L'assassinio di Marco Biagi

«Il terrorismo è un fenomeno autoreferenziale»

L'intervento in aula del segretario di Rifondazione

Signor Presidente, signore e signori deputati, credo che tutti sentiamo il peso dell'inadeguatezza delle parole e anche, forse, la terribile banalità delle parole stesse contro il male. Eppure, capisco che, essendo donne e uomini pubblici, dobbiamo ribellarci a questa condizione. Allora, la prima parola deve essere spesa per il valore della vita umana e la solidarietà alla famiglia ed a coloro che sono stati più vicini al professor Marco Biagi. Questa è la prima parola da dire. Il dramma provocato da una barbarie politica è ancora più inaccettabile. Per questo motivo la nostra avversione ad ogni forma di violenza, al terrorismo e alla guerra è così netta.

Il terrorismo è un fenomeno politico autoreferenziale e distruttivo; si può generare in ogni momento e in ogni condizione. Ieri ha ucciso il professor D'Antona e oggi il professor Biagi in contesti diversissimi di quadro politico, di condizioni sociali, di protagonismo delle masse e di livello dello scontro. Il terrorismo è un fenomeno autoreferenziale spaventoso e noi lo sentiamo come avverso alla nostra causa.

La risposta che la comunità politica e istituzionale deve dare - lo dico io che sono comunista - è una risposta liberale, che tenda a non lasciare che le istituzioni vengano inquinate dal veleno del terrorismo e a lasciare che, dunque, vedano esprimersi al loro interno il pieno esercizio del dissenso e del conflitto, contro ogni propensione all'union sacré.

Questa concezione liberale comprende anche il buon funzionamento degli apparati. Non sono un esperto di servizi, ma sento che qui vi è una qualche inefficacia nella risposta dello Stato. Ma vi è anche un problema di cultura politica e dobbiamo bandire ogni rapporto causale tra qualunque fenomeno della società e il terrorismo. Non vi è alcun rapporto causale tra il conflitto sociale e il terrorismo, come non vi è tra lo scontro politico e il terrorismo. E' il terrorismo che può strumentalizzare gli uni o gli altri.

Per sconfiggerlo, appunto, bisogna recidere questa pericolosa connessione. Per questo, lo dico rispettosamente, non mi convincono le parole del Presidente del Consiglio e penso sbagliate le parole del presidente della Confindustria che ha connesso al presunto clima di odio l'atto terroristico infame. Le parole possono essere pietre, ma le parole non sono mai pallottole.

Non dirò, signori del Governo, che se voi andrete avanti nella manomissione dell'articolo 18 con ciò alimenterete il terrorismo. Non lo dirò, perché non lo penso. Vorrei che si dicesse che la lotta contro la modifica dell'articolo 18 non alimenta e non può alimentare il terrorismo. Al terrorismo c'è una sola risposta possibile: quella della democrazia. Nella democrazia ognuno deve fare la sua parte. La nostra parte è quella di combattere per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Fausto Bertinotti
Roma, 20 marzo 2002