Un gruppo di studenti ha aperto ieri a Monza presso il FOA Boccaccio uno spazio rivolto ai più poveri.

Abiti e coperte per tutti nel guardaroba popolare

Diversi borsoni di vestiti sono già pronti, raccolti fra compagni, amici e parenti. Altri ne arriveranno. Si cercano anche posate, coperte, giocattoli e attrezzature per bambini

GUARDAROBA  POPOLARE
POPULAR  WARDROBE   
ARMOIRE  POPOULAIRE  
GUARDARROPA  POPULAR
VOLKSGARDEROBE
популярный  гардероб

Sara, ultimo anno del liceo classico Zucchi, biondina, carina, ha portato una vecchia giacca di renna di suo papà. E pure le sue camicie. Emanuele, del liceo scientifico Frisi, ha sottratto all’armadio della sorella un cappotto lungo che andava di moda fino a due anni fa, ma che adesso «lei non vuole più vedere».
E poi una vecchia giacca a vento in voga negli anni Settanta del papà e «un maglioncino che non mi andava più bene». Ha aperto ieri pomeriggio, all’interno di uno stanzone freddo, ma che presto verrà dotato di termosifone elettrico, nell’ex fabbrica occupata dal centro sociale Boccaccio, il primo esperimento cittadino di Guardaroba Popolare, come è stato subito battezzato.
L’idea è venuta alla ReCoS, la Rete Collettiva e Studenti, una ventina di studenti di età compresa, per lo più, fra i 16 e i 19 anni iscritti a scuole superiori della città. «Guardaroba Popolare, «Popular Wardrobe», «Guardarropa Popular», «Armoire Popoulaire».
Le centinaia di volantini stilati nelle principali lingue del pianeta di cui sono state tappezzate le strade e le scuole di Monza sono molto chiari: tutti i giovedì dalle 14 alle 17, in via Boccaccio 6 a Monza, centro distribuzione di vestiti, posate, coperte, giochi. Schiacciamo insieme la povertà e il razzismo». E poi ancora: «Solidarietà, Dignità, Giustizia. Ti aspettiamo, giochi e merenda per i bambini».
Dopo un presidio nel centro cittadino illuminato a festa per il Natale («la gente - raccontano - ci guardava stranita, ma in tanti si sono fermati») e un concerto con le band delle scuole per raccogliere i fondi con cui sostenere l’iniziativa, ieri pomeriggio, appunto, l’esordio.
Diversi borsoni di vestiti sono già pronti, raccolti fra compagni, amici e parenti. Altri ne arriveranno.
«L’altra sera - racconta Francesca - è arrivata una famiglia sarda che ha letto i nostri volantini e ci ha portato un borsone pieno di vestiti.
Cerchiamo anche posate, coperte, giocattoli e attrezzatura per bambini». Un «porte enfant», una sacca porta bambini, è già a disposizione. Il resto arriverà.
«Intanto - spiega ancora Francesca - ci dobbiamo procurare un paio di armadi nei quali custodire tutto.
Poi a turno, ogni giovedì, saremo qui, con un thermos di thé caldo e biscotti per una merenda per chi vorrà fermarsi, anche solo per fare una chiacchierata.
Soprattutto ora che si avvicina il Natale e chi non ha nessuno si sente ancora più solo. Abbiamo già preso contatto con il dormitorio pubblico».
Francesco, studente del Frisi, nei prossimi giorni porterà un televisore e il lettino pieghevole del suo fratellino: «Ormai ha quattro anni e mezzo e non ci sta più, i miei genitori sono ben felici di darlo a qualcuno che ne ha bisogno».
Per quanto riguarda la biancheria intima, i ragazzi hanno pensato di acquistarla con i fondi raccolti non appena ce ne sarà la necessità.
Dal borsone della nonna di Marta spuntano anche due tanga rossi.
«È roba che mia nonna ha recuperato da delle mie cugine che non nemmeno conosco» mette le mani avanti Marta e i ragazzi scoppiano in una fragorosa risata.

Dario Crippa
Monza, 9 dicembre 2005
da "Il Giorno"