In libreria l'Elogio dell'istruzione pubblica, del 1791

Due secoli fa contro Letizia Moratti

Jean Marie Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet

In tanti, specialmente tra gli addetti ai lavori, abbiamo assistito sgomenti alla rapida metamorfosi del Mpi (Ministero della Pubblica Istruzione) in Miur (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca), toccati dalla scomparsa di "Pubblica" anche se in suo luogo si è voluto introdurre "dell'Università e della Ricerca", quasi a voler addolcire l'amaro per una così "precoce" dipartita. In tanti abbiamo percepito le ragioni di un così scellerato processo sottese allo smantellamento del sistema dell'Istruzione pubblica. Agli altri, ai fautori e ai propugnatori di riformisti a tutti i costi, e agli ignavi, è ora offerta un'opportunità straordinaria di auspicabili ripensamenti. E l'occasione è offerta da Manifestolibri che ha pubblicato il volume Elogio dell'istruzione pubblica. Il libro, dato alle stampe nel 1791 in cinque memorie (Natura e fine dell'istruzione pubblica - Dell'istruzione comune per i fanciulli - Dell'istruzione comune per gli adulti - Dell'istruzione relativa ai professori - Dell'istruzione relativa alle scienze) dal matematico e filosofo Jean Marie Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet, è felicemente riproposto, a più di due secoli di distanza, non solo per l'attualità delle tematiche che vi si affrontano ma per lo spessore intellettuale con cui si investiga sul rapporto tra potere politico e autonomia del sapere approdando in un vero e proprio progetto politico-filosofico sull'istruzione per tutti.

Vi si legge, a premessa, che l'istruzione pubblica «è finalizzata al benessere complessivo della società», scevra da qualsiasi "gretto interesse particolaristico", posta quindi a «fondamento libero e autonomo della cooperazione sociale e della partecipazione politica».

Vola alto, il Condorcet, tra autonomia del sapere e istruzione permanente, tra libertà e controllo democratico della gestione del potere politico, tra «stupidità naturale contratta dagli uomini chiusi in circolo uniforme di idee» (citando Adam Smith) e «i popoli che hanno i loro preti per maestri, non possono restare liberi».

E gli approfondimenti su tutte le tematiche direttamente o indirettamente coinvolgenti l'istruzione sono talmente tanti da legittimare l'affermazione che «l'ignoranza non riposa giammai con maggior sicurezza che nel seno della ciarlataneria». Ce n'è insomma per rimettere in discussione l'intera impalcatura delle recenti, indecenti, proposte di riforma del sistema scolastico!

C'è ben altro rispetto alla propugnata "scuola delle tre i" (a proposito, solo in un sistema totalmente "colonizzato" ci si è potuto dimenticare di almeno una quarta i: l'italiano) o della scuola-azienda produttrice di conoscenze pratiche "immediatamente" spendibili nel mondo del lavoro o delle professioni (fatta salva l'inevitabile contraddizione con la "flessibilità" del lavoro).

E il Condorcet non si esenta dall'attaccare quei "valori divini" in base ai quali, durante l'ancien régime, «Ciascuno si immedesimava talmente con la sua qualità di nobile, di giudice, di prete, che si ricordava appena di essere anche un uomo», che potremmo ben aggiornare aggiungendo «sulla qualità di imprenditore, di politicante professionista, di finanziere...».

All'inizio della lettura della prima memoria troviamo che «L'istruzione pubblica è un dovere della società rispetto ai cittadini»; più avanti, che «L'ineguaglianza di istruzione è una delle principali cause di tirannia» e ancora, che «L'istruzione deve essere uguale per gli uomini e per le donne».

E si prosegue con l'attribuire una particolare importanza all'insegnamento della Storia e delle Scienze, si prospettano le modalità di scelta degli insegnanti, per ribadire la loro autonomia nella scelta dei libri per gli allievi, si forniscono le indicazioni sul metodo e sull'aggiornamento degli insegnanti, per arrivare a concludere che il pagamento degli insegnanti deve avvenire con il danaro pubblico. Che dire, infine, sulla "diseconomicità" dell'istruzione che non può seguire le logiche dettate da strategie contaminate dalle necessità del mercato?

L'occasione offerta dalla lettura dell'"Elogio dell'istruzione pubblica" è veramente notevole! Ha ragione Marco Bascetta in chiusura della sua introduzione: «E' un'ottima ragione per eleggere il vecchio marchese rivoluzionario a nostro contemporaneo».

Luigi Pulcinelli
Roma, 15 novembre 2002
da "Liberazione"