Undici formazioni comuniste e radicali avviano la costruzione di un nuovo soggetto politico

Sinistra Europea per i diritti e la pace

A Berlino primi passi per la nascita di un nuovo soggetto politico

Berlino, domenica 11 gennaio 2004: alle 12,30, nella sala riunioni del Parlamento regionale, i rappresentanti di undici formazioni politiche della sinistra alternativa firmano l’appello comune che avvia la nascita del Partito della Sinistra Europea.
Se, secondo la dizione italiana. Undici partiti che sono riusciti a costruire un impegno comune, che è anche quello di lavorare ad un’”altra” Europa - l’Europa politica dei popoli, dei diritti, dello “spazio pubblico”, della pace e del disarmo, invece che l’Europa delle banche, dei mercati e della subalernità all’America di Bush.

Rappresentano, nelle rispettive diversità, parti significative della sinistra comunista e radicale dell’Italia, della Germania, dell’Austria, della Francia, della Spagna, della Grecia, del Lussemburgo, della Repubblica ceca, della piccola Estonia. Hanno lavorato, tra non poche difficoltà, a questo appuntamento, il cui successo non era scontato.

Da oggi in poi, però, almeno una parte delle diffidenze - di destra e di sinistra - che hanno accompagnato questa iniziativa dovrebbero farsi comunque meno intense: il processo è aperto, senza inclusioni ed esclusioni pregiudiziali, al di là dell’adesione al Manifesto che qui è stato siglato. Ora, all’interno dei singoli Partiti si svilupperanno una discussione ed un confronto che, vivaddio, avranno un fatto concreto - non solo intenzioni e invocazioni progettuali - con il quale misurarsi. E in aprile, si celebrerà - vedremo in quale città - il vero e proprio congresso costitutivo.

Domenica, dunque, l’incontro promosso dalla Pds (“Iniziativa per la nascita del Partito della sinistra europea”) si è concluso in un clima di grande sod- B disfazione generale. E’ pur vero che esso era stato preceduto da un lavoro intenso di incontri e riunioni, durante i quali l’elaborazione comune - una bozza di programma e di Statuto - aveva fatto molti passi in avanti. Ma è vero altresì che le due giornate di Berlino non sono state, nient’affatto, la mera ratifica di una decisione già presa: più di un Partito (come quello boemo-moravo, tra gli altri) ha sciolto le sue riserve, se così si può dire, nel corso di questo dibattito. Significativo il ruolo svolto da Rifondazione comunista, dalla sua delegazione e segnatamente dal suo segretario. Il Prc e la Pds appaiono, in questo momento, le vere forze motrici della sinistra europea.

Perciò il momento della firma è apparso solenne e sentito, ritmato da applausi e abbracci. Segnato dalla consapevolezza di aver compiuto un atto significativo, di aver messo in movimento una “macchina” politica che potrà incidere sul serio sugli equilibri politici del vecchio continente. “On engage, après on voie”, “Prima ci si impegna, poi si vedrà”, come aveva detto, durante la discussione del sabato pomeriggio, l’esponente della Gauche del Lussemburgo, uno dei partiti firmatari. Non certo l’indicazione di una scelta puramente “pragmatica” o empirica, ma l’esaltazione dell’iniziativa politica nel suo senso forte - quello della volontà soggettiva che interviene e trasforma le opportunità - e le necessità - in “fatti” reali. Il fatto nuovo è che, da oggi, in Europa l’alternativa alla guerra e al neoliberismo si è dotata di uno strumento politico forte: un soggetto che potrà rappresentare decine di milioni di persone e dare forza a un’idea. All’Europa che vogliamo.

Rina Gagliardi
Berlino, 13 gennaio 2004
da "Liberazione"