Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS - Scuola.
Come era prevedibile, il documento sulla scuola dell’Unione non preannuncia alcuna rottura sostanziale con la politica morattiana e con quella del precedente governo di centrosinistra, ma ricalca invece fedelmente le linee-guida dell’impostazione berlingueriana.
Non solo non vi si parla di abrogazione della controriforma Moratti e delle varie ignominie tipo tutor, portfolio, scheda di valutazione, né di difesa del tempo pieno; non solo si ripropone la separazione tra scuola e avviamento al mestiere (seppure spostata a 16 anni) e la distruttiva regionalizzazione dell’istruzione; ma neanche una parola viene dedicata alla legge di parità scolastica che ha messo sullo stesso piano le scuole di tutti/e con le scuole divise per censo e per fede, e nemmeno si preannuncia la cancellazione dei finanziamenti alle scuole private e della piena liberalizzazione del "mercato-scuola" che in questi giorni persino la Cgil, che pure appoggiò la legge di parità, ha denunciato come una "rivoluzione negativa" ancor più distruttiva della controriforma. Niente infine si dice sulla rinnovata arroganza del Vaticano, impegnato ad imporre una "scuola-parrocchia" ove la religione sia materia obbligatoria e i docenti di tale materia gli unici con il posto garantito. Secondo l’Unione, la salvezza ci verrebbe dalla sedicente "autonomia scolastica", quel catastrofico meccanismo berlingueriano che ha avviato le scuole-aziende, la gerarchizzazione e frammentazione di docenti ed Ata, la trasformazione dell’istruzione in merce, lo strapotere dei presidi.
Se questo resterà il programma dell’Unione, in caso di vittoria del centrosinistra sarà necessaria una mobilitazione almeno pari a quella messa in campo contro la politica morattiana, se vorremo davvero difendere e migliorare la scuola pubblica. Intanto, però, come Cobas (ma proponiamo a tutto il popolo della scuola pubblica e alle strutture organizzate di gestirla con noi) lanciamo una Petizione popolare indirizzata al parlamento e al governo che si costituiranno dopo le prossime elezioni affinché essi diano attuazione alla pressante richiesta di docenti, Ata, studenti, genitori e cittadini/e, di abrogazione e cancellazione di leggi e provvedimenti altamente nocivi per il carattere pubblico, laico ed inclusivo della scuola. Intendiamo raccogliere una valanga di firme per:
I/le sottoscritti/e rivolgono la seguente Petizione popolare al parlamento ed al governo che si costituiranno dopo le prossime elezioni di primavera, affinché essi diano attuazione alla pressante richiesta, ripetutamente espressa da docenti, Ata, studenti, genitori e cittadini/e impegnati/e a difendere e migliorare la scuola pubblica, di abrogazione e cancellazione di leggi e provvedimenti nocivi per il carattere pubblico, laico e inclusivo delle istituzioni scolastiche italiane. I/le sottoscritti/e firmano per:
Art. 1 - La Legge 28/3/2003 n°53, con eccezione dell’art. 7, comma 12, ed i relativi decreti attuativi sono abrogati.
Art. 2 Gli oneri derivanti dalla presente legge sono coperti con la corrispondente riduzione delle spese militari previste nel relativo capitolo di bilancio.
Art. 3 La presente legge entra in vigore alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Dal 2003 al 2005 sono stati previsti complessivamente oltre 3 mila milioni di euro in meno per la scuola pubblica, con tagli pesantissimi agli organici. La Finanziaria 2006 ha imposto ulteriori tagli per una cifra di 1.068 milioni di euro, equivalente al 28% delle risorse complessive destinate alla scuola. I tagli determinano la perdita della continuità didattica, l’aumento del numero degli alunni per classe (sino a 28 - 30), la diminuzione di insegnanti ed Ata, la fusione delle classi intermedie, incrementando la dispersione scolastica e la dequalificazione della scuola pubblica. Contestualmente, la Finanziaria 2006 ha regalato un fondo ulteriore di 200 milioni a chi iscriverà i propri figli a scuole private: 150 milioni di euro in più, ed altri 50 milioni destinati ai genitori che preferiscono materne e asili nido privati oltre ai finanziamenti già previsti dalla legge di parità.
I finanziamenti alle scuole private sono sottratti alla scuola pubblica, provocando sempre maggiori difficoltà nella gestione degli istituti: ne chiediamo l’annullamento totale, accompagnato da massicci investimenti nella scuola pubblica a partire dalla prossima Finanziaria.
All’interno del D.L.vo del 17/10/2005, l’inserimento della religione nella parte dell’orario
obbligatorio impone allo studente la frequenza o la scelta della materia alternativa - qualora
sia garantita dalle scuole - escludendo la possibilità di avvalersi delle altre opzioni finora
possibili (studio individuale o uscita dalla scuola durante l’ora).
Queste infatti inciderebbero
sulle assenze complessive, che non possono superare un quarto dell’intero anno scolastico,
mettendo gli studenti a rischio di non promozione. La destinazione della religione nelle quote
obbligatorie dell'orario complessivo delle scuole superiori e la reintroduzione della religione
nel documento delle scuole elementari e medie comporta che l'insegnamento della religione
cattolica torna ad assumere il vincolo dell’obbligatorietà.
Chiediamo l’abrogazione di ogni norma o riferimento legislativo che comporti il ripristino dell’obbligatorietà dell’insegnamento della religione cattolica e di qualsiasi altra religione, in difesa della laicità e del pluralismo culturale della scuola pubblica.
Gli insegnanti di religione vengono immessi nella scuola pubblica tramite indicazione insindacabile delle Curie cattoliche. Ma fino al decreto del 22 dicembre 2004, collegato alla 186/2003 e all’art. 3 della Finanziaria per il 2004, uscivano dalla scuola se la Curia non rinnovava l’incarico. Tale decreto stabilisce invece, incredibilmente, che gli insegnanti di religione sono gli unici docenti italiani ad avere il posto fisso per sempre, perché se la Curia non rinnova l’incarico, è obbligo dell’istituzione scolastica garantire ad essi un posto su una qualsiasi altra cattedra. Il conseguente piano triennale ha garantito l’assunzione stabile di 9.229 insegnanti di religione cattolica nell’estate scorsa, di altri 3.077 dal primo settembre 2005, ed infine altri 3.077 dal settembre 2006, per un totale di 15.383 per una materia che dovrebbe essere facoltativa. Tutto questo mentre i precari iscritti da anni nelle graduatorie permanenti dovranno accontentarsi di non più di 30mila assunzioni per tutte le materie tra il 2006 e il 2008. Dunque, la differenza tra precari la fa il vescovo: gli insegnanti di religione cattolica hanno una corsia preferenziale rispetto agli altri!!!
Eliminiamo la insopportabile discriminazione di trattamento tra insegnanti precari “normali” e quelli protetti dalle diocesi e dalle gerarchie ecclesiastiche.