Fondato a Roma il nuovo Partito della Sinistra Europea

Partito europeo, la sfida su due fronti di Bertinotti

Bertinotti ha bisogno del successo elettorale non solo del Prc in Italia, ma di tutto il Partito della sinistra europea nel continente per presentarsi all'appuntamento con il triciclo nel 2006 in posizione di forza e non solo...

Il partito della sinistra europea, come previsto, è nato al termine del congresso romano conclusosi domenica. Sempre come previsto, Fausto Bertinotti è stato eletto presidente della neonata formazione. Gli sviluppi facilmente prevedibili, però, finiscono qui. Di certo, ora, c'è solo che le sorti del nuovo partito europeo e quelle di Rifondazione comunista saranno nelle prossime settimane e mesi strettamente intrecciate. Bertinotti, all'atto di presentare il congresso di Roma, aveva senza esitazioni ammesso che la decisione di forzare i tempi del partito europeo corrispondeva a un «lanciare il cuore oltre l'ostacolo». In concreto dar vita subito al partito europeo singifica accelerare la marcia puntando su un atto di volontà ad alto tasso di soggettività politica. Le motivazioni che hanno spinto il segretario del Prc a una simile mossa sono chiare e difficilmente confutabili. Nonostante le smentite di prammatica, peraltro pochissimo convinte, il Prc ha già deciso di chiudere l'accordo con le forze moderate dell'Ulivo per le elezioni del 2006. Ciò non significa che i termini dell'accordo e i rapporti di forza all'interno della futura coalizione siano già determinati. Al contrario sono e saranno oggetto di una trattativa assai vicina a un braccio di ferro. Se la scomessa del partito europeo si rivelerà vincente, se le urne europee premieranno i partiti che hanno scelto subito di «lanciare il cuore oltre l'ostacolo», il dato elettorale avrà tutto il suo peso nel confronto con le forze moderate del centrosinistra, in tutta Europa e particolarmente in Italia.

In caso di successo elettorale, inoltre, la formazione appena varata eserciterebbe una notevole forza d'attrazione sui partiti che esitano ad aderire, spaventati dalla rottura con il passato, del resto inevitabile, che Bertinotti propone in nome dell'antistalinismo. E questo, a sua volta, forzerebbe la mano ai quei partiti della sinistra radicale italiana che esitano a coalizzarsi (il che non significa necessariamente unificarsi).

La sfida è dunque doppia. Da un lato Bertinotti spera che la creazione del partito europeo forzi la mano ai partiti recalcitranti, ortodossi o verdi che siano, in modo da contrapporre alla sinistra moderata europea uno schieramento a sua volta vasto e internazionale. Dall'altro punta sul successo europeo per costringere i diversi partiti della sinistra radicale italiana a mettere in secondo piano personalismi e antiche ostilità per riequilibrare il peso del triciclo con un cartello uguale e opposto.

In caso di vittoria, il segretario del Prc chiuderebbe poi il conto con le opposizioni interne che, spesso divise ma a volte coalizzate, hanno flagellato la leadership del Prc nell'ultimo anno. Infine, e forse soprattutto, avrebbe le carte in regola per presentarsi all'appuntamento con il triciclo non solo in posizione di forza, ma anche in una posizione di forza riconosciuta anche dalla parte più scettica el suo elettorato. Per vincere questa difficile partita, Bertinotti ha bisogno del successo elettorale non solo del Prc in Italia, ma di tutto il Partito della sinistra europea nel continente.

Andrea Colombo
Roma, 11 maggio 2004
da "Il Manifesto"