La morte dello stato di diritto

Lavare i vetri può essere un modo per sbarcare il lunario evitando l'umiliazione dell'elemosina o il ricatto della mafia

Alla base della decisione dell'amministrazione fiorentina c'è un pericoloso etnocentrismo e una forma esplicita di razzismo. L'insistenza ostentata non può essere punita con il carcere

La cultura giuridica del nostro Paese e dell'Europa sta subendo una sconfitta epocale. Proprio mentre i "soloni" della purezza della nostra identità tentano di difendere la cosiddetta civiltà occidentale dell'offensiva dei nuovi barbari, portatori di contaminazioni culturali pericolose ed incompatibili con i valori illuministici, si stanno consumando scelte che rischiano di mettere una pietra tombale sugli elementi cardine della nostra identità culturale e della storia dei popoli europei.

In sintesi, si sta sancendo la morte dello Stato di diritto. Infatti, rappresenta una violazione inaccettabile dei principi giuridici consolidati la proposta, avanzata dall'amministrazione comunale di Firenze e che qualche anno fa aveva avuto come antesignano il Questore di Palermo, di mettere in galera i lavavetri. Fino a prova contraria, lavare i vetri non rappresenta un reato, non è una violazione del codice penale svolgere tale attività ai semafori anzi può essere un modo per sbarcare il lunario evitando di sottoporsi all'umiliazione dell'elemosina o alla facile attrazione della malavita. Comprendo che qualcuno possa infastidirsi per l'insistenza ostentata ai semafori ma il fastidio non può essere punito con il carcere. Se passasse questo principio torneremmo ad epoche pre-moderne in cui la giustizia si espletava in modo arbitrario e senza un codice di regolamentazione universale.

In realtà, alla base della decisione dell'amministrazione fiorentina c'è un pericoloso etnocentrismo e una forma esplicita di razzismo, infatti il fastidio agli automobilisti non è esclusivamente attribuibile all'attività dei lavavetri, ma nella stessa categoria si potrebbero inserire i venditori di frutta che introducono la propria mercanzia dal finestrino dell'automobile, i posteggiatori abusivi e perfino i numerosi giocolieri che si esibiscono allo scattare del rosso. Perché allora punire solo il fastidio provocato dai lavavetri? Evidentemente perché sono immigrati. Tuttavia, alla base di tale decisione non c'è solo una manifestazione di razzismo, ma intravediamo anche un becero opportunismo politico: gli immigrati, soprattutto gli irregolari, non votano e così si può difendere tranquillamente il popolo italiano dal terribile reato di fastidio senza perdere consenso elettorale.

Questa è l'ennesima testimonianza del fatto che in Italia e in Europa esiste un doppio diritto: un diritto universale per gli autoctoni e un diritto speciale per i migranti. La stessa procedura si sta applicando a sette pescatori tunisini che da quasi un mese sono rinchiusi nel carcere di Agrigento solo per aver salvato la vita a quarantaquattro migranti che stavano affondando nella drammatica traversata del mar Mediterraneo e averli portati nel porto più vicino e più sicuro, quello di Lampedusa.

Sono stati sottoposti ad un processo con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e tratta di essere umani, perché hanno fatto la cosa più giusta da fare quando vedi delle persone che stanno annegando. Questo loro atto eroico è stato criminalizzato da una giustizia italiana che applica delle leggi infami e tale criminalizzazione ha avuto come effetto il moltiplicarsi, in questo ultimo mese, di tragedie del mare determinate dal disinteresse da parte di alcune imbarcazioni nei confronti di carrette del mare che stavano affondando. Tutto questo senza una indignazione popolare, senza la giusta attenzione da parte della grande stampa che si diletta a parlare di clandestini sono in termini emergenziali. L'assurdità di questa vicenda è paradigmatica: ci sono sette persone in carcere solo perché sono immigrati mentre se fossero stati europei sarebbero stati insigniti di una medaglia al valor civile per aver salvato eroicamente la vita a quarantaquattro naufraghi. Il diritto speciale per i migranti, siano essi lavavetri o pescatori, si applica costantemente, ecco perché le nostre carceri sono pieni di immigrati, non certo perché essi abbiano una vocazione criminogena più spiccata degli italiani. L'inizio di questa stagione che ha sancito la morte dello stato di diritto è da ricercare negli anni in cui in tutta Europa si è proceduto ad istituire i centri di permanenza temporanea, le carceri etniche per gli immigrati. Infatti, con la legge Turco-Napolitano in Italia si è avallato il principio criminale che una persona può essere privata della sua libertà individuale e rinchiuso in una struttura carceraria senza aver commesso alcun reato, se non quello di essere immigrato. Il principio secondo il quale si finisce in carcere sulla base di quello che sei e non per quello che hai fatto è devastante per tutta la cultura giuridica europea e segna il tramonto dello stato di diritto e la fine dei valori cardini su cui è incardinata la cosiddetta civiltà occidentale.

Giusto Catania (Eurodeputato Prc-Se)
Roma, 2 settembre 2007
da “Liberazione”