Buono scuola 2002 in Lombardia

Analisi dei dati e commento

Anche quest’anno abbiamo analizzato i dati relativi all’erogazione del buono scuola. Soldi pubblici, usati per agevolare solo le famiglie i cui figli frequentano le scuole private.

Il 4 aprile è scaduto il temine per la presentazione delle domande per il contributo regionale (buono scuola) per l’anno 2002/2003. Il regolamento per ottenere tale contributo è identico a quello dell’anno passato: nel 2003 il buono scuola regionale produrrà quindi un risultato identico a quello del 2002, che di seguito illustriamo e commentiamo.

L’analisi sull’erogazione del buono scuola 2001/2002 dimostra, come avevamo previsto, il perpetuarsi, anzi, l’accentuarsi di una situazione:

  1. di grave discriminazione nei confronti degli alunni delle scuole pubbliche;
  2. decisamente premiante nei confronti di famiglie ricche che non avrebbero alcun bisogno di contributi regionali;
  3. preoccupante per la superficialità con cui vengono erogati contributi a famiglie che, pur mandando i figli alle scuole private, dichiarano redditi paurosamente bassi, tali da configurare situazioni di vera e propria disperazione economica.

Presentiamo questi dati con l’intenzione di modificare radicalmente l’attuale stato di cose e con la determinazione di chi non si rassegna all’uso maldestro di ingenti risorse economiche nel campo dell’istruzione, soprattutto di fronte allo stato di estrema sofferenza in cui versa la scuola pubblica.

Analisi dei dati

  1. Il grado di copertura del buono scuola rappresenta una percentuale di studenti iscritti a scuole private inferiore all'8% degli studenti lombardi iscritti alle scuole di ogni ordine e grado. Questa piccola fascia di utenti assorbe 36.417.506,26 Euro pari a 69.730.394.528 Lire, laddove la legge regionale per il diritto allo studio, che riguarda il 100% degli studenti, viene finanziata con 7.075.460,02 Euro (13.700.000.973 Lire).
    Sono pervenute 51.131 domande, ammesse e finanziate 48.489. Di queste, 47.994, ovvero il 99% dei beneficiari, sono famiglie di studenti che frequentano scuole non statali, lo 0,8% dei beneficiari sono famiglie di studenti delle scuole civiche, le cui rette si aggirano intorno alle 500.000 lire annuali, e lo 0,2% dei beneficiari sono famiglie di studenti delle scuole statali.
  2. La scelta della Giunta, recepita dal decreto del Direttore Generale del 30 gennaio 2001, è stata quella di utilizzare parametri riferibili alla normativa ISEE. Utilizziamo il termine "riferibil" perché siamo di fronte ad una “libera interpretazione” dei criteri ISEE: sono infatti esclusi dal calcolo i redditi derivanti dai patrimoni e si tiene conto solo dei redditi da lavoro.
    E’ chiaro che in questo modo diventa impossibile stabilire l’effettiva situazione economica del nucleo familiare. Annullando il meccanismo perequativo dell’ISEE, si perviene ad un risultato addirittura peggiorativo rispetto alla situazione registrata l’anno passato.
    Il meccanismo ISEE, applicato parzialmente, ha prodotto infatti l’innalzamento del reddito pro-capite. Quest’ultimo si innalza per i nuclei familiari numericamente più significativi, quelli da 1 a 5 componenti, che rappresentano il 97,17 dei beneficiari (come risulta dalla Tabella1). L’anno passato sono state escluse poco più di 2000 domande di famiglie richiedenti con la motivazione che superavano la soglia di reddito procapite (60.000.000 Lire), famiglie che sono rientrate quest’anno in virtù dell’indicatore ISEE.

    E’ interessante poi comparare le tabelle sulle fasce e gli scaglioni di reddito.

    La prima (denominata schemagiunta) è quella ufficiale dell’assessorato e sostiene la tesi secondo la quale:

    1. il buono scuola è lo strumento che permette alle famiglie meno abbienti di poter mandare i propri figli in una scuola privata e attuare così la libera scelta;
    2. la maggior parte dei beneficiari sono nuclei famigliari a basso reddito.

    La seconda (denominata fascedireddito), da noi impostata, permette di scoprire come stanno veramente le cose attraverso un semplice ragionamento:

    1. consideriamo meno abbienti tutti i beneficiari che dichiarano un reddito da 0 fino a 30.000.000 L: costoro rappresentano l’11,31 dei beneficiari;
    2. consideriamo la fascia reddituale superiore a 30.000.000 e fino a 60.000.000 reddito da lavoro dipendente: 23,83 dei beneficiari;
    3. diciamo che nella fascia da 60 a 100 milioni ci sono le famiglie benestanti: 33,50% dei beneficiari;
    4. consideriamo ricchi i nuclei compresi nella fascia superiore a 100 milioni: 32,31% dei beneficiari.

    A beneficiare di un rimborso del 50% sono solo 8255 famiglie sulle 48.489 che hanno ottenuto il buono scuola.

    Possiamo quindi affermare che il 65% dei beneficiari del buono scuola non sono i poveri ma famiglie con redditi alti… molti alti.

    Coloro che sono collocati nelle fasce alte (>100 milioni) sono 15.667, beneficiano di 11.908.166,81 e assorbono da soli un finanziamento superiore a quello che la regione Lombardia assegna sul capitolo “diritto allo studio”.

  3. Un dato allarmante reso ancora più grave dalla distorta applicazione dell’ISEE è l’aumento del numero di famiglie che dichiarano redditi familiari inferiori a 0 lire e da 0 a pochi milioni di lire (vedi tabella fascedireddito).Siamo in presenza di situazioni familiari “disperate” o in odore di evasione fiscale!Se così fosse il danno sarebbe clamoroso percependo costoro un rimborso del buono scuola pari al 50% della spesa sostenuta. Si premia l’evasione! Si vedano i dati riportati nella tabella fascereddito.

E’ una situazione che già abbiamo denunciato: non è successo nulla, anzi quest’area si è allargata. Lo scorso anno i redditi da – 0 a 120 mila lire erano 454, quest’anno sono 512.
Presentiamo, pertanto, in Consiglio Regionale una mozione urgente per chiedere alla Giunta i controlli reddituali previsti dalla normativa nazionale(1), con la denuncia alle autorità competenti delle dichiarazioni mendaci e la revoca immediata il contributo erogato.


1 "Gli enti erogatori controllano, singolarmente o mediante un apposito servizio comune, la veridicità della situazione familiare dichiarata e confrontano i dati reddituali e patrimoniali dichiarati dai soggetti ammessi alle prestazioni con i dati in possesso del sistema informativo del Ministero delle finanze. A tal fine possono stipulare convenzioni con il Ministero delle finanze. L'ente erogatore provvede ad ogni adempimento conseguente alla non veridicità dei dati dichiarati. Le amministrazioni possono richiedere idonea documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati, anche al fine della correzione di errori materiali o di modesta entità”. Inoltre,il DPCM 7 maggio 1999, 4 aprile 2001 all’art. 7 recita testualmente “Nell'ambito dei controlli di cui all'articolo 4, comma 7, del decreto legislativo n° 109 del 1998 […] in caso di omessa o infedele dichiarazione dei redditi gli enti erogatori conseguano idonea notizia per i provvedimenti di competenza ai fini dell'eventuale revoca dei benefici concessi".

PRC - Lombardia
Milano, 15 aprile 2003