9.000 milioni di euro (18.000 miliardi di vecchie lire)

Quanto ci costa il Vaticano

La fonte delle notizie è: Piergiorgio Odifreddi - “Perché non possiamo essere cristiani - e meno che mai cattolici” - Longanesi 2007

L’autore è un illustre matematico. Vincitore del premio “Galileo” dell’Unione Matematica Italiana nel 1998, del premio Peano della Mathesis nel 2002 e del premio Italgas per la divulgazione nel 2006, insegna logica presso l’università di Torino e la Cornell University di New York.

Dalla pubblicazione citata estraiamo le notizie su quanto costa il Vaticano al governo italiano, sull’entità del suo patrimonio e sul coinvolgimento dello IOR (banca vaticana) nell’affare Banco Ambrosiano P2. La causa della morte del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi è stata definitivamente dichiarata omicidio qualche mese fa con una sentenza della magistratura italiana riportata dalla BBC ma ignorata dalla stampa italiana.

La cifra complessiva che lo stato italiano versa al Vaticano sotto varie forme ogni anno è di 9000 milioni di euro. Il che equivale a cira la metà della manovra finanziaria del 2006: come dire che gli italiani pagherebbero la metà delle tasse se non dovessero coprire questo onere. A ciò si aggiungono altri 2000 milioni di euro di mancati introiti dei comuni, grazie alla recente legge del governo Prodi che esenta la Chiesa dal pagamento dell'ICI per gli edifici “non esclusivamente commerciali”.

Il patrimonio del Vaticano viene valutato in alcune centinaia di miliardi di euro e viene amministrato dallo IOR (Pio Istituto per le Opere di Religione). Dal 1971 al 1989 presidente dello IOR fu l’arcivescovo Paul Marcinkus, incriminato per il fallimento del Banco Ambrosiano per tre miliardi e mezzo di dollari nel 1982, ma mantenuto in carica per altri sette anni dall’allora papa Giovanni Paolo II.

L’enorme esposizione del Banco Ambrosiano fu causata soprattutto dall’aver anticipato a nome dello IOR il finanziamento dell’elezione di Lech Walesa in Polonia, in quanto portavoce dell’ala cattolica contro il governo comunista di Jaruzelski. A conferma dell’abbandono di Calvi da parte del Vaticano esiste oggi una lettera pubblicata dal figlio del banchiere, indirizzata da suo padre al papa, che termina con le parole: “E sono io, infine, che oggi vengo tradito ed abbandonato”.

I banchieri Roberto Calvi e Michele Sindona, consiglieri dello IOR, morirono ambedue assassinati nel 1982 e nel 1986. Ambedue erano membri della Loggia massonica segreta P2, che negli anni Ottanta si infiltrò nella Banca d’Italia, nei servizi segreti, nell'l’economia e nell’informazione tramite il controllo del Corriere della Sera e della Rai. Ad essa apparteneva anche Silvio Berlusconi il quale dichiarò durante la campagna elettorale che lo portò al governo del paese: “Non è un demerito essere della P2”. Un frase di tale gravità passò nell’indifferenza generale.

Il gran maestro della P2 Licio Gelli finì in carcere in Svizzera che ne concesse l’estradizione solo a condizione che non venisse processato per strage come mandante dell’eccidio alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980: 85 morti e 250 feriti. La sentenza del 11 luglio 1988 condannò Licio Gelli e due generali del Sismi (servizio segreto militare) per depistaggio. La sentenza definitiva condannò all’ergastolo i due neofascisti Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. I mandanti della strage sono tuttora sconosciuti.

Alda Radaelli
Milano, 10 settembre 2007
da “Lavori in corso 74 (Punto Rosso)”