paese in emergenza sociale e democratica ma con una bassa conflittualità sociale e un agenda di governo che non dibatteva di Lavoro, cercavamo di dare la sveglia e di trasformare le Piazze brianzole in “Piazze del Lavoro”.
Ci hanno scippato il Referendum e anche il ricorso presentato solamente alcuni giorni fa è stato vano mentre è cambiato il governo ma l’agenda di governo è in totale continuità. Successivamente siamo stati protagonisti della proposta dei quesiti referendari in materia di Riforma delle pensioni-Legge Fornero e per l’introduzione del reddito minimo garantito. Anche questo sforzo è stato vano vuoi per le difficoltà che presenta lo strumento referendario, la delicatezza della materia ma soprattutto per nostre difficoltà organizzative e di scarsa comunicazione.
L’ex Segretario Regionale del Prc, Ugo Boghetta, concluse la sua relazione all’ultimo Congresso sostenendo “perché poi noi facciano e i voti li prendono quelli che non fanno un cazzo”. Non condividevo e non condivido perché penso sia necessario invece interrogarsi in maniera molto più profonda, ascoltare, cercare di comprendere i propri limiti, errori e soprattutto mettersi in discussione.

La Federazione dimostra quotidianamente di essere viva e da 140 iscritti intende ripartire e guardare il futuro. Ripartiamo da una giovanile che sta crescendo a vista d’occhio in termini radicamento, di presenza politica, di proposta, di penetrazione nell’associazionismo e che dovrà essere componente stabile della prossima segreteria. Ripartiamo con la mentalità di quei circoli che hanno saputo assorbire, analizzare un risultato elettorale non dei migliori e ne traggono nuova energia. Il circolo del Prc di Brugherio era parte attiva della grande battaglia contro Decathlon ed ora protagonista del nuovo rischio che incombe sul Parco est di Brugherio. Attivi in un percorso che vede il circolo locale relazionarsi e lavorare con i circoli del Prc dei comuni limitrofi. Il circolo del Prc di Monza ha avuto la capacità, grazie al segretario Michele Quitadamo e all’impatto della componente più giovane di essere protagonista della mozione antifascista, soggetto propositivo della prima manifestazione No Expo tenutasi il 7 Luglio a Monza, di instaurare un rapporto costruttivo con il centro sociale Foa Boccaccio e soprattutto di porre all’attenzione della politica monzese una tematica poco considerata. Prima dello sciopero del 18-19 Ottobre proclamato e organizzato dal Sindacalismo di base il circolo di Monza ha realizzato con il contributo dei comitati territoriali e di Unione Inquilini un importante e capillare lavoro sull’emergenza casa e sfratti.

Ripartiamo da quanto di buono e valido abbiamo saputo sviluppare in Brianza in anni difficili per il partito e per i tanti preziosi militanti. Ripartiamo dai giovani presenti oggi in questo congresso federale e cerchiamo di coinvolgere maggiormente le compagne oggi poco rappresentante e non presenti in troppi circoli della nostra Federazione. Qui è necessario fare uno sforzo, qui dobbiamo metterci in discussione, qui serve un diverso approccio soprattutto da parte dei compagni.

Guardiamo alle prossime elezioni amministrative non con la preoccupazione per le soglie di sbarramento, i sondaggi elettorali non positivi ma con la volontà e disponibilità ad essere parte attiva di percorsi comunali che si possano caratterizzare per una trasformazione diretta della cosa pubblica e per la difesa e valorizzazione dei beni comuni.

L’ambiente, la scuola, i servizi sociali, sono di primaria necessità, non possono essere oggetto di privatizzazioni o di svendite ma devono essere al centro di un nuovo rilancio dell’intervento pubblico a tutti i livelli di governo. Il lavoro merita un serio e costante indirizzo territoriale e di prospettiva con un nuovo protagonismo diretto dei lavoratori e delle lavoratrici.

Proponiamo di fare due cose e di farle subito.

Un fondo di solidarietà che riunisca tutti gli sforzi parziali che oggi ci sono: comuni, provincia, lavoratori, imprese, Onlus, Caritas. Proponiamo di fare fronte comune per l’emergenza delle famiglie prendendo i soldi dove ci sono e usandoli per chi ha bisogno. Per questo serve una tassa sui grandi patrimoni. Distribuiamo il lavoro che c’è. Nell’emergenza, serve una scelta coraggiosa:utilizziamo le risorse degli ammortizzatori sociali per una generalizzata riduzione dell’orario di lavoro. Questo è l’unico modo per ridurre la disoccupazione, dare un’occasione di lavoro ai giovani e rilanciare il paese.

Non sono proposte o priorità radicali o estremiste ma sono semplicemente di buon senso e su questo e su quanto in questi anni abbiamo fatto in Brianza vorremmo aprire un serio confronto con tutte le forze politiche e sociali.

Buon Congresso a tutti.

Stefano Forleo (segretario uscente del PRC - Monza e Brianza)
Monza, 24 novembre 2013