Educazione e repressione

I MESSAGGI DI SAN PATRIGNANO.

Il disagio scolastico nel quadro ideologico educativo - repressivo del centro destra

Dice McLuhan: “Il messaggero è il messaggio”. Va tenuto presente quando si parla della scelta della Moratti di convocare i ministri europei dell’educazione a San Patrignano per discutere di disagio scolastico. In questo caso il messaggero è una comunità: San Patrignano, struttura privata contro le tossicodipendenze, comunità chiacchierata anche per i metodi repressivi.

I messaggi che ne escono sono almeno quattro:

1° messaggio: la privatizzazione.

L’unica soluzione è la privatizzazione. Non interventi pubblici ma supporto pubblico a interventi privati. Non è una novità: privato è bello, privato è efficiente, privato è efficace. Come San Patrignano, appunto, con la sua fama in bilico tra inferno repressivo e ghetto dorato. Se ne è parlato fin troppo.

2° messaggio: la drammatizzazione.

Per la privatizzazione si poteva scegliere una qualsiasi scuola privata di prestigio. La nostra ministra lo aveva già fatto in altra occasioni. No: ha scelto San Patrignano. Certo per esperienze, forse disgrazie, personali, ma il messaggio che ne esce è: il disagio giovanile porta alle tossicodipendenze. Vero in parte, ma troppo categorico e di pessimo gusto. Sarebbe come fare un convegno medico sull’epatite all’Istituto dei Tumori.

3° messaggio: la segregazione.

San Patrignano è un mondo a parte, quasi totalmente autosufficiente. Chi lo ha visitato ne parla come di uno stato nello stato. Il messaggio è: separare le mele marce dal resto del cesto è il rimedio, la metodologia didattica, la pedagogia. Isolare prima di tutto, perché il disagio è visto come patologia non come fatto immanente la dialettica socioeducativa. E’ la costruzione del “diverso”.

4° messaggio: la repressione.

San Patrignano è struttura chiacchierata per i metodi repressivi. C’è scappato anche il morto in passato. E la tolleranza zero è la sua filosofia. Si può essere d’accordo o meno sulla sua efficacia, ma è così.

La scelta di San Patrignano diventa dunque un manifesto. Ma non il manifesto di una scuola futuribile. Quello della scuola in fieri. Chi si era illuso di avere di fronte una destra, per così dire, amministrativa deve ammettere di essersi sbagliato. Ancora una volta la destra è politica e culturale e la cultura di destra vuole modellare una società.
In che modo lo si vede:

Privatizzazione.

Tagli alle scuole statali, finanziamenti alle scuole private. Alla fine chi non si accontenta di quello che passa il convento sarà persino costretto a iscriversi a una scuola privata. E chi dovrà accontentarsi per mancanza di mezzi e di risorse, peggio per lui.

Drammatizzazione.

Allarmismo: i giovani sono in pericolo nelle scuole e nella società. Così come la società è assediata dalla delinquenza, dall’immigrazione e dalla prostituzione. La psicosi deve servire a mettere in primo piano ordine e sicurezza.

Segregazione.

E’ la metodologia del mondo a parte. A ciascuno il suo mondo. Si comincia a separare il diverso dal normale, poi il disagiato dall’agiato, poi il bocciato dal promosso, poi l’operaio dal dirigente. Per i secondi ci sarà la scuola normale per gli altri percorsi di attività aggiuntive, classi passerella, formazione al lavoro, financo formazione alla formazione al lavoro ecc.

Repressione.

E’ gabellata come il mezzo, ma in realtà è il fine. E’ direttamente connessa allo sfruttamento delle paure, enfatizzate da allarmismo e drammatizzazione, dei ceti proprietari( furti nelle case, delinquenza, prostituzione nelle strade), ma anche dei genitori ( la droga che circola nelle scuole). E’ repressione materiale: la polizia davanti alle scuole con la scusa della droga, le incursioni all’interno all’insaputa di docenti e dirigente scolastico, come è successo al Liceo Virgilio di Roma. E’ repressione culturale: con la scusa della droga si attaccano cantanti e musicisti, così come sono attaccati i libri di storia con l’accusa di comunismo. In una parola è censura!

C’è bisogno di andare oltre?

Pino Patroncini
Roma, 6 ottobre 2003