Legge Finanziaria 2007

Non si può mortificare così la scuola pubblica

«Quel che è certo è che la scuola pubblica non può essere mortificata, ci vogliono caso mai più risorse, non meno risorse, e più consenso.»

Titti De Simone

Ci sono diverse buone ragioni per sottoscrivere l’attuale delusione dei sindacati della scuola circa gli interventi proposti dal governo, e in particolare dagli ambienti del Tesoro, su alcuni articoli della legge Finanziaria che riguardano l’istruzione. Le note dolenti sono tre e su tutte e tre il Prc chiede che ci siano interventi correttivi, che vadano nella direzione di scongiurare ipotesi di ulteriori tagli che comprometterebbero la qualità del sistema pubblico. Un punto per noi inaccettabile.

La prima questione riguarda concretamente gli effetti che potrebbe causare la manovra, attraverso l’innalzamento del numero di alunni per classe con il rischio di una notevole contrazione del numero di cattedre nei prossimi anni. Ovvero meno insegnanti.

A questa si aggiunge la proposta di eliminazione delle graduatorie permanenti dal 2010, che seppure non abbia alcuna implicazione sulla spesa, prefigura uno scenario quantomeno poco chiaro di reclutamento, e di certo non sufficientemente delineato con le parti sociali. E ciò anche a fronte del numero di precari storici e sissini che aspetta di essere immesso in ruolo nei prossimi anni, oltre alle tanto attese 150 mila immissioni in ruolo previste finalmente da questa Finanziaria. Le quali fra l’altro copriranno in buona parte il numero di pensionamenti previsto, comportando un risparmio notevole per le casse dello Stato. Un cambiamento delle regole di reclutamento, che in ogni caso non potrà essere retroattivo, anche secondo noi è materia che dovrebbe essere espunta dalla Finanziaria e rimandata ad un confronto più approfondito.

Queste due questioni da sole rischiano di trasformarsi in un problema molto serio per tutta l’Unione che ha un forte rapporto con il mondo della scuola, le sue maggiori organizzazioni sindacali, le associazioni, e si è assunta degli impegni precisi nel programma. Non si possono imporre nuovi tagli, non si può dunque intervenire in termini di razionalizzazione tout court, con un piglio ragionieristico che non tiene conto delle reali esigenze improntate sulla qualità del sistema e del diritto allo studio. Penso per esempio al rapporto fra alunni diversamente abili e insegnanti che va nettamente migliorato, nonché alla costituzione dei posti nella scuola dell’infanzia e primaria e delle cattedre della scuola secondaria sulla base delle modalità ancora in atto, e alla funzionalità delle scuole, attraverso la riconduzione all’organico di diritto, ovvero alle reali esigenze. Ciò è ancor più irragionevole a fronte di alcuni emendamenti presentati in queste ultime ore, che tentano di aumentare i finanziamenti alle scuole non statali rispetto alla riduzione prevista dalla Finanziaria.

Oltre a ribadire che questo è per noi inaccettabile abbiamo posto questi punti critici sotto la lente di alcuni emendamenti correttivi che discuteremo a partire da oggi nella commissione competente della Camera e che vanno nella direzione di scongiurare ulteriori tagli agli organici. Inoltre, non mettiamo in secondo piano il tema dell’innalzamento dell’obbligo che vogliamo inquadrare più correttamente nella Finanziaria, sulla base di quanto scritto nel programma.

Riteniamo che questi nodi andranno affrontati in sede politica all’interno dell’Unione, e nel suo rapporto con le parti sociali, così come è avvenuto complessivamente per le politiche economiche e per la parte delle pensioni. Quel che è certo è che la scuola pubblica non può essere mortificata, ci vogliono caso mai più risorse, non meno risorse, e più consenso. Queste modifiche sono per noi una priorità, perché i tagli sarebbero in contrasto con un impianto della legge finanziaria che è anche di sviluppo oltre che di risanamento.

Il rilancio della scuola è una priorità per tutta l’Unione come testimoniato dal programma. Un punto strategico. Vorrei ricordare che questo mondo ha contribuito enormemente alla sconfitta elettorale di Berlusconi e della “sua” scuola subalterna all’impresa. I punti avanzati che si sono realizzati al tavolo dell’Unione circa il superamento delle politiche dell’allora ministra Moratti hanno rappresentato un livello alto del rapporto fra questa maggioranza e un pezzo fondamentale di società, che oggi non è disposta a ingoiare giustamente più nulla.

Titti De Simone
Roma, 17 ottobre 2007
da "Liberazione"