La fine dell'equo canone e dei patti in deroga ha aggravato la situazione di chi abita in affitto

In piazza il 1° marzo per l'affitto e la casa popolare

La lettera-manifesto inviata a Berlusconi e ai presidenti di Camera e Senato, con cui Anci e sindacati inquilini sollecitano una politica abitativa che risponda alla domanda di alloggio delle famiglie a basso reddito.

Una politica abitativa che risponda alla domanda di alloggio delle famiglie a basso reddito. La chiedono al governo i sindacati degli inquilini e la Consulta casa dell'Anci, che a sostegno di questa richiesta hanno indetto per domani iniziative e mobilitazioni in varie città d'Italia. Le motivazioni della protesta sono state illustrate in una lettera-manifesto spedita al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e ai presidenti del Senato e della Camera, Marcello Pera e Pierferdinando Casini, di cui pubblichiamo il testo integrale.

E' evidente che la carenza di alloggi per famiglie con basso reddito rimane ancora oggi un problema irrisolto e con la fine dell'equo canone e dei patti in deroga, con i nuovi assetti urbanistici del territorio, con l'integrazione dei mercati, la deindustrializzazione, i fenomeni migratori, il problema sta diventando di fatto uno dei più difficili da risolvere e le politiche per la casa della Pubblica Amministrazione non sono sufficienti ad offrire risposte adeguate ai molteplici e variegati bisogni.

Occorre quindi sfatare la convinzione che il problema casa sia stato risolto con le politiche abitative dei decenni scorsi o addirittura dal mercato (come a volte si tende a dichiarare) che in effetti ha prodotto un'offerta rilevante di alloggi, ma senza tenere conto che tale offerta non sempre si incontra con la domanda espressa da famiglie che hanno capacità economica assai diversa.

Mentre infatti la domanda più solvibile trova risposta nel mercato, quella più debole rimane inevasa, specie nei comuni a maggior concentrazione abitativa; e se è vero come è vero che in Italia più di 2/3 dei cittadini posseggono una casa in proprietà, il rimanente terzo quasi mai sarà nelle condizioni di accedere autonomamente al libero mercato. Le giovani coppie, i nuclei familiari monoreddito, gli anziani, gli immigrati, i lavoratori precari o in mobilità, i giovani senza possibilità di certificazione del reddito, gli studenti fuori sede sono soggetti dimenticati dalle politiche del welfare e che premono alle porte delle Pubbliche Amministrazioni.

Da questa prima, sommaria analisi della nuova domanda scaturisce una considerazione: si deve pensare al problema della casa non come ad una questione marginale, ma fortemente impegnativa per il "pubblico". Quotidianamente si presenta il problema dell'emergenza sfratti, che sta assumendo in molte città le caratteristiche del dramma, anche perché in questi ultimi mesi le procedure di sfratto sono da riferirsi soprattutto a quelli per morosità. Fenomeno aggravato e che tenderà ad aggravarsi ulteriormente in virtù dell'incertezza e della progressiva riduzione del contributo a sostegno della locazione (L. 431/98 Art. 11) che doveva essere uno dei cardini della riforma e che di fatto doveva garantire il rinnovo dei contratti di locazione. A partire dal 30/6/2004 si ripresenterà il problema di sostituire la proroga per categorie deboli con un'altra proroga, non avendo individuato nessun percorso alternativo.

In aggiunta, in questi ultimi due anni la cartolarizzazione dei patrimoni dei grandi enti pubblici (Inpdap, Inps, Inpdai, Inail ecc.) e le alienazioni immobiliari di grandi compagnie assicurative, quali ad esempio Ina, Fondiaria, Generali e gli Istituti di Credito hanno portato ad una pesante contrazione di offerte alloggiative in affitto e al venir meno di risorse significative per categorie di cittadini con redditi medio-bassi.

Se a tutto questo aggiungiamo la scomparsa di ogni e qualsiasi finanziamento per l'edilizia sociale anche in prospettiva, il problema alloggiativo rimane fra quelli più gravi del nostro Paese rispetto a quelli europei.

Su questi punti, che trovarono già nel Febbraio 2003 l'accordo fra i Sindacati degli Inquilini, le Associazioni dei Proprietari, le Confederazioni Sindacali e l'ANCI e che si estrinsecò nella firma di un documento congiunto in data 24.02.2003, ora occorre aprire il confronto con il Governo richiamandolo alle proprie responsabilità per approntare solerti soluzioni che in estrema sintesi si possono riassumere in:

  1. Confermare quanto il governo si è già impegnato a garantire finanziamenti adeguati a sostenere la crescente domanda di contribuzione integrativa all'affitto: in sostanza portare l'importo del fondo nazionale per il contributo a sostegno della locazione (L. 431/98 Art. 11) ad almeno 500 milioni di Euro/annuo.
  2. Ottenere per i Comuni in condizioni drammatiche di emergenza abitativa (condizione aggravata dai flussi di immigrazione povera e irregolare) interventi straordinari in tema di politica emergenziale della casa e dell'assistenza alloggiativa, che consentano alle Amministrazioni di avere fondi per procedure e strumenti adeguati ad interventi di politica abitativa innovativa (case alloggio transitorie, riuso di immobili dell'amministrazione militare inutilizzati, case degli Enti) e nuove soluzioni per garantire a tutti l'accesso al diritto alla casa.
  3. Certezza di finanziamento per l'edilizia residenziale pubblica in sostituzione dei fondi gescal, ormai esauriti per consentire alle Regioni adeguate politiche abitative da concordare con i Comuni.
  4. Ottenere forme di incentivi ed agevolazioni fiscali e finanziarie per sostenere l'intervento degli investitori e delle realtà imprenditoriali: in particolare ottenere che per almeno i prossimi 10 anni ci sia una defiscalizzazione totale per coloro che affittano il proprio appartamento a canone concordato.
  5. Determinare forti incentivazioni fiscali per gli imprenditori che realizzano programmi abitativi destinati all'affitto a canone concordato.
  6. Tutele per gli inquilini delle grandi proprietà immobiliari e degli Enti pubblici privatizzati.
  7. Rispetto agli appartamenti in vendita degli Enti Previdenziali Pubblici promuovere un provvedimento legislativo con i seguenti contenuti:
    1. qualora non fossero stati optati dagli inquilini per ragioni di condizioni economiche insufficienti o per età avanzata rimangano negli Enti e si continui a garantire l'affitto ai nuclei familiari; in subordine, conseguire quanto già il Governo si era impegnato a fare e cioè garantire una proroga dei tempi di permanenza già previsti dalla legge;
    2. prevedere altre possibili soluzioni per garantire il diritto all'alloggio agli inquilini in difficoltà ad acquistare, nei Comuni nei quali il patrimonio degli enti previdenziali concorreva, in maniera determinante, alla quota di abitazioni in affitto;
    3. promuovere un provvedimento legislativo per gli appartamenti liberi, di proprietà degli enti previdenziali, in vendita o invenduti, affinché sia confermata la vendita diretta ai Comuni, attraverso l'utilizzo di risorse proprie o in subordine quelli provenienti da residui di Erp o della Legge 560/93, a condizioni agevolate con lo sconto del 38%, già previsto per acquisti in blocco, destinando tali abitazioni all'emergenza abitativa;
    4. promuovere un provvedimento per consentire l'utilizzo di parte del patrimonio non abitativo in dismissione degli Enti Previdenziali e del Demanio, per ampliare l'offerta alloggiativa dei Comuni, oltre che per sperimentare forme di residenzialità temporanea per studenti, lavoratori in mobilità, a immigrati, cittadini in mancanza temporanea di alloggio ecc.;
    5. Aprire il confronto con le Regioni ed i Comuni con la partecipazione convinta alla Conferenza Nazionale sulla Casa.
Consulta Casa dell'Anci, Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini
Roma, 29 febbraio 2004
da "Liberazione"