Precarizzazione e roduzione degli spazi di libertà

Lo smantellamento e la "confessionalizzazione" della scuola pubblica italiana

Da oltre un decennio è in atto nella scuola italiana un processo di precarizzazione del personale docente ed ATA teso a ridurre in maniera drastica i lavoratori e limitare profondamente gli spazi di libertà di insegnamento (cfr il tentativo di controllo governativo sui libri di storia).

L'espulsione dei precari della scuola ha subito un'accelerazione pesantissima negli ultimi mesi con il tentativo di portare, spesso in maniera coatta e illegale, le cattedre a 24 ore e con il blocco delle assunzioni e del turn over.

In questo scenario aziendalista, che vede sempre di più il sapere come una merce da acquistare, l'università come un privilegio e la scuola come un'azienda dove devono prevalere logiche concorrenziali e gerarchiche volte a distruggere la comunità insegnante e la collegialità dei percorsi formativi, in questo scenario di cruda espulsione dei precari dopo anni di lavoro, si è aggiunto -in questo clima prenatalizio- un regalo avvelenato che stravolge la laicità dell'istituzione scolastica, i principi costituzionali e il fondamento del diritto del lavoro.

Legge di parità e inserimento in ruolo degli insegnanti di religione

Se un primo passo verso l'affossamento della scuola statale era stato già compiuto dal centro-sinistra con la promulgazione della legge di parità (n. 62, del 10 marzo 2000) che garantiva il diritto alle scuole private “paritarie” di usufruire dei finanziamenti statali (contravvenendo al dettato costituzionale dell'art. 33 che riconosce la possibilità di istituire scuole private “senza oneri per lo Stato”), ora siamo ad un ulteriore grave attacco al sistema nazionale dell'istruzione e alla laicità dello Stato: la Camera ha approvato il 5 dicembre la legge per l'assunzione a tempo indeterminato degli insegnanti di religione e, come è evidente già dall'art. 1, a questi insegnanti si applicano le stesse norme di stato giuridico e il trattamento economico previsti dalle norme legislative in materia d'istruzione e dalla contrattazione collettiva: “Ai fini dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali di ogni ordine grado, quale previsto dall'Accordo che apporta modificazioni al Concordato lateranense e relativo Protocollo addizionale, reso esecutivo ai sensi della legge 25 marzo 1985, n. 121, e dall'intesa tra il Ministro della pubblica istruzione e il Presidente della Conferenza episcopale italiana, resa esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985, n. 751, e successive modificazioni, sono istituiti due distinti ruoli regionali, articolati per ambiti territoriali corrispondenti alle diocesi, del personale docente e corrispondenti ai cicli scolastici previsti dall'ordinamento”.

Gli insegnanti di religione diventano dunque docenti statali a tutti gli effetti, con il vantaggio che a loro verrà riservato un contingente che corrisponde alla “consistenza della dotazione organica degli insegnanti di religione cattolica, articolata su base regionale, determinata nella misura del 70 % dei posti d'insegnamento complessivamente funzionanti ”(art. 2, c. 1).

Non solo ma addirittura l'assunzione a tempo indeterminato degli insegnanti di religione verrà “disposta dal dirigente regionale, d'intesa con l'ordinario diocesano competente per territorio” (art. 3, c. 8), contravvenendo anche qui alle più elementari norme costituzionali e del diritto del lavoro. Da quando infatti un funzionario di un altro stato (come in questo caso lo stato vaticano) può interferire con un altro funzionario statale nazionale nell'espletamento delle sue funzioni istituzionali? E ancora: la chiamata per un contratto a tempo indeterminato nello stato non avverrà attraverso un pubblico concorso aperto a tutti/e i cittadini/e ma verrà subordinata al placet del vescovo.

L'insegnante di religione è poi sottoposto contemporaneamente alla disciplina del codice civile e a quella del codice canonico perché, qualora il suo lavoro fosse ritenuto poco coerente con la dottrina cristiana (oppure per strategia di assunzione clericale nello stato…), il docente verrebbe rimosso dal suo incarico dall'ordinario diocesano e non potendo essere licenziato si trasferirebbe su altra classe di concorso per andare ad occupare i posti vacanti che di diritto spetterebbero ai precari della scuola. In questo modo l'assunzione a tempo indeterminato dei docenti di religione cattolica si configura come un passaggio strumentale per far entrare nella scuola docenti selezionati a priori dall'autorità ecclesiastica. Un rinnovamento della classe docente di chiara matrice ideologica che spazza via diritti acquisiti e il principio di uguaglianza. Oltre alla discriminazione il caporalato clericale!

E' inutile in questo caso appellarsi al Concordato fra Stato e Chiesa del 1984 (quello firmato da Craxi) perché l'interpretazione delle successive sentenze della Corte Costituzionale (n. 203/1989; n. 13/1991; n. 290/1992) sanciscono alcuni principi fondamentali nel pieno rispetto del dettato costituzionale, e cioè che “ i principi dell'ordinamento costituzionale hanno una valenza superiore ad altre norme o leggi, che la laicità dello Stato è un principio supremo, che va salvaguardata la libertà di religione e dalla religione, che la religione cattolica non è più la religione dello Stato italiano, che l'insegnamento della religione cattolica non è obbligatorio e che questa non obbligatorietà non rende né equivalenti né alternativi questa disciplina e qualsiasi altro impegno scolastico, e che non sono ammessi atti di culto in orario scolastico (da un comunicato del “Comitato per la Scuola della Repubblica” del gennaio 2002)

Ma qual e' la sorte degli altri precari?

La CM 82 (luglio 2002) della ministra Moratti sul blocco delle immissioni in ruolo per gli oltre 200.000 precari italiani preparava tempi difficili per la scuola italiana, restringimenti eccezionali, che preconizzavano i feroci tagli finanziari ora in atto nel DPEF in discussione al Senato, ma che invece questo nostro ministro dell'economia avesse trovato i fondi per immettere in ruolo ben 21.000 docenti di religione, istituzionalizzando la loro classe di concorso, questo francamente non ce lo saremmo aspettato.

Pensavamo infatti che questo diritto fosse negato a tutti democraticamente!!!!!

Il crocifisso

Oltre alla sentenza della Corte Costituzionale n. 203 del 1989, che stabilisce come supremo il principio della laicità dello Stato, nella sentenza 439/2000 della Corte di Cassazione IV sezione penale si cancellano tutte le norme precedenti relative alla facoltà/obbligo di introdurre il crocifisso negli uffici pubblici, e dunque anche nelle scuole. E il MIUR dovrebbe cercare di rispettare e garantire quanto previsto da questo provvedimento, invece di creare motivi di attrito e conflitto su questo argomento!!!!!

La finanziaria e i finanziamenti alla scuola privata

Non è un caso che contemporaneamente la mannaia del decreto-taglia spese (n. 194/2002) abbia colpito i già esigui fondi per la scuola previsti dall'art. 23 della Finanziaria, ma che abbia fatto eccezione per la scuola non statale, questo è ancora più assurdo!!! Così leggiamo su Italia Oggi di martedì 17 dicembre 2002: “Il decreto sugli istituti privati lascia invariati i tagli che riguardano gli altri capitoli di spesa dell'istruzione, tali da raggiungere 800 milioni di euro: circa 12 milioni di euro tolti all'attività formativa destinata agli adulti, una defalcazione del capitolo per l'igiene e la sicurezza di quasi 18 milioni di euro sui 20,76 disponibili, mentre passano da 65 a 44 milioni di euro le risorse per l'aggiornamento … E nonostante i tagli siano stati in alcuni casi superiori al 15% previsto dalla legge, difficilmente saranno conseguiti i risparmi indicati dal decreto salva deficit. Le risorse finanziarie non ancora spese sarebbero infatti inferiori ai tagli auspicati da Tremonti”

Non si capisce però come mai Tremonti -in un clima di tagli indiscriminati ed indecenti alla scuola, all'università e alla ricerca- abbia trovato almeno 90 milioni di euro in tre anni per le scuole non statali!

Se questi soldi ci sono lo stato dovrebbe garantirli per la scuola pubblica e non a quella privata.

Organizziamoci per impedire lo scempio in atto contro la scuola pubblica, contro il pensiero critico e il sapere laico, e salviamo dai tagli i 200.000 precari della scuola del nostro paese!!!!

Coordinamento Nazionale Precari Cobas
Roma, 23 dicembre 2002