Al Presidente del Consiglio Comunale di Seregno
Proposta di ordine del giorno urgente avente per oggetto:
IL CONSIGLIO COMUNALE DI SEREGNO
Presa
visione del Piano Socio Sanitario regionale approvato dalla Giunta della Regione Lombardia ed attualmente
all’esame del Consiglio Regionale
Considerato
che
- Le trasformazioni in senso privatistico del Servizio
Sanitario Regionale (SSR) iniziate con la legge 31 vengono portate alle estreme conseguenze ed ulteriormente
aggravate;
-
Lo strumento del Piano viene totalmente disatteso dalla
genericità degli indirizzi e dalla mancanza di progettualità concrete in tutti i campi di intervento;
- ogni scelta essenziale viene delegata alla Giunta Regionale;
Denuncia
- i principi di “sussidiarietà orizzontale”
e di “autosoddisfacimento” dei bisogni da parte dell’utente;
- gli strumenti dell’accreditamento e della DRG
così come sono oggi strutturati ed il loro ventilato allargamento all’ambito socio-assistenziale;
- la riduzione dei LEA - Livelli Essenziali di Assistenza
(in particolare a discapito di malati cronici ed anziani non autosufficienti) e la prospettiva di
mutue obbligatorie e assicurazioni private per coprire prestazioni che invece sono per legge a carico
del SSR;
- la perdita per le ASL di ogni residua capacità di programmazione;
- la privatizzazione di ospedali e istituti di ricerca
pubblici tramite la loro trasformazione in “fondazioni di partecipazione”;
- il progetto di trasformare la famiglia in un “produttore
solidale di risorse”;
Respinge
il Piano proposto dalla Giunta Regionale, nella sua totalità, perché fortemente lesivo
del principio costituzionale del diritto alla salute; nonché per l’indebito carico sanitario
che andrebbe ulteriormente a gravare sulle amministrazioni locali, unici enti di riferimento (a fronte
di una scarsità di risorse sempre più accentuata) per l’utente alla ricerca di sostegno;
CHIEDE
AL CONSIGLIO REGIONALE
- un
ritorno ai positivi principi e contenuti del SSN, con un aumento degli investimenti in termini economici
e di risorse umane in ambito pubblico;
- la
strutturazione di servizi e prestazioni sulla base dei bisogni del territorio, a partire dall’individuo
come soggetto di diritti certi ed esigibili;
- la
fine della politica degli accreditamenti e delle DRG, per un’inversione di logica nell’approccio
al problema della salute (l’ingresso del privato nel comparto socio-sanitario non può che provocare
una mercificazione della malattia, che diventa occasione di guadagno);
- il
mantenimento del pieno controllo pubblico degli ospedali e degli istituti di ricerca;
- la
centralità della prevenzione (che è cosa altra dalla diagnosi precoce) nella politica sanitaria, scelta
che ripropone l’essenzialità di una programmazione organica a livello regionale;
- la
piena assunzione da parte del SSR dell’assistenza a malati cronici ed anziani non autosufficienti
(RSA e servizi alternativi o complementari) ;
- il mantenimento e potenziamento delle strutture sanitarie
periferiche (consultori, distretti, centri riabilitativi) e della rete di servizi pubblici socio-educativi
(asili nido, centri di aggregazione, tempi per le famiglie etc.).