Dai freni delle auto alle tettoie in Eternit, un minerale che non perdona

AMIANTO.

L'amianto è un minerale utilizzato nel corso del '900, soprattutto nella seconda metà, per gli usi industriali più vari: freni e frizioni per auto, coibentante di civili abitazioni e carrozze ferroviarie, tettoie in fibrocemento (il famigerato Eternit prodotto dall'omonima ditta di Casale Monferrato).

La sua pericolosità è nota ormai da alcune decine di anni; è lungo l'elenco dei lavoratori esposti a fibre di amianto uccisi in tutto il mondo, non solo in Italia, da: - asbestosi, malattia assai simile alla silicosi (non è un tumore come erroneamente si crede) che colpisce i polmoni, portando progressivamente alla morte per insufficienza respiratoria cronica; - mesotelioma, rara forma di tumore altamente maligno che colpisce le membrane sierose, la pleura e, più raramente, il peritoneo; - carcinoma polmonare, per il quale esiste una sinergia di azione cancerogena di tipo esponenziale tra amianto e fumo.

Se l'asbestosi uccideva solo i lavoratori esposti a concentrazioni medio-alte di amianto, risparmiando la vita a quelli esposti a basse concentrazioni di fibre, il mesotelioma e il carcinoma polmonare possono colpire anche quest'ultima categoria di lavoratori e talvolta anche persone che non hanno mai lavorato l'amianto: clamorosi sono stati, nella seconda metà del secolo appena concluso, i casi delle mogli dei minatori sudafricani e di quelle dei lavoratori della ditta Eternit che lavavano le tute sporche di fibre, o i casi di cittadini abitanti vicino ai cantieri navali come a Trieste, Monfalcone, La Spezia.

Il mesotelioma della pleura non risparmia neppure lavoratori estranei alla produzione ma che vi sono stati indebitamente esposti per il deterioramento delle strutture in Eternit: è noto il caso di Ornella V., maestra di scuola materna nell'hinterland fiorentino, ammalatasi probabilmente (la magistratura sta indagando dopo aver ricevuto la documentazione di un'inchiesta da parte dell'Asl di Firenze) per l'esposizione, durata oltre 20 anni, a fibre liberatesi da una tettoia di Eternit per il suo progressivo deterioramento.

Da qualche tempo le tettoie di Eternit non uccidono solo per tumori: il geometra Walter C. è morto volando giù da un'altezza di circa 8 metri per lo sfondamento di una tettoia sulla quale stava eseguendo un sopralluogo in vista dell'esecuzione di lavori di manutenzione ("Liberazione" ne ha dato notizia).

Altri 4 casi di analoghi infortuni avvenuti sempre nell'hinterland fiorentino, solo per circostanze fortunate non sono risultati mortali: si sono risolti con gravi fratture e con una lunga assenza dal lavoro. Le violazioni della normativa di sicurezza sia per le patologie professionali sia per gli infortuni è alla base del prezzo di sangue che i lavoratori pagano all'amianto killer.

L'amministrazione comunale che non si accorge per anni di fibre “svolazzanti” nei locali della scuola materna, le imprese edili che non prendono precauzioni nella salita dei lavoratori su tettoie sempre più friabili, sono parimenti responsabili sia nel caso di ignoranza, sia quando risparmiano sui costi delle misure di sicurezza.

Il progressivo invecchiamento delle strutture in Eternit (tutta l'Italia ne è piena) rappresenta una bomba ad orologeria per cui è necessaria la massima informazione di lavoratori e cittadini.

La rimozione progressiva di tutto l'Eternit (meglio sarebbe di tutto l'amianto nei suoi più svariati usi) ancora presente sul territorio («per la fuoriuscita dall'amianto», recitava un fortunato slogan dei primi anni '90) è l'unico modo sicuro per disinnescare tale bomba, che altrimenti continuerà a colpire con tumori e incidenti sul lavoro. Il Decreto Legge 277 del 1991 prevede la redazione di Piani di sicurezza sui quali deve pronunciarsi la Asl competente per territorio. Spesso però il contenuto del Piano, formalmente corretto, non viene rispettato.

La rimozione, il trasporto e lo smaltimento di questo minerale sono procedimenti che richiedono particolare cautela e specializzazione: i costi di questa opera di bonifica sono inevitabilmente alti, sebbene non comparabili con la pericolosità del mantenimento in sede dell'amianto.

E' necessario quindi, accanto ad una campagna di sensibilizzazione, prevedere un piano di sostegno economico per quei soggetti, pubblici e privati, che iniziano l'opera di bonifica delle proprie strutture; ovviamente tali fondi verranno elargiti solo a coloro che non hanno violato la normativa di sicurezza e che non hanno avuto a carico dei lavoratori dipendenti infortuni o malattie professionali.

Beppe Banchi e Gino Carpentiero
Medicina democratica, Firenze
Roma, 12 gennaio 2001
da "Liberazione", 12 gennaio 2001.