Migliaia in corteo contro il disegno di legge del governo sulle droghe

Proibiamo il proibizionismo

«Giusto o sbagliato non può essere reato. No alla legge Fini sulle droghe»

Corteo antiproibizionistico - Roma«Che bello due amici una chitarra e lo spinello...». Cantano a squarciagola, sotto una pioggerella incessante e sabbiosa, tirando un carretto multicolorato carico di birre e spinelli. L'allegro quartetto procede a zig zag tra il tir dei Giovani comunisti, il camion del Cso Forte prenestino, tra un uomo sandwich con la scritta "An Famoni" e un altro con il cartello al collo che afferma "Tutto fumo niente arresto". Non si lasciano scoraggiare neanche dalla potenza dei sound system che battono il tempo della marcia.

La street parade nazionale contro il proibizionismo è partita alle 15 da piazzale dei Partigiani, a Roma. Eloquenti gli slogan: "Ddl Fini, una casa garantita: er gabbio". E ancora "Fini, falla finita", e poi "Saperi tossici, studenti stupefacenti", "Liberi di scegliere, nessuna dipendenza". Il corteo è stato organizzato da "ConFiniZero" il cartello che mette insieme partiti della sinistra (Ds, Prc, Pdci, Verdi, Giovani comunisti, Sinistra giovanile), sindacati (Cgil nazionale e Cobas), amministratori locali, operatori del settore (Forumdroghe, Antigone, Lila, Parsec, La Tenda), associazioni (come l'Arci), centri sociali e reti antiproibizioniste di base (Mdma, Pic e il Gica). Ma anche don Luigi Ciotti del gruppo Abele e don Andrea Gallo. I partecipanti alla partenza sono almeno diecimila (ma cresceranno durante il percorso per diventare trentamila secondo gli organizzatori).

Un corteo festoso, coloratissimo. Diciotto i carri allegorici giunti da tutta Italia, uno anche dei canapai di Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. Trenta i pullman speciali e diversi i treni da Milano, Bologna e Firenze e anche Matera. C'è infatti anche il popolo della Basilicata, quelli delle barricate contro il nucleare, i ribelli di Scanzano Jonico con Gianni Palumbo del coordinamento dei Comitati antiscorie. Tutti in marcia contro il proibizionismo. In piazza ci sono soprattutto giovani, il target che Fini vorrebbe punire, incarcerare, psicanalizzare: «Sono uno studente che fuma uno spinello, non sono un criminale» avverte un cartello.

«Giusto o sbagliato non può essere reato. No alla legge Fini sulle droghe» recita lo striscione che apre la sfilata di carri, spinelli, canne, cannoni e fili d'erba. Ai primi posti anche gli operatori dei Sert, quelli pubblici, che rischiano di essere soffocati dalle comunità private di recupero che nasceranno se passerà la legge Fini (fabbriche-carcere stile Muccioli, per capirci). Tra gli effetti collaterali, infatti, il ddl firmato dal vice premier svilisce il ruolo del servizio pubblico, scatenando una competitività sfrenata tra strutture pubbliche e private, umiliando e mortificando il lavoro e l'esperienza di chi, come gli operatori dei Sert e delle unità di strada, attraverso le strategie della riduzione del danno, limita gli effetti negativi dovuti al mercato nero e all'abuso di sostanze. Rispetto a metodi alternativi e alle sperimentazioni in atto negli altri paesi europei, invece di promuovere i servizi orientati a pratiche non coercitive, la legge "assume" pericolose falsità scientifiche come: la marijuana rende schizofrenici, non ha effetti terapeutici, il metadone nuoce ai tossicodipendenti. E mette tutti in galera.

Nel corteo anche don Gallo, Vittorio Agnoletto del Forum mondiale, Mario De Luca dell'associazione la Tenda, Stefano Anastasia presidente di Antigone, Anubi D'Avossa Lussurgiu dei Disobbedienti, Sergio Boccadutri e Michele Palma dei Giovani comunisti e per Rifondazione Francesco Piobbichi responsabile Tossicodipendenze, Luigi Nieri assessore alle periferie del comune di Roma, Salvatore Bonadonna capogruppo in Regione Lazio, i parlamentari Elettra Deiana e Giovanni Russo Spena e il verde Paolo Cento.

Una manifestazione stupefacente. Il movimento di massa per la liberazione delle droghe leggere ha deciso di uscire allo scoperto per impedire che una nuova ondata di proibizionismo attacchi i nostri costumi. Ci sono tutti i simboli della generazione attuale a sfilare per le vie di Roma, dalla musica, techno soprattutto, più qualche sound reggae, alla canna passata al compagno vicino come segno di socializzazione. Termine della corsa antiproibizionista piazza Bocca della Verità, dove interventi e musica si sono alternati fino a notte fonda. Da tenere a mente: Fini metterebbe in galera decine di migliaia di persone che fumano marijuana o che ne assimilano il principio attivo per uso terapeutico. Fini metterebbe in galera tutti quelli che hanno preso parte alla manifestazione. Per questo la battaglia contro il proibizionismo si configura sempre di più come una battaglia di libertà.

Sabrina Deligia
Roma, 22 febbraio 2004
da "Liberazione"