Bertinotti:«Dopo le elezioni europee, se i risultati saranno positivi, rilanceremo l'ipotesi di una sinistra d'alternativa in Italia»

I «tre cerchi» della sinistra europea

Fausto Bertinotti presenta il congresso che, l'8 e 9 maggio a Roma, darà vita alla partito della sinistra radicale in Europa: «E' l'inizio di un percorso `aperto' e tutto da sperimentare»

«Subito dopo le elezioni rilanceremo con forza l'ipotesi di una sinistra d'alternativa». La conferenza stampa convocata da Fausto Bertinotti presso la direzione nazionale del Prc serve soprattutto a illustrare il prossimo congresso costituente della sinistra europea. Si terrà a Roma l'8 e 9 maggio, tenuta a battesimo da uno slogan di sessantottimna memoria riproposto in più lingue: «Ce n'est qu'un début». Non è che l'inizio. Ma inevitabilmente il discorso scivola anche sulla più specifica situazione italiana, e il segretario del Prc riprende la sua analisi, che vede esaurita una volta per tutte l'esperienza del centrosinistra. «Molte forze dell'Ulivo, dalla sinistra diessina ai verdi al Pdci sono d'accordo con noi su parecchi fronti. Dunque non si può più parlare di un rapporto Ulivo-Prc». E' una novità determinate, che in prospettiva apre la strada a un'alleanza diversa, tra la sinistra riformista, rappresentata soprattutto dalle forze del triciclo, e quella «radicale o antagonista». Tra l'argomento del giorno, la nascita del partito della sinistra europea, e la digressione italiana il rapporto è stretto ed evidente. La formazione europea che si accinge a nascere avrà a che fare, in Europa, con il raggruppamento dell'Internazionale socialista. In Italia e in Europa si profila dunque, e non a caso, un quadro se non identico certo parallelo. Del resto, già alle prossime elezioni europee Rifondazione si presenterà aggiungendo al suo simbolo un semicerchio rosso con la scritta «Socialismo europeo» (non «Partito del socialismo europeo», altrimenti la confusione con il logo dell'Internazionale socialista, Pse, sarebbe inevitabile). Anche gli altri partiti che hanno già aderito alla nuova formazione europea (con in prima fila il Pcf in Francia, Izquierda Unida in Spagna, il Pds in Germania) proporranno nelle prossime europee una scritta identica a quella del Prc, anche se non necessariamente adottando la medesima formula grafica.

Il congresso di Roma sarà l'apertura di un processo che dovebbe proseguire, in tempi brevissimi, con un secondo appuntamento congressuale. «Ma il partito - specifica Bertinotti - nascerà e sarà in grado di fare politica già dopo il primo congresso». Per descriverlo, il segretario di rifondazione parla di «tre cerchi». Il primo è rappresentato dai «soci costituenti», le formazioni che hanno già deciso di aderire al nascente nuovo partito europeo: oltre a quelli già citati anche il greco Synaspismos, il Partito comunista del Belgio, l'Erstd dell'Estonia, e poi i partiti sloveno, della Repubblica ceca, dell'Ungheria, Romania e San Marino. Il secondo cerchio, che conta tra gli altri il Pdci italiano e il Pps polacco, è rappresentato dai partiti che parteciperanno al congresso in veste di osservatori: figureranno a pieno titolo pieno nel dibattito, ma non ancora nella rappresentanza del nuovo partito, che dovrebbe essere eletta direttamente e non attraverso delegazioni dei partiti nazionali. Infine il terzo cerchio, gli «invitati», tra i quali figureranno le organizzazioni radicali inglesi come Respect.

A determinare la decisione «di lanciare il cuore oltre l'ostacolo», in altri termini di imprimere un'accelerazione secca, sono state tre considerazioni. Prima di tutto la necessità di offirere un'interlocuzione politica al movimento no global e pacifista, per definizione trans-nazionale. Poi l'obbligo di rispondere a un'offensiva neoliberista che, dpo Lisbona, è più che mai apertamente continentale (come prova l'attacco europeo sul fronte delle pensioni). Infine la chance offerta dalla disponibilità immediata dei partiti tra loro più omogenei, quelli dell'europa occidentale, le formazioni radicali di Italia, Francia, Germania e Spagna. Hanno però pesato anche alcuni scacchi dovuti proprio alla mancanza di un punto di riferimento europeo, in primo luogo l'impossibilità di proclamare uno sciopero continentale per la pace alla vigilia della guerra irachena.

Bertinotti non si nasconde, ovviamente, le difficoltà del caso. Il percorso inaugurato dal congresso di Roma sarà necessariamente sperimentale. In questo caso, infatti, serve a poco l'esperienza del passato, quando i confini dei partiti erano circoscritti da quelli dello stato nazionale ed era sufficiente un «atto di volontà politica» per farli nascere. Il partito della sinistra europea deve fare i conti con una situazione del tutto diversa. Con confini mobili e in continuo allargamento. Con i dubbi e le resistenze di parecchie formazioni che esitano ad aderire o perché non intendono cedere porzioni di sovranità, oppure, come soprattutto nel caso dei partiti rosso-verdi del nord-Europa, perché credono che nulla di buono possa venire da questa Europa.

Tra gli scogli, la prevedibile difficoltà nel mettere d'accordo i diversi partiti aderenti alla Sinistra europea. Verrà adottato, per ora, il metodo che già funziona per il gruppo della sinistra radicale nel parlamento europeo, quello della «prevalenza». A Strasburgo, il portavoce del gruppo dichiara infatti qual è la linea prevalente, lasciando tuttavia libertà di espressione, nonché di voto, alle formazioni dissenzienti. E il metodo sperimentale, ci tiene a sottolineare Bertinotti, il tentativo di dar vita a una formazione non solo comunista ma aperta a diversi apporti, è un ulteriore elemento di identità tra l'esperimento europeo e quello che Rifondazione portra avanti in Italia.

Andrea Colombo
Roma, 24 aprile 2004
da "Il Manifesto"