BUONO SCUOLA, PRIVILEGIO DI POCHI A SCAPITO DEL DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI I RAGAZZI LOMBARDI.

La scuola di Formigoni: 148 milioni di euro ai privati

La denuncia di Rifondazione in Lombardia: il buono scuola finanzia il 6% degli studenti, in maggioranza abbienti, a scapito di un milione di giovani e delle loro famiglie

Non è indecente famiglie con redditi da 150mila euro e oltre prendano un “buono scuola” per mandare i figli negli istituti privati?
Non è indecente che gli istituti privati beneficiari del buono scuola ricevano 667 euro anno per alunno, mentre tutti gli studenti lombardi ne hanno solo sette a disposizione?
La risposta è ovvia, ma non per la Regione Lombardia, che ha riservato l’anno scorso 80 miliardi delle vecchie lire alle famiglie di 63.059 ragazzi frequentanti scuole private (al 99,30%) e sette milioni di euro per il diritto allo studio del restante milione di ragazzi.
«Tanti soldi pubblici nelle mani di pochissimi, attentamente selezionati, e briciole per tutti gli altri», hanno commentato Mario Agostinelli, Luciano Muhlbauer e Tina D’Amicis, del gruppo lombardo di Rifondazione in Regione autori della denuncia.

Non solo, ma il finanziamento al buono scuola aumenta di anno in anno, sommando quattro anni di bilancio si arriva alla cifra di 148 milioni di euro a fronte di 27 per il diritto allo studio. Una politica di sostegno non solo all’educazione privata, ma diretta alle famiglie più abbienti: il 70% dei beneficiari del 2005 sono in fascia redditi da medi a molto alti, mentre solo il 6% dichiara redditi bassi. Volete la riprova? L’84% delle famiglie ha ottenuto solo il 25% di rimborso delle rette scolastiche private, perché per il resto poteva provvedere autonomamente. Abbastanza ovvio, perché il meccanismo del buono è a rimborso, quindi prima si paga di tasca propria e poi si recupera. E chi se lo può permettere? Per il centrodestra il buono scuola doveva servire ad aumentare la “libertà di scelta” della famiglie per l’istruzione dei propri figli, secondo il noto paradigma della sussidiarietà di marca lombarda, ma guardando le cifre l’obiettivo è completamente fallito: meno del 7% degli studenti infatti ha lasciato le scuole pubbliche per quelle private. Difficile dire se sia il meccanismo degli indici reddituali che, liberamente reinterpretati dalla giunta Formigoni, non calcolano i patrimoni favorendo i redditi alti o l’assenza di una domanda di scuola privata da parte delle famiglie. Sta di fatto che la debacle è totale. «Direi anche peggio - commenta il consigliere regionale Luciano Muhlbauer - si tratta di puro clientelismo che finanzia con soldi pubblici famiglie che non hanno bisogno di alcun aiuto per esercitare la propria libera scelta e spesso abitano in via Monte Napoleone o Galleria san Babila». A spulciare, si potrebbe trovare anche qualche beneficiario illustre del buono scuola lombardo, ma lasciamo stare.

Il tutto mentre la scuola lombarda subisce dall’ultima finanziaria del governo un taglio del 40% delle risorse, ridotto magicamente della metà dopo la candidatura della ministra dell’Istruzione, Letizia Moratti, a sindaco di Milano. «Compito della regione è la promozione dell’accesso all’istruzione di tutti i cittadini lombardi, con una gestione equa delle risorse pubbliche destinate al diritto allo studio - ha commentato Mario Agostinelli, capogruppo in Regione del Prc - le ingenti risorse del buono scuola andrebbero investite sui tassi di abbandono scolastico, sul disagio sociale e per iniziative destinate a tutti gli studenti come una carta per agevolare l’uso dei trasporti pubblici, la fruizione di cultura, l’acquisto di libri». Il caso lombardo doveva essere l’esempio per il resto d’Italia. Questi sono i dati. Sul buono scuola il governo Berlusconi aveva affossato un ricorso di costituzionalità, a un eventuale futuro ministro dell’Unione rilanciarne l’abolizione.

Claudio Jampaglia
Milano, 23 febbraio 2006
da "Liberazione"