Una protesta non solo dimostrativa, ma che lotti per la salvaguardia del welfare

Salute, un diritto a rischio
Petizione popolare per la difesa dei cittadini più deboli

"Smontano la sanità pezzo per pezzo", titolava venerdì l'Unità in prima pagina. Ed è vero. Il ministro Sirchia, i vari presidenti regionali del centro-destra, Formigoni in testa, sono impegnati in una formidabile azione di distruzione del servizio sanitario nazionale, al chiaro scopo, a volte anche dichiarato, di cambiare il sistema sanitario attuale per sostituirlo con le Mutue e le Assicurazioni Private.

Questo è il modo di creare una vera opposizione, allargano la coscienza collettiva sulla valutazione del pericolo che stiamo correndo. Tutte le iniziativiche vengono proposte e che vanno in questa direzione sono da noi condivise e fatte oggetto di mobilitazione. Ma la critica va portata fino in fondo. Per questo è necessario riconoscere gli errori, piuttosto gravi, che sono stati fatti, e che abilmente vengono utilizzati dalle destre per il loro insano disegno.

Per la sanità devastante è stata la modifica del Titolo V della Costituzione. l'Unità si accorge (senza nominare la modifica della Costituzione) che vi sono "tante sanità quante sono le regioni" ed ha ragione, visto che nessuna possibilità di controllo è data. Del resto pure la legge sul federalismo fiscale (n. 56/2000) approvata ai tempi del centro sinistra lascia ampia libertà alle regioni di decidere quanto e come spendere per i servizi sanitari. Non ultimo l'accordo Stato-Regioni dell'otto di agosto dello scorso anno, approvato all'unanimità da tutte le regioni, si sancisce l'autonomia finanziaria e legislativa delle regioni, e pure vengono definiti quei i livelli essenziali di assistenza (Lea) oggetto di vaste contestazioni. E' stato tutto un crescendo.

La riforma Bindi (Dlg 229/99) e il Piano Sanitario Nazionale configgevano con l'idea precedente di sanità voluta dall'ex ministro De Lorenzo e dal vecchio governo Amato (sulle linee generali del Fmi), ma lasciavano spazi aperti, come già allora avevamo sottolineato, a interpretazioni ed iniziative controproducenti.

L'errore di Livia Turco

Così la possibilità di sperimentazione gestionale fra pubblico e privato ha dato adito con il ministro Veronesi di approvare "sperimentalmente" il cosiddetto modello lombardo e poi il governo Berlusconi con il ministro Sirchia di aprire la strada alle trasformazioni in Fondazioni degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Ircss), quale cruciale e pesante inizio di ulteriori progetti di privatizzazione della sanità. Sperimentazioni di questo genere, pur con altri contenuti, le apre pure la Regione Toscana (centro sinistra), nel suo Piano Sanitario in via di approvazione con la proposta a livello di distretto di realizzare le "Società della Salute".

Troviamo anche sconvolgenti alcune riflessioni dell'onorevole Livia Turco sull'Unità, quando afferma che questo governo, a proposito dei Lea, toglie l'esigibilità delle prestazioni sanitarie dimenticandosi di quanto da lei realizzato con la legge di riforma dei servizi sociali dove non un solo diritto è stato dichiarato esigibile e dove i servizi e le prestazioni sociali forniti dai comuni sono soggetti a compatibilità economiche. Del resto nei Lea sono finiti i contenuti dell'atto di indirizzo e coordinamento sulla integrazione socio sanitaria, predisposto dal centro sinistra, in cui si opera, per almeno due milioni di persone malate, il passaggio dalla sanità all'assistenza sociale, sancendo enormi carichi economici - di cui si lamenta l'onorevole Turco - a carico delle persone e delle famiglia. Certo, ma come dice la legge 328/2000 (e come hanno sancito alcune regioni di centro-destra ed anche di centro sinistra), ci sono i buoni servizio che vengono erogati, basta solo, da parte delle famiglie, essere in grado di amministrali!

Un'unità delle opposizioni istituzionali deve essere realizzata insieme con "il movimento dei movimenti" proprio perché pesantemente critico nei confronti del liberismo, che non accetta di mercificare la salute in tutto o in parte e vuole andare oltre i concetti di azienda, di manager, di Drg (pagamento a prestazione), di esternalizzazione dei servizi, di buono servizio, di libera professione intra o extra muraria che sia.

I denti? Arrangiatevi

Oggi ci viene detto che le cure dentarie non ci sono più, se le vuoi le devi pagare, stesso discorso vale per la correzione della miopia, per parte della fisioterapia, per certe cure fisiche ed altro. Sappiamo che non poche prestazioni sono inappropriate o a rischio di inappropriatezza, ma sappiamo anche che occorre spiegare, fare capire il perché ai cittadini prima di eliminare un servizio. Il rapporto con il paziente o con il cittadino non può essere standardizzato, deve essere condiviso.

La scelta di eliminare le cure dentarie sono fatte non certo contro l'inappropriatezza, piuttosto per rimpinguare gli studi dentistici. Pure quella di stabilire un'assicurazione obbligatoria in caso di non autosufficienza (come in Trentino Alto Adige ed ora anche in Lombardia), per avere alcuni servizi che devono essere già forniti dalla sanità pubblica, ma soprattutto per sviluppare l'ottimo commercio delle residenze private per anziani malati gravi o per persone con gravi disabilità.

La petizione

La nostra proposta parte dall'esigenza di promuovere una petizione popolare raccogliendo firme anche usando un'attrezzatura mobile che in ogni territorio della A-Usl si possa spostare da un ospedale a una Rsa, da un poliambulatorio ad una sede di distretto, per informare, ben inteso, dei danni che questo governo e molte regioni stanno facendo alla salute della popolazione.

La petizione deve avere al centro la difesa della salute dei cittadini più deboli, particolarmente i malati cronici non autosufficienti, i portatori di problemi sociali, di disagi e di gravi difficoltà; deve contenere pure la richiesta di riavere le prestazioni importanti che hanno tolto o che vogliono togliere. Non solo ma "il camper della salute" vuole spiegare come fare in caso di dimissioni selvagge dagli ospedali o di pretese di rette e contributi non dovuti per prestazioni sanitarie, nonché per attuare il diritto ad avere visite ed esami in tempi ragionevoli, non ultimo per ottenere o richiedere rimozioni di materiali nocivi, o per abbattere i fumi dell'inceneritore o della fabbrica vicino a casa, piuttosto che per sottrarsi ai campi elettromagnetici delle antenne dei telefonini o dei tralicci dell'Enel.

Comitati di cittadini

Va affermato ancora di più a tutti i livelli che le decisioni che interessano milioni di persone nel campo della salute non possono essere prese senza avere interpellato i diretti interessati. Pertanto che nascano in ogni A-Usl i Comitati di Partecipazione dei cittadini e degli utenti del Servizio Sanitario Nazionale per verificare e controllare i servizi, le strutture e il loro funzionamento e per essere interpellati se si vogliono apportare sostanziali modifiche, nonché per ascoltare richieste e domande che possono essere poste per migliorare lo stato di salute.

Infine non si può mancare l'occasione della manifestazione del 23 marzo e dello sciopero generale. L'abrogazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e le altre misure liberalizzatici del lavoro che intende prendere il governo porteranno - come incontrovertibile dato scientifico - ad un aumento delle malattie professionali, degli infortuni e delle morti sul lavoro. Basterebbe questo per renderle inaccettabili. Uno spezzone del corteo, come proposto dal Forum della difesa della salute aderente al Social Forum di Milano e Lombardia, in quella manifestazione, deve essere caratterizzato dunque per la difesa della sanità pubblica e per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.

Fulvio Aurora
Milano, 10 marzo 2002
da "Liberazione"