Per il leghista Boni «il buonismo non porta da nessuna parte».
Facciamo come in Svizzera, dove chi chiede l'elemosina per strada lo sbattono in galera.
La solita propaganda del Carroccio, però rende.

«Arresto immediato per gli extra-accattoni»

Proposta di legge della Lega contro chi usa «mezzi fraudolenti per destare pietà»

San Martino

Appena eletto presidente della provincia di Mantova fece togliere il manifesto dalla «mazzetta» dei giornali. Da allora il leghista Davide Boni ne ha fatta di strada. E' diventato capogruppo del Carroccio al Pirellone e dà contezza di sé con un'abbondante produzione di dichiarazioni e comunicati stampa. Ieri, per lucrare sul vuoto agostano, Boni ha annunciato d'aver depositato un progetto di legge regionale che prevede l'arresto immediato per chi chiede l'elemosina «simulando deformità o malattie o utilizzando altri mezzi fraudolenti per destare pietà». La sua pensata trae spunto dall'ultima moda milanese in fatto di accattonaggio agli incroci stradali. Romeni sui sessantanni, quasi tutti provenienti da Bacau, con un cappellaccio, un bastone, la schiena ingobbita e la barba incolta hanno soppiantato in diverse postazioni strategiche lavavetri e zingari. Un'inchiesta della magistratura, su segnalazione dei vigili urbani, ha scoperto un piccolo racket che importa dalla Romania strimpellatori di violino e suonatori di fisarmonica. Con l'illusione di «lavorare» in qualche orchestrina, gli aspiranti suonatori pagano 200 euro per il viaggio in pullmino. Arrivati a Milano, vengono «invecchiati» ad arte e spediti a stendere la mano. Alla fine della giornata consegnano l'incasso all'«esattore» che fa il giro degli incroci. Tra giugno e luglio due esattori, fotografati mentre si facevano consegnare i soldi dai «vecchietti», sono stati arrestati. Ma il racket continua a prosperare, afferma Boni. Per sgominarlo non basta arrestare gli sfruttatori, vanno messi in galera anche i «nonni-barboni» che, guarda caso, sono extracomunitari. «Il buonismo non porta da nessuna parte, incoraggia la deliquenza a continuare in questo tipo di sfruttamento. Per «ridare dignità alle nostre strade», si prenda esempio dalla vicina Svizzera, dove per chi è «sorpreso» a mendicare scattano immediatamente le manette. La proposta di legge antiaccattoni farà la stessa fine della «tassa sugli immigrati», un altro dei pallini di Boni, una cauzione a fondo perduto pagata dai paesi di provenienza per coprire i danni provocati dagli immigrati «in casa nostra». Finirà in niente. «La Lega ha imparato la lezione da Formigoni», osserva Gianni Confalonieri, capogruppo del Prc in Regione. Non vale quel che si porta a casa - «e meno male in casi simili» - vale quel che si annuncia. Pura propaganda e però «efficace» perché purtroppo «questi argomenti» (immigrati, zingari, microcriminalità) continuano a «tirare» tra il pubblico. Confalonieri descrive il personaggio Boni come il «tipico leghista a più facce». Quella «da Borghezio», quando si tratta di dar voce agli umori grevi e violenti di pancia. Quella «da uomo delle istituzioni» nell'aula del consiglio regionale. Quella «da amicone degli operai», purché padani, ai cancelli dell'Alfa di Arese.

Almeno una volta, però, la vasta propaganda contro gli immigrati si è tradotta in un atto concreto del Pirellone. Il regolamento per l'assegnazione delle case popolari avvantaggia spudoratamente chi risiede in Lombardia da più anni. E' stato approvato «grazie» a uno stratagemma ideato da Piergianni Prosperini, che dopo essere transitato dalla Lega milita in An e sintetizza il peggio dei due partiti.

Decine di sindaci sconosciuti conquistano i loro cinque minuti di notorietà «usando» gli immigrati. Mitico il caso del sindaco leghista di Rovato, in provincia di Brescia. Firmò un'ordinanza che teneva gli islamici a distanza di sicurezza - 15 metri - dalle chiese (la successiva giunta di centrosinistra l'ha cancellata). In calando il contenzioso sulle moschee, in crescendo quello su velo e burqa. Il sindaco leghista di Azzano Decimo (Pordenone) ha vietato nei luoghi pubblici l'uso di «burqa, velo e casco». Quello di Drezzo, mille anime in provincia di Como, ha vietato l'accesso ai luoghi pubblici «con il volto coperto». Resta insuperabile il sindaco di Treviso Gentilini che anni fa proibì le panchine agli immigrati. Il suo successore, il leghista Gobbo, voleva bandire i cani dal centro storico. Ha dovuto rimangiarsi la delibera, forse perché i padroni dei cani hanno la pelle bianca.

L'immagine raffigura San Martino che divide il suo mantello con un mendicante (invece di ammazzarlo sui due piedi ndr). (Tavola del 1590, Anonimo, Museo Nazionale Ungherese di Budapest)

Manuela Cartosio
Milano, 6 agosto 2004
da "Il Manifesto"