Piano da 25 milioni per famiglie e lavoratori. Un fatto concreto contro la crisi

Provincia di Milano: sì ad un welfare locale

Ma il Governo, la Regione ed i Comuni in mano al centro destra non fanno la loro parte. Dichiarazioni di Bruno Casati (PRC - Provincia di Milano) e Luciano Muhlbauer (PRC - Regione Lombardia)

A cosa servono le Province? A recuperare quello che Comune, Regione e Governo non fanno o distruggono. Almeno a Milano. Ancora ieri il governo ribadiva gli 80 milioni di euro di risorse scaccia-crisi per ora fantasma, col ministro del Welfare Sacconi che tornava a promettere (e rinviare) dopo Berlusconi, dopo Tremonti, «un piano di rilancio dell'economia entro i prossimo dieci, quindici giorni». Per le famiglie si tratterebbe di un pacchetto di sgravi fiscali (o permessi di ritardo nel pagamento erariale) e di bonus una tantum di 2-3 miliardi. Non ci sarà quindi la detassazione delle tredicesime come chiesto da sindacati e opposizione. Costa troppo. Circa 4 miliardi limitandola a 30mila euro di monte salario. Un quarto dei 16 miliardi cash che il governo si appresta a dare alle banche e un altro quarto delle grandi opere sul tavolo del Cipe. Decisamente troppo. Per loro. Talmente smaccato che persino Emma Marcegaglia, in maniera ovviamente interessata, lamenta il ritardo nella disponibilità di fondi: «Alle parole ora seguano i fatti e questi investimenti vengano spesi già nei prossimi mesi». I confindustriali vogliono le infrastrutture, gli incentivi e più fondi agli ammortizzatori sociali. Ma sanno anche che ci vuole qualche pannicello caldo per i lavoratori. Per fargli digerire la crisi. Il tutto mentre comincia a lievitare la cassaintegrazione (tra ordinaria e straordinaria siamo già a un +30% rispetto al 2007), gli investimenti fissi rasentano lo zero e le imprese fanno ancora più fatica a trovare credito. Dove si scarica tutto questo? Su chi già soffre il rincaro senza tregua del costo della vita, di salari che non stanno al passo, di servizi e utenze che non si abbassano.

Così mentre il governo studia come dare tutto ai banchieri e non fare inferocire gli imprenditori, la Provincia di Milano vara un “piano d'emergenza welfare”, in collaborazione con le parti sociali, per scongiurare rischi di povertà per centinaia di famiglie, sostenere stabilità dell'occupazione e rinfozare quell'assistenza all'emerginazione sociale che altrove (leggi Comune) è diventata prerogativa del solo volontariato caritatevole.

La cifra è ampia per un ente relativamente “piccolo”: 25 milioni di euro. Disponibili subito perché in parte sul bilancio 2008. E così suddivisi: 19 milioni di euro per le famiglie tra integrazioni al reddito e provvedimenti una tantum, per casa (affitti e mutui), istruzione, spese per l'infanzia, sostegno alla vecchiaia. Dal rimborso per gli anziani truffati o rapinati (una spruzzata di demagogia securitaria) fino al sostegno a “modelli innovativi nella spesa quotidiana” (gruppi d'acquisto, condomini solidali...). E ancora 1 milione per la grande povertà tramite quella rete di associazioni e cooperative sociali che si occupano dell'emarginazione con alloggi, mense, beni di prima necessità. Tutti servizi che il Comune di Milano sta tagliando, lasciandoli in mano alla carità. E ancora 5 milioni di euro per “la stabilità dell'occupazione” attraverso incentivi alle imprese, soprattutto piccole (per il 70% del fondo), che procedano all'assunzione a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati o già a tempo determinato, parasubordinato o precari. «Sono quattrini veri, fruibili da gennaio dell'anno prossimo dopo il voto in giunta, il lancio dei bandi e l'apertura degli sportelli e riguardano un bacino potenziale di quasi 4mila persone da stabilizzare. Mi rendo conto che non è ancora abbastanza, ma ce la stiamo mettendo tutta», spiega Bruno Casati (Prc) assessore al lavoro e alle crisi industriali che mette sul tavolo molto di più. A questi 5 milioni, infatti, si devono sommare incentivi per 2,5 milioni di euro per le assunzioni di lavoratori di età superiore ai 45 anni, 800mila euro per i giovani inoccupati, 200mila euro per lavoratori diversamente abili finanziati con i 7 milioni di euro rimasti dalla cassaintegrazione in deroga per il comparto tessile del 2006 e che la Provincia sta convertendo per poter sostenere altre 5mila stabilizzazioni. In tutto 12 milioni di euro. Tanto, se pensiamo al disimpegno costante e continuo dal lavoro del settore pubblico. Basta guardare la Regione. Poco, però, se guardiamo all'emergenza. Ancora Casati: «Ogni giorno ci arrivano sul tavolo quattro, cinque crisi, e il quadro è davvero serio. Su circa 390mila ingressi sul mercato del lavoro provinciale dall'inizio dell'anno il 70% sono a tempo determinato e già a casa, il 27% di questi per altro è assunto per un giorno solo (edili e soprattutto sostituzioni scolastiche, N.d.R.) e comunque anche gli assunti con contratto stabile, a tempo indeterminato, per un terzo hanno già perso il lavoro. Questa è la realtà. Nuda e cruda».

Sarà anche una goccia nel mare della crisi, ma è. E poco contano le accuse di “opportunismo elettorale” del centrodestra. Il presidente Penati ha voluto il piano (inizialmente rivolto solo alle famiglie, poi con la mediazione del Prc apertosi anche all'occupazione) a pochi mesi dalle elezioni in cui si ricandiderà. Ma la crisi è ora. E il centrodestra sembra davvero non prednerla sul serio.

Come nel consiglio regionale straordinario di ieri, con Formigoni a “berlusconeggiare” con annunci per le famiglie, promesse di piani per lavoratori ultra cinquantenni, incontri coi banchieri per dirgli di non strozzare il sistema lombardo, lettere di consigli al governo... Chiacchiere col botto. «Daremo 20 milioni alle famiglie lombarde». Quando? Boh. Su che voci di bilancio? Boh. Di sicuro però saranno “buoni”, come quelli benzina, di cui la giunta Cl-Lega va pazza. Stavolta il “buono” sarà «per le famiglie numerose» (quali?) e poi verrà mantenuto il “buono” per gli affitti (mentre si taglia costruzione e manutenzione delle case popolari) e infine la Regione si farà carico, per le famiglie che hanno aderito al recente accordo tra governo banche per scalare i mutui a tasso variabile, della differenza tra la rata d'origine e quella stabilita a lungo termine. Solo che non ce ne sono quasi di famiglie che hanno aderito all'accordo Tremonti-Abi. Perché non conviene. Meglio la portabilità (il cambio di mutuo con altra banca) come continuano a ripetere le associazioni dei consumatori. Insomma, tanta fuffa ben presentata nello stile Formigoni.

«Per dare un segnale concreto - commenta il consigliere regionale Prc Muhlbauer - bastava votare il congelamento degli aumenti degli affitti per le case popolari che arrivano per alcune fasce al 300% varato dalla giunta pochi mesi fa. Lo abbiamo proposto ma hanno votato contro». Niente da fare. Quelli fanno annunci. Questi erano soldi.

Claudio Jampaglia
Milano, 19 novembre 2008
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