Bricoman in costruzione
Photo by Romeo Cerri
Ieri, su richiesta del sostituto procuratore di Monza, Donata Costa accolta dal gip Rosaria Correra, M. A. è stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare assieme al già detenuto a Opera, Calogero Licata Caruso ed è stato tradotto nel carcere monzese di via Sanquirico. Mentre G. A., G. G. e l’ex consigliere del Comune di Carate Brianza (nel 1998) l’architetto M. P. e il procacciatore d’affari F. T., 67 anni di Giussano sono finiti agli arresti domiciliari.
L’operazione denominata “Carate Nostra” è stata condotta congiuntamente dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Monza e dalla Guardia di Finanza di Seregno. Il 16 aprile scorso su ordine del giudice Alfonsa Maria Ferrara erano finiti in carcere i tre figli di Paolo Vivacqua: Antonio, Gaetano e Davide, Massimiliano Campisi, Giovanni Scubetta, Calogero Licata Caruso, Vincenzo Napoli, Giuseppe Biondo, Antonio Fulcoli, Mario e Ezio Infantino e Ivan Mantellini.
Agli arresti domiciliari era invece andato l’industriale bergamasco L. P. M. A. , attuale consigliere comunale del Pdl e membro della commissione urbanistica del Comune di Carate Brianza, è stato arrestato dunque dai militari del Nucleo investigativo del gruppo carabinieri di Monza e della tenenza della Guardia di finanza di Seregno.
L’accusa è quella di corruzione ma le indagini sono partite da un caso di omicidio. Il filo che collega gli arrestati, secondo il gip di Monza Maria Correra che ha convalidato le misure cautelari su richiesta del pm Donata Costa, è la morte di Paolo Vivacqua, ucciso a Desio il 14 novembre dell’anno scorso. Vivacqua, secondo gli inquirenti, avrebbe preso parte alla corruzione. Questi avrebbe preso accordi per versare ad G. A. 870mila euro da spartire con i professionisti G. A. e G. G., mentre Licata avrebbe avuto il ruolo di prestanome per coprire Vivacqua.
Inoltre c’è un altro ex amministratore pubblico coinvolto, M. P., ex consigliere comunale di Carate (anch’egli arrestato), che si sarebbe accordato con M. A. per versare a quest’ultimo altri 290 mila euro.
Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni e quote societarie intestate agli indagati, per un milione e 800mila euro.