Il futuro della sinistra in Italia

Il Prc e i dubbi sull'“andare oltre”

Con la riunione del Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista prevista per metà luglio parte di fatto la fase congressuale del Prc, che dovrà portare alle assise prevedibilmente entro l'inverno 2007-2008. Un confronto, quello sul futuro della sinistra in Italia, che si intreccia a quello sul governo e a quello politico-culturale sul cosiddetto “socialismo del XXI secolo”

Con la riunione del Comitato politico nazionale (Cpn) di Rifondazione comunista prevista per metà luglio parte di fatto la fase congressuale del Prc, che dovrà portare alle assise prevedibilmente entro l'inverno 2007-2008.
Proprio a partire dal Cpn dovrebbe cominciare quel chiarimento politico ormai necessario emerso dal confronto sulla questione dell'“andare oltre”, non più soltanto a Rifondazione e alla neonata Sinistra europea, ma addirittura allo stesso “cantiere” per puntare direttamente al partito unico della sinistra.
Un confronto, quello sul futuro della sinistra in Italia, che si intreccia a quello sul governo e a quello politico-culturale sul cosiddetto “socialismo del XXI secolo”.

Rispetto all'ultimo congresso di Venezia molto è cambiato. Nel 2005 la proposta di Bertinotti di andare avanti sulla strada della “rifondazione” a partire dalla scelta per i movimenti, dalla nonviolenza e dal no allo stalinismo e la decisione di entrare nel governo con Prodi, passarono nonostante l'opposizione di una minoranza forte numericamente (oltre il 40%), ma politicamente divisa, tanto che i trotzkisti di Marco Ferrando sono usciti dal partito e quelli di Sinistra critica (Turigliatto e Cannavò) hanno già un piede fuori.
Dopo il successo elettorale dell'Unione Bertinotti è diventato presidente della Camera e Franco Giordano segretario del partito. Attorno a lui si è andata consolidando di fatto una nuova maggioranza che, accanto alla precedente area “bertinottiana”, vede oggi inserita organicamente, a differenza di Venezia dove erano all'opposizione, una parte della componente degli ex cossuttiani di Essere comunisti (Giavazzi, Valentini, Favaro) e una sintonia sostanziale, dopo la conferenza organizzativa di Carrara, con un'altra parte di quell'area, guidata da Claudio Grassi e Alberto Burgio, che potrebbe diventare anche una vera e propria convergenza al prossimo congresso.
Da Essere comunisti si è invece staccata da “sinistra” la componente dell'Ernesto, di Giannini e Pegolo.

Nel partito l'idea dell'“andare oltre”, puntando al partito unico è sostenuta apertamente da Alfonso Gianni, già braccio destro di Bertinotti ai tempi della segreteria, e dalla direzione del quotidiano del partito, Liberazione, contro cui si sono indirizzati gli strali del più stretto collaboratore di Giordano, il responsabile organizzazione, Ciccio Ferrara: “La linea è chiara: il Prc non si scioglie e continuerà le sue lotte. Forse non è il giornale che deve dare l'orientamento, come si diceva una volta, ma neanche dare il disorientamento sulla linea”.
A sua volta Giordano in una intervista rilasciata alla giornalista e senatrice Rina Gagliardi ha sottolineato: “Devo dire che questa discussione e il titolo di Liberazione che l'ha promossa (Ora si va oltre Rifondazione?, ndr) mi è parsa in buona misura fuorviante. Come se le alternative che ci sono poste fossero soltanto due: la liquidazione e l'arroccamento identitario. Io credo che queste due strade siano ambedue sbagliate, sia in ragione di principio che di fatto. E credo fermamente che dobbiamo imboccare, anche in questo caso, una nostra terza via”.
Una strada giudicata però come eccessivamente prudente non soltanto da Alfonso Gianni, ma anche dallo stesso presidente della Camera, che vorrebbe il Prc e Sinistra europea nel pieno del “gorgo” (di ingraiana memoria), per il nuovo partito.
L'impostazione di Giordano e della segreteria del partito trova d'accordo il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, con la componente degli ex di Democrazia proletaria, che per primo ha indicato per il nuovo soggetto della sinistra alternativa il riferimento della Flm, la federazione dei lavoratori metalmeccanici delle lotte operaie degli anni Settanta. Dubbi paiono venire solo di qualche giovane segretario regionale inserito nel gruppo dirigente con il “ricambio generazionale” voluto da Bertinotti, sulla scia del collegamento con il “movimento dei movimenti” .
Ma il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, osserva: “La differenziazione fra frenatori e acceleratori è un giochino che, tranne forse a qualche giornale, non appassiona nessuno”.

Walter De Cesaris, il coordinatore della segreteria che ha curato la costruzione della Sinistra europea (che oltre al Prc vede realtà e associazioni come Uniti a sinistra di Pietro Folena in una costruzione a rete) sintetizza: “Dobbiamo muoverci in fretta per la costruzione dell'unità a sinistra, ma non dismettendo o annacquando noi stessi. Il processo della rifondazione comunista è utile per scalare il tema dell'alternativa di società nel XXI secolo.
Certo non da solo, il Prc in questo non può essere autosufficiente. Non sciogliamo il partito non per orgoglio, ma perché è un processo da sviluppare, da continuare. Il gruppo dirigente del partito è ben determinato sulla strada del soggetto unitario, se qualcuno pensa ad altro venga al congresso e presenti una sua mozione di superamento del Prc.Vedremo se i compagni sono d'accordo”.

I segretari regionali di Rifondazione comunista si chiamano fuori da “logiche di ceto politico”, dicono di rappresentare “la base, il territorio” e sono certi che il prossimo congresso “non riproporrà le 5 mozioni di due anni fa. Non solo perché molti protagonisti di allora sono ormai fuorigioco”, ma perché Giordano e Bertinotti credono nello stesso progetto, ossia quello della Sinistra europea. “L'idea è quella della confederazione, un'alleanza tra tutti i partiti della sinistra alternativa al Partito democratico”. E' il pensiero di Nando Mainardi, segretario del Prc dell'Emilia Romagna, che sottolinea: “E' chiaro che ogni soggetto manterrebbe nella confederazione la propria identità. Che Bertinotti spinga per la scomparsa di Rifondazione per creare da subito un nuovo partito è un'idea astratta. Non esiste. E' una forzatura interpretativa di Liberazione, non c'è nessuna contrapposizione tra l'ex segretario e Giordano”. Secondo il leader dei comunisti emiliano-romagnoli “la necessità della confederazione viene dal bisogno di unità sentito sia dai gruppi dirigenti che dalla gente e il 'fatelo presto' di Bertinotti si riferisce proprio a questo, bisogna cogliere l'attimo”.
Dello stesso avviso anche Yuri Pelucca, segretario dell'Umbria: “Non ci sono grandi differenze tra i due: il progetto della Sinistra europea è anche uno stimolo per creare una nuova unità a sinistra. Le divisioni degli anni scorsi si sono ridotte”, ma alla fine ammette che al congresso è possibile che Bertinotti e Giordano presentino due mozioni diverse: “Una più favorevole all'allargamento del partito e una che si limiti alla costituzione di una rete”. Più netto Giacomo Conti, numero uno della Liguria, che con le sue parole mostra come la contrapposizione non sia solo un'idea astratta di Liberazione: “E' sbagliato insistere sul superamento del Prc, perdendo identità perdiamo consenso. Il percorso giusto è quello della Sinistra europea. Io sto con Giordano ma comunque spero che Bertinotti dopo l'esperienza da presidente della Camera resti con noi e non vada in pensione”.

La questione del partito unico ha sparigliato gli schieramenti di Venezia, tanto da portare un movimentista come Ramon Mantovani a criticare apertamente Bertinotti e le sue “suggestioni subite dal partito attraverso anticipazioni di stampa e discorsi di svolta”. L'esponente del Prc mette in guardia dal rischio di fare della nuova formazione che dovrebbe nascere a sinistra del Pd una “sinistra di governo” di cui parla ad esempio il leader della Sinistra democratica Fabio Mussi: a suo giudizio un simile approdo “sarebbe la morte del progetto più che decennale, secondo il quale l'opposizione e il governo sono delle semplici opportunità. Variabili dipendenti dalla dinamica di movimento che possono contribuire a sviluppare”.
Dunque a diventare decisiva è anche la questione governo. Giordano e Ferrero insistono sulla svolta sociale divenuta sempre più necessaria, anche dopo il negativo esito per il Prc delle amministrative e il flop del sit-in anti Bush lo scorso 9 giugno a Roma, e a via del Policlinico c'è chi dice chiaro e tondo: “Certo c'è il tema del futuro della sinistra, ma prima occorre vedere come va a finire la battaglia vera: quella con Padoa Schioppa sulle pensioni...”. E ancora Mantovani chiede una larga consultazione in autunno per sapere se il 'popolo rosso' “voglia continuare a stare al governo o meno”.

Insomma, al Cpn di metà luglio sarà confronto vero e poi ci saranno, se tutto procedere secondo le previsioni, le successive riunioni del Comitato a settembre per la presentazione dei documenti congressuali e poi a novembre per la votazione dei documenti e quindi l'avvio dei congressi di circolo, le sezioni del Prc, e infine le assise nazionali, poco prima dell'importante appuntamento delle amministrative 2008 dove però la sinistra di Prc, Pdci, Sinistra democratica e Verdi potrebbe già presentarsi elettoralmente unita.

Ida Rotano
Roma, 27 giugno 2007
da “Aprile On Line