Rifondazione contro i tagli e i ticket proposti dal ministro Sirchia

Ai funerali della sanità pubblica

Vogliono aprire alle assicurazioni private integrative o pubbliche obbligatorie

Il ministro della Salute, Gerolamo Sirchia, è molto attivo. Sta tenacemente portando avanti la linea che propone il governo, mediata dal presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Ha annunciato tagli e ticket per le prestazioni che esulano dai livelli essenziali di assistenza (Lea).

Noi non siamo certamente per sostenere che il servizio sanitario fornisca prestazioni inutili e inappropriate, non vogliamo però essere ingannati.
I cittadini hanno diritto ad avere tutte le prestazioni necessarie, comprese quelle collettive, di prevenzione e di igiene pubblica. Per quelle curative e riabilitative ve ne sono di più o meno necessarie secondo la condizione personale, familiare e sociale della persona.
Ad esempio in Lombardia la giunta Formigoni ha emanato una circolare che definisce in modo rigido quali sono le prestazioni da escludere in tutto o in parte, inserendo fra queste le cure odontoiatriche, diverse prestazioni riabilitative, l'intervento per la miopia. Lo stesso decreto sui Lea del presidente della Repubblica (Dpcm 29 novembre 2001), ora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, assume un altro atto normativo del governo che stabilisce che per le prestazioni di “lungoassistenza” (ad esempio per i cronici non autosufficienti, i malati psichiatrici, i malati di aids) la sanità pubblica interviene parzialmente, lasciando l'onere economico per una quota consistente al comune o alla persona che riceve le cure.
Il significato fondamentale è molto semplice: aprire alle assicurazioni private integrative o pubbliche obbligatorie. Ciò che è essenziale, se più costoso perché si tratta di interventi a lungo termine, viene declassato a prestazione facoltativa, che se si vuole si deve pagare.
Tutto ciò è inaccettabile, anche se è il frutto di indicazioni normative già stabilite dal centrosinistra che il governo Berlusconi spinge fino in fondo. Non sappiamo chi ringraziare, ma è così.

La riduzione dei tempi di attesa

Connessi a questi provvedimenti ve ne sono altri, in via di approvazione o già, almeno parzialmente, operativi. Parliamo della pretesa eliminazione delle liste di attesa e della proposta di legge sulle fondazioni, con un esempio in via di attuazione a riguardo del Policlinico di Milano. Il primo è una vera e propria quadratura del cerchio.
Il ministro Sirchia prevede di ridurre sostanzialmente i tempi di attesa tramite diversi incentivi economici per il personale, pur senza oneri per il governo e le regioni. In concreto si dice: «Per le applicazioni del presente accordo non dovranno derivare oneri aggiuntivi rispetto al quadro finanziario complessivo, definito al punto 6 dell'accordo fra il governo e le regioni… sancito l'8 di agosto 2001».
Il problema era già stato affrontato dal decreto legislativo 124 del 1998 ai tempi del ministro Bindi e su pressione del Prc I con le seguenti norme:

  1. i direttori generali delle A-Usl devono stabilire e pubblicare i tempi massimi di attesa per le prestazioni;
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  3. se tali tempi vengono superati i cittadini richiedenti le prestazioni possono rivolgersi ai sanitari che svolgono la libera professione all'interno della struttura pubblica, a spese della medesima A-Usl.

Questo sistema non ha funzionato se non dove è stato rivendicato con iniziative di lotta (per avere un diritto! …): non vi è stata informazione, oppure è stato aggirato l'ostacolo stabilendo delle deroghe per le prestazioni che richiedevano le attese più lunghe. Il ministro ritiene che si può cavarsela semplicemente dando una nota di demerito ai direttori generali che non ridurranno i tempi in misura consistente.
Al contrario possiamo prevedere che si produrranno aumenti notevoli di costi e soprattutto aumenti consistenti di prestazioni, al colmo, mentre una parte di queste vengono tagliate per risparmiare… discrasia o idiozia?

Le fondazioni

Il secondo provvedimento annunciato (disegno di legge del governo collegato alla Finanziaria) stabilisce il passaggio degli Ircss (istituti di ricerca e cura a carattere scientifico) a fondazione, con l'esempio già avviato del Policlinico di Milano. Nella fattispecie il Policlinico diventa una fondazione senza fini di lucro; il patrimonio è quello attuale con dei partecipanti istituzionali quali il comune di Milano e la Diocesi e non istituzionali quali le fondazioni bancarie ed altri (i famosi mecenati cui allude il ministro Sirchia). Formuliamo alcune domande:

  1. dove sorge il diritto di regalare il patrimonio pubblico acquisito addirittura nei secoli (l'Ospedale Maggiore di Milano di cui fa parte il Policlinico è stato fondato nel 1473) ad una fondazione che seppure senza fini di lucro - fino a quando? - è un'entità privata ed autonoma?
  2. Dove sono questi mecenati che versano milioni di euro a titolo gratuito senza alcun altro fine?
  3. Che fine farà - soprattutto - il personale pubblico attualmente inquadrato con il contratto della sanità? E' stato interpellato su questa scelta?

Domande che hanno un'unica logica risposta: un altro pesante tassello verso la sanità privatizzata. In regione Lombardia il 18 febbraio per iniziativa del forum per la difesa della salute e con adesione del Prc, dei Verdi e di altre associazioni è stato celebrato il funerale della sanità pubblica con tanto di bara, banda degli ottoni e orazione funebre pronunciata da Vittorio Agnoletto.
Ci dobbiamo mobilitare per non dovere celebrare il medesimo funerale in altre regioni e a livello nazionale.

Fulvio Aurora
responsabile Sanità Prc
Milano, 5 marzo 2002
da "Liberazione"