una riforma reazionaria

LA RIFORMA SCOLASTICA MORATTI

scheda a cura della CUB - Scuola (Torino)

Con questa, necessariamente, breve scheda la CUB Scuola si propone di favorire una discussione seria ed approfondita sui cambiamenti in atto per quel che riguarda la scuola pubblica e, soprattutto, su quanto ci attende.
Riteniamo che la discussione debba legarsi all'iniziativa sul terreno sindacale e su quello culturale, alla costruzione di un forte sindacato di base in categoria, all'organizzazione di momenti di approfondimento capaci di coinvolgere gli studenti, le famiglie, le associazioni professionali.

Il quadro d'assieme: un po' di preistoria contemporanea

La Riconversione scolastica Moratti/Bertagna è il frutto di un lungo percorso che si è sviluppato già con i Governi dell'Ulivo.
Procedendo per ordine è possibile delineare il dipanarsi delle logiche che hanno permesso la produzione legislativa di Moratti, promossa attraverso l'uso mediatico di eventi usati non a caso o creati ad hoc: dal meeting di Comunione e Liberazione, ove è stata presentata la riforma scolastica, agli Stati Generali dove si è voluto definirla.
Il ministro dell'istruzione, Berlinguer (licenziato dal più grande sciopero della scuola verificatosi in 140 anni di Pubblica Istruzione nel nostro paese) e il suo ispiratore e successore, De Mauro, hanno costruito le premesse necessarie ai mutamenti che oggi ci troviamo ad affrontare facilitando il compito dell'attuale governo nel travolgere quanto abbiamo sempre riconosciuto come un valore fondante dell'istruzione: il suo carattere di universalità, di laicità e di diritto sociale acquisito.

  1. L'introduzione dell'autonomia scolastica ha messo concretamente gli Istituti scolastici sul mercato, li ha posti in competizione economica tra di loro, ha offerto l'idea che la parte di valore del servizio istruzione non fosse lo svolgimento delle materie curricolari ma piuttosto lo sventagliamento dell'offerta formativa in decine di progetti, corsi, integrazioni di vaga consistenza e dubbia utilità.
    L'essere sul mercato implica la concorrenza e l'assunzione dell'ordine economico come principale elemento di regolazione, si assiste così ad una "centratura" sul ruolo produttivo della scuola che viene assunta come luogo chiave della produzione del capitale umano il che implica stretti rapporti con le imprese e col mondo dei datori di lavoro.
    Di questo mondo si assumono acriticamente, come valori, le modalità operative da qui il preside-manager, i consigli d' amministrazione con rappresentanti del mondo imprenditoriale, il proliferare di stages e sponsorizzazioni; la "riqualificazione" di dirigenti ed insegnanti da parte di esperti aziendali o confindustriali; la riformulazione dei profili formativi in base all'impiegabilità.
  2. L'introduzione della legge sulla parità (scolastica) tra scuole private e pubbliche -un concetto in sé pericoloso perché consente la balcanizzazione della scuola per censo, credo religioso ed appartenenza ideologica- ha permesso alle Regioni di introdurre, per coloro che scelgono le scuole private, meccanismi premiali indecenti (vedi la L. R. n°1/00 del Veneto sul Buono scuola, quella della Lombardia, della Sicilia ed anche quella "egualitaria" dell'Emilia Romagna).
  3. A tutto ciò è seguita la tentata riforma dei cicli scolastici che scompaginava la struttura della scuola dell'obbligo e rilanciava la formazione professionale delegandola praticamente ai privati e all'Ente Locale sancendo la soggezione della scuola a un padrone più vicino e invadente.
    Il richiamo al territorio, al superamento della frattura scuola/società si converte nel grimaldello che consente nei fatti una maggiore dipendenza dai poteri forti locali.
  4. Poi si è scatenato lo staff del Governo Berlusconi, che la scorsa estate ha realizzato un ottimo bluff efficientista: il reclutamento dei precari e l 'avvio tempestivo dell'anno scolastico, di cui ora si vedono le conseguenze con centinaia di ricorsi e nuove graduatorie.
    E una serie di proposte che vanno dal Codice Deontologico della professione docente, demandato al cardinale Tonini, alla conversione in versione aziendale degli Organi Collegiali, dalla proposta di revisione dei cicli scolastici della Commissione Bertagna alla Legge Finanziaria 2002 Come si vede un disegno di riconversione generale del Sistema Scolastico tale da forzarlo, in tempi brevi, dentro la valorizzazione propria del mercato, là dove i processi di accumulo e di trasmissione di "cultura-saperi-formazione" diventano merci; dove lo "studente-cliente-consumatore" non è più uguale nell'offerta della scuola, ma ha possibilità ed esigenze diverse che vanno soddisfatte in relazione al suo personale budget.
    Ecco che nel "mercato", come di incanto, l'istruzione cessa di essere un diritto di tutti e per tutti, per diventare un prodotto da offrire in qualità e quantità differenziate e individualizzate.

Cronistoria della riforma Moratti

Una maggioranza di governo divisa in più anime, ciascuna delle quali difende strenuamente interessi di lobbies politiche, religiose ed economiche.
Questa la chiave di lettura dei continui stop e dei rimaneggiamenti ormai quotidiani che costringono la ministra Moratti a confezionare una controriforma scolastica a puntate.
Ma per capire bisogna ripercorrere l' intero cammino a partire dallo stop della legge 30, ovvero il progetto di riforma dei cicli Berlinguer - De Mauro.
Nel giugno 2001 il governo Berlusconi, come promesso in campagna elettorale, blocca la riforma dei cicli.
A novembre il nuovo Ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, affida a una commissione presieduta e diretta dal pedagogista Giuseppe Bertagna il compito di progettare la "nuova" scuola italiana.
Dopo un lavoro di elaborazione brevissimo, ai primi di dicembre, viene pubblicata la bozza elaborata dalla commissione Bertagna.
All'interno della stessa commissione nascono polemiche che riguardano interi capitoli della bozza scritti di pugno dal presidente e non discussi.
Il Ministro annuncia che tale documento non seguirà il destino della precedente riforma, a suo avviso perdente perché non condivisa e discussa dalla scuola in ogni sua articolazione (sindacati, associazioni professionali di docenti e dirigenti, studenti, genitori).
A tale riguardo annuncia la convocazione di un assise che chiamerà "Gli Stati Generali della scuola".
Durante gli Stati Generali si svolgono manifestazioni di protesta di studenti e sindacati di base.
All'interno della sala dove si svolgono i lavori gli studenti accreditati inscenano una protesta perché viene negato loro il diritto a intervenire.
Il presidente Berlusconi, intervenuto di persona per chiudere i lavori, commenta la contestazione degli studenti dicendo "che questa protesta scomposta dimostra che la riforma va fatta".
L'11 gennaio Letizia Moratti presenta in Consiglio dei Ministri un Disegno di Legge in 8 articoli!! Una scatola vuota che il governo (cioè i burocrati del Ministero) dovrà riempire attraverso il meccanismo della delega parlamentare.
Inaspettatamente, alcuni punti della riforma non trovano d' accordo tutte le componenti della maggioranza di governo e, di conseguenza, il Consiglio non approva; il ministro costretto alla mediazione annuncia che in pochi giorni verrà raggiunto un accordo e che in ogni caso la riforma partirà a settembre 2002.

I punti essenziali della riforma Moratti

  1. Il progetto prevede l'ingresso anticipato alla scuola dell'infanzia ed elementare.
    Ovvia l'opposizione di Buttiglione che vede in pericolo il sistema di reclutamento delle scuole private attraverso le famigerate "primine".
  2. La scansione dei cicli è articolato in 5 anni di scuola elementare, 3 anni di scuola media e 4 anni di scuola secondaria di secondo grado.
    In consiglio dei ministri, tuttavia, il responsabile scuola di AN critica il taglio di un anno alle superiori che penalizzerebbe i licei.
    Il ministro ha successivamente dichiarato che questo punto verrà probabilmente modificato, riportando le superiori a 5 anni.
  3. Il Ministro Moratti aveva previsto una scansione interna dei segmenti scolastici in cicli biennali: 1a e 2a elementare, 3a e 4a elementare, 5 elementare e 1a media, 2a e 3a media.
    Il ministro annuncia che la biennalizzazione riguarderà principalmente la valutazione degli alunni: ogni due anni giudizio complessivo di promozione o bocciatura, a questo fine torna ad essere fondamentale il giudizio di condotta.
  4. Ogni allievo è accompagnato dai 3 ai 18 anni da un portfolio delle competenze composto da una scheda di valutazione e da una scheda di orientamento.
  5. All'inizio di ogni anno il livello di apprendimento dei ragazzi sarà valutato da una autorithy (il sistema nazionale di valutazione) che vigilerà così sul lavoro di scuola e insegnanti secondo il "Principio della misurabilità della qualità complessiva".
    Anche la proposta di riforma degli Organi Collegiali prevede la formazione, all'interno di ogni istituto, di un nucleo di valutazione composto anche da esperti esterni.
  6. Una delle proposte della commissione Bertagna che fa più discutere consiste nel ritorno al maestro unico nei primi due anni della scuola elementare, prevalente in terza e quarta.
  7. Il tempo scuola obbligatorio viene ridotto a 25 ore settimanali per le discipline fondamentali e irrinunciabili, contro le attuali 30 o 40 del tempo pieno, a cui si aggiungono 300 ore annuali (9 settimanali) a carattere facoltativo ed integrativo (i laboratori), offerti obbligatoriamente dalla scuola ma lasciate alla libera fruizione degli utenti.
    In questa fascia pomeridiana finirebbero tutti gli insegnamenti considerati sussidiari come le discipline espressive, pittoriche, musicali, l'educazione motoria, la seconda lingua l'informatica, il recupero scolastico per gli alunni in difficoltà o ritardo di apprendimento.
  8. Al termine della scuola media, in cui rimane l'esame di stato, avviene la scelta tra formazione e istruzione che dovrebbe essere guidata ma non vincolata dal giudizio orientativo della scuola.
    L'orientamento diventa così lo scopo fondamentale dell'ultimo biennio nel quale si dovrebbe realizzare una "diversificazione didattica e metodologica in relazione allo sviluppo della personalità dell'allievo".
  9. Il ciclo superiore è costituito dal sistema dei licei (artistico, classico, economico, linguistico, musicale, scientifico, tecnologico, delle scienze umane) e dal sistema di formazione e istruzione professionale.
    Viene introdotto il sistema dell'alternanza scuola-lavoro, secondo il quale diplomi e qualifiche possono essere conseguiti, a partire dal 15° anno d' età, attraverso tirocinio e stage in azienda.
    Il sistema della formazione professionale verrà demandato completamente alle Regioni.

Qualche riflessione

La scuola della proposta Bertagna-Moratti conserva uno dei principali difetti della precedente riforma dei cicli: è anch'essa un contenitore vuoto, una macchina dall'aspetto formale razionale e coerente, che sembra girare bene soprattutto perché gira a vuoto.
Nelle sue linee di tendenza tuttavia aggiunge, di suo, una patina reazionaria.

  1. Fin dalla scuola di base, è rigida.
    Ad esempio perché, individuazione nel curricolo obbligatorio materie irrinunciabili e materie integrative reintroducendo una gerarchia tra le discipline, e quindi anche tra i docenti.
    Inoltre divide teoria e pratica, aspetto cognitivo e relazionale; operatività ed espressività sono separate dall'apprendimento astratto e "formale".
  2. Riduce il tempo scolastico ad uno spazio così striminzito che necessariamente conduce a reintrodurre pratiche didattiche "trasmissive", destinate quindi ad aumentare il disagio scolastico e le difficoltà di apprendimento.
    A ciò si aggiunge il fatto che il recupero scolastico è delegato al curricolo opzionale del pomeriggio: si ritorna al doposcuola per bambini problematici.
  3. È selettiva e inutilmente moralistica, infatti sceglie di reintrodurre la valutazione di condotta determinante ai fini del profitto e di coniugare costantemente orientamento e selezione in una sorta di darwinismo scolastico (altro aspetto di quello sociale) che appare in tutta la sua evidenza nella scuola media e superiore.
    Il pedagogista Bertagna riconosce che l'emarginazione sociale e strutturale sono alla base dell'insuccesso scolastico, ma non trova altra soluzione che accettare l'esistente e proporre la strada del lavoro (formazione professionale) a coloro che si trovano in quella condizione svantaggiata.
    Così già negli ultimi due anni della scuola media sono individuati gli alunni in difficoltà di apprendimento che, a 14 anni, verranno canalizzati verso un destino scolastico e lavorativo inferiore e subalterno.
    Separare presto le differenze, separare mani e menti: ecco l'anima reazionaria e di destra di questo progetto scolastico.
  4. Cancella quanto di buono è stato costruito nella scuola pubblica, come l' esperienza della scuola di base che è riconosciuta a livelli di eccellenza tra i paesi sviluppati.
  5. La scuola abdica al suo ruolo, visto che alle diverse esperienze scolastiche o extrascolastiche, di istruzione o di formazione professionale o di lavoro viene riconosciuto il medesimo "valore educativo".
    La scuola diventa un luogo dove i giovani e i bambini sono semplicemente intrattenuti e ricevono un generico acculturamento.
  6. Frammenta la comunità scolastica e gerarchizza gli insegnanti perché divide gli allievi in base alla loro capacità economica e gli insegnanti tra quelli delle materie obbligatorie, facoltative ed extra curricolo che saranno anche e rispettivamente più garantiti (in organico d'istituto) meno garantiti (in organico di zona) e per nulla garantiti.
  7. Apre ulteriori spazi alla trasformazione dell'istruzione in mercato soprattutto nell'ambito della formazione professionale ma anche in quella tecnica superiore perché si rivolge ad altre "agenzie formative" (professionisti, scuole aziendali, ecc.) cui vengono attribuiti ambiti specifici e obbligatori nei curricoli.
  8. Regionalizza la scuola lasciando presagire il definitivo abbandono del riconoscimento di valore legale al titolo di studio
  9. Evita qualunque valutazione d'impatto per ciò che riguarda le spese previste e le ripercussioni sugli organici del personale della scuola.
CUB SCUOLA e-mail.
Torino, 30 gennaio 2002