Le misure che la Regione sta prendendo di chiusura di alcuni ospedali, di ristrutt urazione di alcuni altri con riduzione dei posti letto e di riduzione in generale di posti letto ospedalieri non sono accettabili.
Non siamo in presenza di una riduzione consistente delle malattie. Al contrario le malattie cronico-degenerative (tumori, cardiopatie, Alzheimer e altre demenze, ecc.) e le malattie derivanti da traumi (principalmente incidenti sul lavoro, della strada e domestici) sono in aumento.
Non solo, ma di fronte alla riduzione di ospedali e di posti letto negli ospedali, non si aumentano contemporaneamente i servizi di cure domiciliari, che, in particolare nella nostra regione, vengono eliminati per essere sostituiti con il ricorso ai buoni (voucher): si dà del denaro alle famiglie perché possano acquistare “sul mercato” servizi per il loro congiunto anziano malato o handicappato. Il denaro è naturalmente inferiore ai costi del cosiddetto mercato della salute.
La ragione vera delle chiusure e riduzioni dei posti letto non riguarda la scarsa esperienza e qualificazione degli operatori impegnati nei piccoli ospedali, o la loro dimensione, ma semplicemente la riduzione della spesa e la volontà di privatizzare presidi pubblici per creare nuove fonti di profitto.
Tutto questo avviene mentre si sta discutendo la proposta di legge finanziaria che ristabilisce i ticket per la diagnostica, dopo che sono stati rimessi quelli sui farmaci e che definisce misure di “razionalizzazione della spesa”, cioè riduzione della spesa e del personale della sanità. Già la spesa sanitaria italiana è al disotto di quella media europea.
COSA CHIEDIAMO