Casa: libero mercato in azione

Sempre più impraticabili gli affitti a libero mercato

Rincari fino al 60 per cento. Media nazionale: + 28

Affitti sempre più fuori controllo, lasciati in balia del mercato. A denunciare che gli aumenti dei canoni casa sono oscillati tra il 6 e il 60% questa volta è il Sicet, sindacato inquilini della Cisl, che ha condotto un'indagine nelle 11 aree metropolitane.

E' Milano la città più cara, con un aumento fino al 60% delle locazioni, soprattutto nelle fasce residenziali dislocate tra centro e periferia. Invece, a sorpresa, Venezia è la città più moderata, con ritocchi di appena il 6%, anche se nel capoluogo veneto si partiva da livelli di affitti già sostenutissimi. Roma è in seconda posizione, avendo registrato rincari di circa il 55%, con punte più elevate in periferia, mentre nel centro storico i canoni hanno raggiunto da tempo cifre astronomiche. Terza la capitale partenopea. Napoli registra infatti il 40% in più nella "città alta". Segue Bari, che ha avuto un aumento del 35%, e Palermo, con il 30% in più nell'ultimo anno. Si collocano a metà strada Bologna e Genova, con incrementi intorno al 20%, seguite da Firenze e Torino che si discostano di poco, mentre l'unica città ferma al 10% è Catania.

«La media nazionale di incremento tra il 2001 e il 2002 è del 28%. Un dato ingiustificato, tenuto conto che l'inflazione ufficiale non ha superato il 3%» ha detto il segretario generale del Sicet, Ferruccio Rossini, che sostiene come il canone di affitto nelle aree metropolitane superi largamente, per appartamenti di tre locali più servizi, i 600 euro al mese, con punte fino a 1.500 euro. Oltre alla non piccola quota di spese condominiali che si aggiungono al costo della casa. «ll governo trovi gli strumenti per aiutare le famiglie che non riescono a pagare affitti così onerosi - sostiene Rossini - dato che neppure il Libro Bianco di Maroni, che centra il welfare sulla famiglia, affronta l'argomento».

Dice Massimo Pasquini, della segreteria nazionale dell'Unione inquilini: «Le indagini del Sicet, o quelle trimestrali del Sunia, fotografano una situazione grave. Ma il vero problema rimane come affrontare una situazione ben nota ai tre milioni di famiglie che non possono comprarsi una casa, dato che un aumento del 60% o anche del 30% sull'affitto incide molto di più degli aumenti delle zucchine».

E' necessario allora stabilire come si procede, insiste Pasquini, tenendo conto che «le scelte strategiche del governo Berlusconi vanno a sostegno del libero mercato, hanno accelerato sulla privatizzazione degli immobili pubblici, pur sapendo che chi ha più di 65 anni difficilmente può accedere a un mutuo, e non oppongono alcun freno alla speculazione edilizia, a cui anzi sono garantiti condoni e sanatorie».

Infine, sostiene Pasquini, il viceministro Ugo Martinat, che ha la delega per le Opere pubbliche e l'Edilizia, ha dichiarato che il governo non intende procedere con il rinnovo delle proroghe degli sfratti e ha tagliato i "contributi per affitti" destinati ai Comuni per il sostegno alle famiglie che non possono sostenere il costo di una locazione a libero mercato. «Si è passati dai circa 700 miliardi di vecchie lire, stanziati nelle precedenti finanziarie, ai 248 milioni di euro destinati nel 2003 alle famiglie che avendo un reddito bassissimo non possono permettersi di pagare l'affitto. E per ultimo, il governo ha azzerato quasiasi tipo di sostegno e di sviluppo all'edilizia pubblica a carattere sociale».

Dunque, dice il segretario dell'Unione inquilini, «non è strano che di fronte a questi segnali il mercato si muova con gli aumenti lamentati di volta in volta dal Sicet o dal Sunia. Ma il problema, come si vede, è a monte».

Gemma Contin
Roma, 19 febbraio 2003
da "Liberazione"