Sostituire il titolo del paragrafo “Un fronte democratico per cacciare Berlusconi” con “Una
strategia per l'alternativa e questione di governo” e tutto il paragrafo con:
“La crisi di sistema richiede una nuova capacità di analisi e la costruzione di una
strategia di trasformazione radicale della società, dell'economia e della politica.
Le forze della sinistra hanno la necessità di mettersi all'altezza di questa crisi per
impegnarsi nella costruzione di un soggetto politico capace, anche nelle alleanze, di sfidare e competere
per peso della rappresentanza e valore del programma con le forze progressiste democratiche e altresì sia
in grado di indicare e sostenere un progetto di trasformazione nel medio periodo della società e
di alternativa immediata nel governo de Paese.
Non è sufficiente definire il rapporto con il Pd e le altre forze in ragione delle alleanze
condizionate da una infame legge elettorale. Occorre promuovere un più stringente confronto
programmatico che veda coprotagonisti il sindacato, il movimento studentesco e i grandi movimenti
che hanno agito per promuovere i referendum e sono stati decisivi al loro straordinario successo.
Un confronto sulle scelte di fondo e sui programmi con cui fare avanzare l'alternativa di società e
impostare un'azione di governo che contrasti gli effetti devastanti che la crisi economica
e la gestione liberista di essa producono sulla condizione sociale delle grandi masse popolari e
delle stesse filiere produttive.
È necessario incrinare e rompere quel sistema di pensiero unico che ha finito per rendere
indistinguibile la destra dalla sinistra sul terreno delle scelte sociali, sulla concezione e la
pratica della democrazia, sulla collocazione del Paese a fronte delle drammatiche scelte sulla pace
e sulla guerra, sulle risorse del pianeta, sul rapporto tra libertà
ed uguaglianza nell'epoca del capitalismo del mercato globalizzato e del dominio del capitale
finanziario.
Non è sufficiente la rivendicazione della identità. La sinistra deve essere in grado
di rappresentare misure concrete di riforma della politica e della stessa concezione e pratica democratica
dei partiti, rompendo la deriva plebiscitaria che ha fatto premio sulla cultura politica, ricostruendo
valori e principi che motivano la comunità di donne e di uomini con la giusta ambizione di
rappresentare un fattore di trasformazione nella società contro la deriva impolitica, leaderistica
e qualunquista in atto.
La disponibilità comune a condurre la battaglia democratica per battere Berlusconi e il berlusconismo
deve accompagnarsi alla sfida nel costruire il programma e la coalizione alternativa. Questa sfida
non si concretizza solo con l'adozione del metodo delle primarie di programma come discriminante
del progetto di una indistinta coalizione di centro-sinistra che innalza barriere discriminatorie
a sinistra; tantomeno può reggere la proposta di partecipare alla coalizione democratica per
battere Berlusconi sottraendosi alla eventuale assunzione di responsabilità di governo alla
pari delle altre forze politiche.
Non sfugge la complessità della situazione ne la pesantezza della ipoteca moderata derivante
da venti anni di pensiero unico. Ma occorre sapere cogliere e fare pesare le spinte che vengono dalle
lotte e dai movimenti per affermare che solo in una ottica antiliberista ed antimonetarista è possibile
affrontare la crisi. Del resto, un processo di trasformazione radicale si concretizza nel perseguimento
di obiettivi immediati e di obiettivi intermedi che si collocano coerentemente nella strategia del
cambiamento. Occorre essere consapevoli che questo processo si può oggi sviluppare tra forze
contraddistinte da molte differenze su temi anche decisivi della politica di un Paese come l'Italia.
Questo non costituisce una posizione cosiddetta “governista”. Al contrario intende rappresentare
la consapevolezza di una forza antagonista che si misura con la sfida del governo del Paese assumendo
la categoria della egemonia nella battaglia culturale e politica con le altre forze alleate. Diversamente
il Prc sarà risucchiato entro un circuito minoritario incapace di produrre effetti politici.
Nella stessa Federazione della Sinistra le posizioni esplicitate nella assemblea costitutiva del
Partito del Lavoro e l'approccio che si manifesta all'interno del Pdci segnalano la necessità e
l'urgenza del confronto sulla questione di un governo di alternativa, ma anche il rischio concreto
di marginalità nella quale verrebbe ad essere collocato il Partito della Rifondazione Comunista.
Rinunciare a questa sfida significa porsi in subalternità al centro-sinistra, al quale si
chiederebbe la concessione alla Fds di una sorta di “diritto di tribuna” assolutamente
ininfluente sulle scelte della politica. Occorre invece che le forze della sinistra di classe siano
in grado, assumendo oggettivamente il Pd come interlocutore principale, di qualificarsi come soggetto
unitario e plurale per impedire il riemergere di giochi politicisti e di potere che renderebbero
dentro il sistema bipolare sostenuto da soglie di sbarramento, premi di maggioranza e liste bloccate,
equivalente l'opzione di sinistra e quella centrista.”