Il lavoro di costruzione di un soggetto politico continentale ha quasi dieci anni. Dovevamo aspettare ancora? Continuare a non saper offrire ai movimenti e alla nuova generazione un minimo di strumentazione politica credibile?

La necessità politica del Partito europeo

Una risposta all'articolo di Fausto Sorini

I membri del gruppo Gue-Ngl al Parlamento Europeo hanno ricevuto in questi giorni, in italiano e in inglese, il testo del lungo articolo di Fausto Sorini sulla rivista L'Ernesto in cui egli dichiara il suo dissenso dal progetto in corso d'opera - il Partito della Sinistra Europea - da parte del nostro e di altri partiti di sinistra di alternativa dell'Unione Europea. Una parte di questo testo è appena uscita su Liberazione.

L'articolo di Fausto Sorini merita di essere discusso su piani diversi: in primo luogo dal punto di vista delle critiche e delle tesi di fondo, che personalmente non condivido ma che rispetto; in secondo luogo dal punto di vista degli allarmi che lancia sugli effetti di divisione tra le sinistre europee di alternativa - o di sconquasso in questo o quel partito - che sarebbero scatenati dal Partito della Sinistra Europea. Queste previsioni sono invece assolutamente alterate nella loro portata. In terzo luogo, l'operazione di invio dell'articoloal Gue-Ngl ha un significato molto grave e, inoltre, assai meno degna di rispetto. Comincio da qui.

Nel metodo...

Intanto, l'articolo non è arrivato direttamente dall'Italia ma è stato veicolato nel Gue-Ngl con tanto di lettera di accompagnamento da parte della delegazione del Partito Comunista Greco (Kke). C'è dunque il fatto, ed è la prima volta che questo accade nel Gue-Ngl da quando esiste (cioè da dieci anni,) dell'utilizzo da parte di un partito di una posizione interna al dibattito di un altro partito nel contesto di una discussione interna al Gue-Ngl; il fatto dunque di una provocazione da parte di un partito a danno di un altro partito e di un'azione di rottura dentro al Gue-Ngl. Infatti siamo vissuti in buoni rapporti e siamo cresciuti in questi dieci anni come Gue-Ngl anche grazie a regole di rispetto sostanziale tra i partiti che lo compongono, tra le quali la non intrusione di un partito in un altro partito - regole che adesso il Kke rompe.

Tra parentesi: si tratta solo del Kke. Nessun altro partito è coinvolto in quest'operazione, né ha simpatia per essa. D'altro canto gli altri partiti rappresentati nel Gue-Ngl o sono firmatari dell'appello che promuove il Partito della Sinistra Europea o guardano ad esso con attenzione e con simpatia. I partiti nordici stanno fuori perché hanno già un loro raggruppamento, e si tratterà nei prossimi tempi di trovare con loro una modalità di raccordo. A nessuno, infine, passa per la mente che si tratti di un'operazione di rottura, del Gue-Ngl o d'altro. Avrebbe rotto il Gue-Ngl, invece, ogni tentativo di costruzione di un partito europeo su base "ideologica". Ciò avrebbe fatto pensare che si sarebbe anche trattato di un'operazione egemonica oltre che nel Gue-Ngl nei suoi confronti. E naturalmente avrebbe reagito.

In secondo luogo, ed è la cosa più importante, c'è il significato di quest'azione del Kke e di Fausto Sorini sotto un profilo simmetrico. Cioè come il Kke si appoggia a Fausto Sorini per la sua polemica nel Gue-Ngl contro il progetto di Partito della Sinistra Europea c'è che Fausto Sorini si appoggia al Kke per allargare il fronte e la forza della sua polemica in Rifondazione Comunista contro questo progetto: e questo va interpretato, non basterebbe dire che è ancor più scorretto e inaccettabile di ciò che il Kke ha fatto nel Gue-Ngl.

Una regia ateniese

Gli argomenti dell'articolo di Fausto Sorini sono identici non per caso a quelli sostenuti da tempo nel Gue-Ngl dai rappresentanti del Kke. Non solo: in gran parte dei partiti che hanno siglato l'intesa di Berlino sul Partito della Sinistra Europea frazioni "ortodosse" per non dire neostaliniane hanno scatenato una battaglia contro questo progetto, e con gli stessi identici argomenti - nonché con le stesse identiche falsificazioni o alterazioni a proposito di una serie di fatti e di dati e con gli stessi identici allarmismi. Non occorre dunque essere particolarmente sperimentati per capire che di questa battaglia c'è una regia europea e che questa regia sta ad Atene. Né occorre essere particolarmente sperimentati per capire che ci sono luoghi - ovviamente clandestini - di coordinamento tra il Kke e le frazioni ortodosse per non dire neostaliniane impegnate in questa battaglia in Rifondazione Comunista, in Izquierda Unida, nel Partito Comunista Francese, nel Partito tedesco del Socialismo Democratico, nel Partito Comunista Ceco, nel Partito Comunista Slovacco. Né per capire che è all'opera, sulla base di questo raccordo, una disciplina centralizzata.

In altre parole, si tratta di capire che siamo dinanzi ad un'aggressione al nostro e ad altri partiti da parte di un partito europeo clandestino. Che questa aggressione, per le sue stesse modalità, mette in conto un suo esito distruttivo dei partiti attaccati e che una parte dei nostri compagni in seno alla stessa Direzione nazionale non solo a quest'aggressione si presta ma ne è parte dirigente.

Può essere effettuata in queste condizioni una discussione, non dico serena, ma utile al nostro partito? Si può, più in generale, pensare di poter costruire qualsiasi cosa di utile, in Italia come in Europa, in queste condizioni? Comunque provo lo stesso a dire la mia sul senso generale del Partito della Sinistra Europea.

... e nel merito

E' vero, non ci sono tutti i partiti che sarebbe bene che ci fossero. Tuttavia il terreno delle sinistre di alternativa europee era impervio. E' nove anni e mezzo che ci proviamo - dall'iniziativa per la riduzione dell'orario di lavoro a Parigi - e la decisione di mettersi con altri partiti nel Partito della Sinistra Europea è stata presa da alcuni partiti solamente una settimana prima della riunione di Berlino. Perché? Larga parte dei partiti in questione è quanto resta di una crisi drammatica, quella del comunismo europeo del Novecento. Dopo i collassi ad Est del 1989-91 essi non sono stati in grado di tentare una ridefinizione della prospettiva del socialismo in una connessione tra loro; ciascuno ha invece riflettuto per conto suo. Differenze di vario genere e di varia qualità già presenti in precedenza si sono allargate. In particolare alcuni partiti importanti hanno sviluppato l'idea che dalle sollecitazioni antisociali che venivano dalla globalizzazione liberista ci si potesse difendere chiudendosi nei ridotti nazionali: quindi che l'Unione Europea, sempre più orientata, da Maastricht in avanti, in senso liberista fosse un nemico da togliere, se possibile, di mezzo. Altri invece, come Rifondazione Comunista, sono stati dell'avviso che da questa globalizzazione ci si potesse difendere solo operando su scala territoriale assai più ampia che quella degli stati nazionali dell'Europa occidentale: quindi che l'Unione Europea andasse piegata ad un altro orientamento, democratico e socialmente progressivo. Non si tratta di questione da poco: senza un orientamento non si può riuscire a fare niente di più che qualche battaglia di resistenza. Ci abbiamo per questo impiegato nove anni e mezzo. In questo periodo abbiamo lavorato tenacemente assieme, costruendo pezzi sempre più significativi di orientamento comune, sino a che la validità della nostra posizione sull'Unione Europea ha smosso le posizioni di altri partiti, e si è così configurata la condizione di base per un passaggio in avanti fondamentale, appunto il Partito della Sinistra Europea.

La costruzione di una posizione comune non è che un esempio a proposito dell'avvicinamento in questi anni delle posizioni su questioni fondamentali, strategiche, di cultura politica, quindi di identità di fondo tra gran parte dei partiti di sinistra di alternativa rappresentati nel Gue-Ngl. Il rapporto di Rifondazione Comunista con i movimenti no global e pacifisti, sia per come l'abbiamo definito che per come l'abbiamo praticato, è stato studiato e progressivamente fatto proprio da gran parte di questi partiti. Il motivo è estremamente semplice: il rapporto così come noi lo abbiamo definito e praticato funziona. Anche questo perciò è stato un passaggio nella prospettiva del Partito della Sinistra Europea: giungere a definire omogeneamente come rapportarsi alle forze, agli interessi materiali, alle aspettative di liberazione, alle culture politiche, alle modalità di rapporto con la politica, alle antropologie dentro al nuovo ciclo di mobilitazione planetaria contro il capitalismo, dentro ad una nuova generazione militante, dentro a grandi forze proletarie e contadine.

Lo stesso può dirsi, per il contributo che abbiamo dato alla definizione di un rapporto, non settario ma neppure di accodamento, con la socialdemocrazia e le sue crisi interne. Se il Gue-Ngl ha votato omogeneamente contro il Trattato di Nizza e il progetto della cosiddetta Costituzione europea è stato anche per questo. Questi risultati non erano scontati; e se si fosse operata da parte nostra una contestazione di questo Trattato e di questo progetto semplicemente rifacendoci ai loro contenuti puntuali anziché proporre anche una linea credibile di rapporto alle sinistre moderate, questi risultati non ci sarebbero stati.

Quale rottura?

Il Partito della Sinistra Europea sarebbe un'operazione di rottura! Si tratta invece dello sbocco di dieci anni di lavoro unitario nella sinistra europea di alternativa da parte del nostro partito, e della capacità che esso ha avuto di tentare risposte efficaci e di respiro alle questioni del 2000, non del 1920 o del 1930. Non tutti i partiti che sarebbe bene ci stessero dentro non ci sono, ci viene contestato. Intanto ci sono i partiti di sinistra di alternativa dei quattro paesi più importanti dell'Unione Europea dotati di partiti di sinistra di alternativa consistenti: Spagna, Francia, Germania, Italia. La maggior parte dei partiti che oggi non ci sono, inoltre, verrà; l'operazione guidata dal Kke sarà sconfitta ovunque, ne sono certo, conosco bene le sinistre europee di alternativa. Che si doveva fare, d'altronde, aspettare ancora? Ridurci alle prossime elezioni, di conseguenza, ad un insipido cartello elettorale? Continuare a non disporre per chissà quanto ancora di un minimo di strumentazione politica per tentare di resistere con qualche efficacia agli attacchi di dimensione europea alle pensioni, alle condizioni di lavoro, alla democrazia, e via dicendo? In condizioni di crisi ormai generale dell'Unione Europea, rinunciare a disporre di un minimo di strumentazione politica per essere anche noi protagonisti di questa crisi, quindi per tentare di evitare che essa venga usata dai capitalismi europei e dalle loro parti politiche per attacchi ancora più duri alle condizioni dei lavoratori e allo stato sociale? Continuare a non saper offrire ai movimenti e alla nuova generazione militante, che sono sorti immediatamente come fatto politico mondiale, un minimo di strumentazione politica credibile?

No, non abbiamo voluto aspettare. Anche qui la ragione è semplicissima: non siamo settari.

Luigi Vinci (Parlamentare europeo del Prc)
Milano, 5 marzo 2004
da "Liberazione"