XI Congresso del PRC - Chianciano 22 - 24 Ottobre 2021

Rifondazione comunista: rimettere in movimento il partito.

TESI 18 (alternativa). Prima firma Barbarossa.

La rifondazione comunista è la prima questione da porre in questo congresso, ovvero l’urgente necessità, nell’attuale contesto di profonde trasformazioni, di rifondare il nostro profilo ideale, teorico, programmatico, la nostra proposta politica ed organizzativa, senza la quale l’attualità del comunismo resta un’affermazione astratta e poco credibile.

Le crescenti diseguaglianze e le molteplici contraddizioni prodotte dalla nuova drammatica crisi economica, prodotta dalla pandemia Covid, i fenomeni non più trascurabili legati al cambiamento climatico, dimostrano in modo sempre più evidente l’incapacità del capitalismo di dare un futuro positivo all’umanità, nemmeno sugli aspetti decisivi del diritto alla salute e della tutela ambientale. Ciò conferma che solo sul terreno di un coerente anticapitalismo è possibile praticare la rifondazione comunista: non uno slogan astratto, ma sviluppo di iniziativa sociale, costruzione di movimenti insieme alla capacità di indicare una proposta ed una concreta alternativa di società.

Rielaborare e rilanciare oggi la nostra idea di socialismo/comunismo significa soprattutto lavorare sul nesso classi, generi, ecosistema, perché un partito comunista del XXI secolo non può che essere un’organizzazione di classe, fondata sulla prospettiva femminista, internazionalista e antirazzista, pacifista ed ecologista.

Superare la frammentazione.

L’esigenza non più rinviabile di superare la frammentazione e di riaggregare le forze, sia sul piano sociale (movimenti, sindacati, conflitti…) che su quello politico (organizzazioni comuniste, anticapitaliste e di alternativa), non può prescindere dalla necessità di fare un bilancio rigoroso e autocritico sulle esperienze vissute in questi anni, basate sulla proposta del “soggetto unitario della sinistra”. Queste esperienze si sono esaurite in tempi brevi senza produrre risultati positivi sia perché finalizzate principalmente alle scadenze elettorali pur in assenza di un reale radicamento sociale, sia per la pretesa politicista di ricondurre ad uno la pluralità delle diverse realtà organizzate, mettendo in secondo piano differenze spesso rilevanti, come ad esempio la questione centrale dei rapporti col centrosinistra.

Aggregare forze in funzione di un ampio schieramento antiliberista ed anticapitalista è possibile e necessario, ma occorre decisamente cambiare impostazione. Questo processo, all’interno del quale collochiamo anche la riunificazione di realtà ed esperienze comuniste, il coinvolgimento di una diaspora oggi molto dispersa, potrà avanzare in modo proficuo solo se saprà confrontarsi con i nuovi problemi della crisi e della prospettiva sulla base di programmi, pratiche e proposte politiche comuni. Promuovere coalizioni, unità d’azione, connettere le lotte e sviluppare l’opposizione, uscendo da vecchie logiche settarie, politiciste ed autoreferenziali.

Le scelte elettorali a tutti i livelli non potranno che essere coerenti con la proposta politica e con l’esigenza di una chiara alternatività ai poli politici esistenti, al PD-centrosinistra-M5S ed alle destre, oggi peraltro uniti nel sostegno al Governo Draghi. La necessità di scelte rigorose – anche a livello locale – sul terreno della collocazione politica e delle alleanze rappresenta una condizione basilare per dare credibilità alla nostra proposta politica, anche se non risolve di per sé i problemi della nostra iniziativa di massa. Questa importante scelta politica decisa a livello nazionale non potrà essere contraddetta a livello locale, utilizzando in modo strumentale “l’autonomia dei territori”: in tal caso e decisivo promuovere il confronto ed un’esplicita lotta politica per fare chiarezza e dare coerenza alle nostre scelte.

Il radicamento sociale.

Dobbiamo innanzitutto porre al centro del nostro lavoro il radicamento sociale, ovvero riconquistare la capacita di stare nei conflitti, di fare inchiesta, di promuovere movimenti di lotta ed esperienze concrete di confederalità sociale, ovvero far convergere su obiettivi e piattaforme comuni diverse forme organizzate, sia nuove che tradizionali (comitati, assemblee, associazioni, partiti, sindacati, autoconvocazioni, coordinamenti…). Portare il nostro contributo in quanto soggetti sociali e attivisti e essenziale per dare autorevolezza alle nostre proposte, alla nostra capacita di orientamento e di prospettiva. Saper attivare una dialettica effettiva, intelligente e non burocratica, tra presenza e internità nelle lotte, radicamento sociale, visibilità delle comuniste e dei comunisti e ruolo politico del partito, motore di aggregazione e di lotta, senza ovviamente sciogliersi nelle realtà di movimento, rappresenta il salto di qualità e la profonda trasformazione di cui abbiamo bisogno nel nostro agire collettivo per il rilancio del PRC, soprattutto in questa fase difficile. Sara possibile riconquistare sul campo visibilità e autorevolezza delle comuniste e dei comunisti solo con un lavoro di lunga lena, nel quale non dobbiamo nasconderci, ma rendere visiva la presenza del partito, del suo programma e del suo simbolo ogni qual volta si renda possibile e necessario, sia nelle lotte che a livello elettorale.

Il partito sociale.

Pur consapevoli delle forti difficoltà dovute alla frammentazione, alle drammatiche conseguenze della crisi che stiamo vivendo, alla sistematica cancellazione di diritti basilari, ai ricatti che contrappongono spesso occupazione, salute e ambiente, la ripresa di iniziativa sui temi del lavoro e del reddito, la necessita di affrontare su basi nuove la questione sindacale, la presenza nelle vertenze territoriali devono sapersi intrecciare con le pratiche di resistenza popolare, solidarietà e mutuo soccorso che da dieci anni porta avanti il partito sociale su vari temi, come la casa, la salute e i diritti sociali.

Essi rappresentano, nel loro insieme, i terreni centrali e prioritari di radicamento sociale per tutto il partito, finalizzati a sviluppare la lotta di classe, praticare l’anticapitalismo e ricostituire un senso comune e collettivo insieme ad embrioni di nuove soggettività che connettano classi, generi ed etnie, superando la contrapposizione tra sociale e politico.

I programmi e le pratiche sociali scaturiscono dalla elaborazione dei contenuti più avanzati e delle esperienze più significative, rappresentano la risposta alle contraddizioni prodotte dal liberismo, indicano obiettivi raggiungibili e unificanti per un ampio blocco sociale e al tempo stesso la necessita di una svolta eco-socialista all’altezza dei nostri tempi: la riconversione ecologica e pacifista delle produzioni, il primato del ruolo pubblico e della partecipazione popolare, la tutela dei beni comuni e del territorio, i diritti sociali e del lavoro, la lotta contro il patriarcato e qualsiasi discriminazione, il ripudio della guerra… In particolare, la questione migranti, ma anche quella della emigrazione, va intrecciata sempre più con la lotta sui temi del lavoro e i diritti sociali contro qualsiasi forma di razzismo, discriminazione e di guerra tra poveri.

La rifondazione dell’organizzazione.

Oggi si impone una nostra rifondazione organizzativa con un’urgenza che non ammette rinvii. Infatti, riproduciamo una forma partito che non corrisponde più alla nostra elaborazione, né alla nostra composizione materiale e che ricalca staticamente il partito novecentesco, calibrato su un altro assetto istituzionale, su un’altra composizione materiale e organizzazione della classe. Oggi, anche alcune delle acquisizioni teoriche assunte dal partito nel corso degli anni stentano a diventare forma organizzativa.

Le forme dell’organizzazione non possono essere slegate dai compiti che un partito si da in una determinata epoca storica e in un determinato contesto: in questa fase, soprattutto si devono praticare la democrazia di genere a tutti i livelli e la partecipazione diretta, essere funzionali al radicamento sociale, alla promozione di esperienze concrete, alla capacita di inchiesta e di analisi sulle profonde trasformazioni in atto, alla comunicazione e alla formazione di militanti in grado di reggere la sfida della digitalizzazione, senza mortificare il lavoro collettivo in prima persona.

La rete e la digitalizzazione vanno dunque assunti non come surrogato della politica in presenza, ma come potenziamento e integrazione della stessa, nella piena consapevolezza della necessità di considerare criticamente il rapporto tra democrazia e rete, tra materiale digitale e materiale corporeo.

Lo spazio stesso della rete è un nuovo terreno della lotta per l’egemonia, uno spazio pubblico. Rifondare e regolamentare il rapporto tra comunicazione, organizzazione e tecnologie digitali è, dunque, essenziale. Così come ripensare il rapporto tra democrazia diretta e funzionamento degli organismi dirigenti.

La centralità dei compiti che abbiamo di fronte, che al momento coinvolgono solo una parte del Prc, impone dunque una riflessione sul modo di essere del partito e sul nostro Statuto, sulle nostre strutture organizzative (a partire dal ruolo dei circoli e delle commissioni di lavoro), sul loro rapporto con il territorio e con i luoghi di lavoro, sulla loro capacita di produrre iniziativa e concreti programmi di intervento, sulla loro verifica periodica. La formazione delle/dei compagne/i deve essere costante e permanente, l’elezione di nuovi gruppi dirigenti non può più essere basata sulla “fedeltà correntizia”, ma soprattutto sulla capacita di promuovere democrazia di genere, iniziativa politica e radicamento sociale, rinnovamento e verifica del lavoro svolto, di rappresentare il dibattito politico. Non si tratta di mortificare il necessario pluralismo interno, né il ruolo delle strutture territoriali, ma di ripristinare anche nel partito una vera dialettica che verifichi nel vivo dell’iniziativa e della lotta politica le ipotesi di lavoro e la linea del partito, evitando cosi di cristallizzare le diverse posizioni.

Il congresso straordinario: la discontinuità e il salto di qualità necessari.

Le difficoltà delle diverse organizzazioni comuniste e anticapitaliste, tra cui anche il nostro partito, sono giunte ormai ad un livello di guardia e impongono a 30 anni dalla costituzione del PRC, un’analisi rigorosa della nostra esperienza e delle ragioni di tante sconfitte e arretramenti; il nostro congresso non può, dunque, che avere caratteri di straordinarietà. Non può essere un semplice passaggio per adempimento statutario. Per dare un futuro al percorso della rifondazione comunista, abbiamo bisogno di una concreta discontinuità nella proposta politica e nel modo di essere del Prc.

Abbiamo la necessita di rimettere in movimento il partito con un congresso davvero straordinario che non si fermi ai confini dei nostri circoli, ma sappia coinvolgere, per quanto possibile, le compagne ed i compagni della sinistra di classe che non accettano scorciatoie politiciste, che non si rassegnano alla irrilevanza ed alla autoreferenzialità, che non si accontentano di sopravvivere o di esprimere una testimonianza prettamente identitaria, ma intendono riconquistare un ruolo utile e organizzato per la costruzione di un’alternativa anticapitalista ed eco-socialista.

In altre parole, occorre assumere con chiarezza l’idea che un ciclo politico si e chiuso e dunque ciò richiede anche a noi un salto di qualità. Una tale consapevolezza va considerata oggi un punto di forza, poiché ci pone nella condizione di avviare una nuova fase di lotta al capitalismo dentro l’attuale stravolgimento epocale, partendo dall’importanza del comune (beni comuni, municipalismo, collettività). Ci permette di sperimentare per davvero la “intersezionalità” cui spesso alludiamo e di declinare l’alternativa di società in modo complessivo, dialogando con la pluralità dei soggetti che si riconoscono nella necessita di una liberazione sociale.

Nell’immediato ciò significa costruire in questo Paese un’opposizione di classe, femminista, ambientalista, culturale e sociale all’insieme delle classi dominanti, un’opposizione nella quale il PRC sappia conquistarsi un ruolo trainante, sottolineando in tutti i passaggi, il legame tra i temi quotidiani e il socialismo del XXI secolo che vediamo come possibilità storicamente matura, in alternativa allo sfruttamento capitalistico, al patriarcato, alla distruzione dell’ecosistema ed allo svuotamento della democrazia.

Imma Barbarossa, Lucietta Bellomo, Claudio Bettarello, Claudia Candeloro, Roberto De Filippis, Michelangelo Dragone, Andrea Fioretti, Eleonora Forenza, Gabriele Frisa, Giada Galletta, Riccardo Gandini, Gabriele Gesso, Mara Ghidorzi, Stefano Grondona, Antonello Manocchio, Rosario Marra, Chiara Marzocchi, Massimiliano Murgo, Antonio Perillo, Giulia Pezzella, Angelo Pozzi, Claudia Rancati, Maria Lucia Rollo, Francesca Sparacino, Sara Spera, Sandro Targetti, Pippo Trovato, Arianna Ussi, Lia Valentini, Jan Vecoli, Roberto Villani, Pasquale Voza.

XI Congresso Nazionale del PRC
Chianciano, 24 Ottobre 2021
Indice generale delle tesi | versione .pdf | versione .odt