Veltroni rappresenta una sfida alla sinistra e a quanti non hanno inteso e non intendono partecipare alla prospettiva del Partito democratico. L'errore più grande sarebbe quello di fare finta di nulla, aspettare tempi migliori e sperare nella propria rendita di posizione

Le sfide di Walter

Un forte progetto unitario non è una passeggiata, è un percorso duro di confronto e, forse, di scontro politico, è la classica cruna dell'ago. Se non ora, quando? Dobbiamo forse attendere che Rifondazione, i Comunisti italiani, i Verdi, la Sinistra democratica e altri ancora, ognuno per proprio conto risolva le proprie questione interne?

La candidatura di Veltroni non è solo una buona notizia ma è una vera sfida. I dirigenti del futuro Partito democratico hanno fatto una scelta saggia per se stessi e, soprattutto, responsabile verso il Paese. Un paese sull'orlo di una crisi di sistema, una crisi che può essere ancora più distruttiva di quella del 1992, quando gran parte del mondo politico venne travolto. Oggi la tentazione sovversiva delle classi medio - alte, lo smarrimento dei ceti popolari, la decadenza della politica e delle istituzioni possono compromettere lo stesso tessuto democratico.

Veltroni non fa miracoli, non è l'uomo della provvidenza, ma è la scelta migliore, a certe condizioni. Che sia chiusa all'interno del Partito democratico la partita di poker sulla leadership. Che la coalizione di centro - sinistra sia convinta che con il sindaco di Roma si gioca l'ultima carta per evitare la destra al governo e al potere. Infine, Veltroni faccia ciò che meglio sa fare: dialoghi con la società e aiuti il governo a trovare il senso ideale e concreto della sua missione

Quella di Veltroni è, però, anche una sfida alla sinistra e a quanti non hanno inteso e non intendono partecipare alla prospettiva del Partito democratico. L'errore più grande sarebbe quello di fare finta di nulla, aspettare tempi migliori e sperare nella propria rendita di posizione. La parabola della sinistra francese dovrebbe essere un ammonimento per tutti. Senza un messaggio chiaro, senza un progetto forte di unità i militanti e la gente di sinistra rischiano di perdersi. E' essenziale un processo politico chiaro nel suo obiettivo e, prima di ogni cosa, aperto e capace di coinvolgere e motivare quanti, e sono milioni, in questi anni recenti si sono mobilitati per affermare i diritti nel mondo del lavoro, per contrastare l'idea che la guerra possa essere il principio ordinatore del mondo. Un nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra dovrebbe poter essere poco meno di un partito, ma molto più di un semplice e fragile cartello elettorale, ben oltre la logica burocratica di intergruppi tanto rissosi all'interno, quanto fermi nella società. Un vero laboratorio di idee e della politica che sappia produrre cultura e scelte politiche, mobilitare energie, rendere le persone protagoniste non solo dei movimenti, ma anche di un ambizioso progetto politico. Può non essere un'illusione, né una pura fantasticheria. Non solo perché i fatti premono, ma anche perché segnali importanti vengono da sinistra. Bertinotti ha aperto un capitolo nuovo per Rifondazione comunista e per tutta la sinistra (radicale e non radicale): andare oltre se stessi, superare i confini politici e burocratici che hanno diviso il mare grande e piccolo della sinistra. Quello dell'ex segretario di Rifondazione comunista è un messaggio forte e chiaro. Esso ben riflette la qualità della sfida che ci si para innanzi, ovvero la necessità di mettere in campo quella "massa critica" di idee, di donne e uomini essenziali per una sinistra protagonista e non residuale negli anni che verranno. Veniamo da anni di divisioni e polemiche a sinistra, secondo un vizio antico che, però, oggi sarebbe suicida continuare a ripetere.

Un forte progetto unitario non è una passeggiata, è un percorso duro di confronto e, forse, di scontro politico, è la classica cruna dell'ago. Se non ora, quando? Dobbiamo forse attendere che Rifondazione, i Comunisti italiani, i Verdi, la Sinistra democratica e altri ancora, ognuno per proprio conto risolva le proprie questione interne? Non solo, le conseguenze negative di questo stato di cose si vedono già in queste ultime settimane. L'errore del presidio a piazza del Popolo il giorno di Bush non è un problema unicamente del gruppo dirigente di Rifondazione Comunista. Continuare per strade separate, limitarsi a incontri saltuari dei vertici, rilasciare oggi qualche dichiarazione comune e poi domani codificare organismi burocratici ed elettorali sarebbero tutte scelte prive di coraggio politico e di lungimiranza. Se così dovesse essere si andrebbe fuori tempo massimo, ci ritroveremmo in un processo imbalsamato, chiuso, burocratico, dal futuro molto incerto, che escluderebbe i tanti che chiedono una nuova unità della sinistra.

Invece oggi si tratta di affermare e moltiplicare i luoghi della riflessione, del lavoro e delle scelte comuni. Si tratta di mettere in rete gli strumenti della cultura politica, le riviste, i siti on line, le associazioni e le fondazioni culturali, di favorire l'incontro e intrecciare quei luoghi della produzione di idee che già sperimentammo per il programma elettorale dell'Unione. Inoltre è essenziale definire sedi comuni, aperte anche a chi non è tesserato, nei luoghi elettivi della politica, nelle istituzioni e nel territorio, ove sia possibile discutere, coordinarsi e maturare scelte comuni. Al Pierino di turno, che invoca il merito e i contenuti come pregiudizievoli per avviare un processo politico a sinistra, vorrei ricordare che sono anni che discutiamo e facciamo "cantieri" sul programma e, soprattutto, che oggi tutta la sinistra è nella stessa maggioranza di governo. E' questa un'opportunità storica che va colta per affrontare e, forse, sciogliere il nodo dell'antinomia fra radicalità e riformismo, fra governo e cambiamento. Infine, questo è il momento delle scelte, sbagliare tempo sarebbe esiziale. Veltroni è in campo, così la sua idea di Partito democratico. Se la risposta a sinistra sarà, al più, quella di un collage elettorale di partiti e partitini e se non vi sarà un progetto di unità forte, allora la possibilità che il campo sia occupato per gran parte dalla suggestione e dalla proposta di Veltroni è molto alta.
Valga per tutti il classico, hic Rhodus, hic saltus.

Famiano Crucianelli (Sinistra Democratica, Sottosegretario Ministero Affari Esteri)
Roma, 28 giugno 2007
da “Aprile On Line