Donne in prima linea-Dall’ Udi all’Aidos, una nuova generazione di femministe segna la primavera del movimento

Addio alle mimose, viva l’impegno

Manjfestazioni e cortei per un intero week end al femminile
Le pressioni cattoliche, l’attacco al welfare e alle leggi sull’aborto e sul divorzio, stanno ridando grinta all’anima femminista che sembrava essersi persa nella miriade di gruppi e associazioni

 

Un movimento vivacissimo, se lo si considera nella somma di associazioni costituitesi negli ultimi decenni in Italia. Centinaia di gruppi condotti da donne impegnate a definirsi, sia nel privato che nella politica dei loro territori. Tuttavia, nel fermento sociale che anima oggi il Paese, le femministe sentono di nuovo il bisogno di riprendersi il loro spazio nel panorama politico. «Non è più tempo di mimose - L’8 marzo deve tornare ad essere un simbolo della nostra politica». Questo è lo slogan lanciato dalle femministe del Collettivo 8 marzo di Firenze. Un’idea condivisa da gran parte delle femministe italiane. Oggi le fiorentine ripartono alla carica in questo modo: «Siamo un gruppo di donne, eterosessuali e lesbiche, studentesse e lavoratrici, precarie e non, che hanno individuato nel Firenze Social Forum uno spazio politico. Abbiamo iniziato a lavorare insieme perché da anni ormai le donne non sono più visibili come soggetto politico, perché le ultime generazioni non hanno potuto leggere la realtà attraverso un’analisi femminista, anzi questa parola sembra ormai sorpassata ed inutile. Noi ci diciamo femministe. Ci viene fatto credere che le donne abbiano raggiunto non solo la parità legislativa ma anche la libertà sostanziale nella gestione delle proprie vite. Ma non è così». Le donne guardano con realismo ad una società dove c’è ancora molto da fare. Che dire, infatti, del presunto raggiungimento della parità giuridica tra i sessi? Oggi in Italia il 94 percento dei parlamentari sono uomini. Inoltre, le manovre politiche della chiesa cattolica, che si sta imponendo con crescente autorità, lo smantellamento dello stato sociale, praticato dalle destre al potere. e il rimettere in discussione le leggi sull’aborto e sul divorzio, stanno portando ad un inaspettato risultato: ridare grinta ad un movimento che sembra va essersi perso nella miriade di gruppi e associazioni. Di fronte al pericolo, l’unione fa la forza.

Per l’8 marzo, le strade della città di Napoli verranno occupate da una grande manifestazione. La organizzano diversi gruppi femministi (Comitato donne napoletane contro le guerre e gli embarghi, Donne del collettivo di Giurisprudenza, Arcidonna, Udi in Rete, Donne in Nero, Donne Anpi, Maddalena, Rizoma, Comitato Legge 194). Stefania Cantatore, responsabile Udi in Rete, propone ad Avvenimenti il volantino fresco di stampa su cui si legge: «Rimettiamoci in marcia. Le alte gerarchie ecclesiastiche cercano di mettere all’incasso il sostegno dato alla campagna elettorale di Berlusconi e premono l’acceleratore sull’attacco ai diritti conquistati attraverso dure lotte dal Movimento delle donne. L’appello del Papa all’obiezione di coscienza contro il divorzio e soprattutto la richiesta al Parlamento italiano di legiferare in merito al riconoscimento giuridico dell’embrione aprono scenari inquietanti, il cui fine ultimo è l’annullamento dell‘autodeterminazione della donna. Non dobbiamo permettere ai “talebani” di casa nostra di scipparci la libertà di sentirci padrone di noi stesse, del nostro corpo e del nostro futuro. Partecipiamo unite alla manifestazione dell’8 Marzo! Marcia con partenza alle ore 10 da piazza Carità, con arrivo a piazza Trieste e Trento. La manifestazione si concluderà con “comizio su sedie”». Le diverse sedi Udi di tutta Italia saranno animate da numerose cene, dibattiti, mostre (da non perdere il grande evento Biennale donna di Ferrara, giunto alla sua decima edizione - mentre a Roma, nella bella sede nazionale dell’Udi in via dell’Arco di Parma, si dedica la giornata alla pittrice e scultrice Velia Sacchi).

L’8 marzo, che quest’anno capita di venerdì, sta diventando in molti casi l’occasione per partecipare ad un intero week end ricco di eventi. Un programma di tre giorni si prevede alla Casa internazionale della donna, nei suoi rinnovati locali del Buon Pastore a Roma. La Casa, un complesso su più piani al centro della capitale, che comprende numerose sale, un ostello e un ristorante, è la sede dell’Affi, (Associazione federativa femministe italiane) alla quale si sono associati circa cinquanta e più collettivi e cooperative nate dal movimento in questi ultimi anni. È inoltre sede del Centro femminista  separatista. Il tutto è gestito da un consorzio, amministrato dalla presidente Giovanna Beviglia, che propone nell’arco di tutto l’an no numerose attività. Tra queste un interessante seminario sull’informazione, organizzato dal Paese delle donne, inizierà a fine mese. In questi splendidi locali, l’8 marzo le donne si incontreranno in una grande assemblea aperta. Seguirà, alle ore 18, la presentazione del libro Passaggio di memoria Storia della lotta delle donne romane dal dopo guerra agli anni Ottanta realizzato su progetto dell’Udi romana Circolo La Goccia e concluderà la giornata una grande festa. I giorni seguenti prevedono la proiezione di film e incontri con donne di diverse nazionalità, con la comunità delle filippine, con gruppi No-global, happenings creativi con mosaiciste ed altro ancora.

In tutte le maggiori piazze delle città italiane si installeranno tavoli Udi per la raccolta di fondi in sostegno della campagna dal titolo «Maternità senza rischi in Afghanistan». organizzata dall’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) per la creazione di centri di salute nelle maggiori città afghane e nei campi profughi per le donne incinte. Oggi in Afghanistan ci sono un milione di donne in stato di gravidanza. Si stima che circa l7mila di loro troveranno la morte nei prossimi nove mesi per cause connesse con il parto, stando alle precarie condizioni sanitarie che offre il Paese. Le donne italiane, quindi, in sostegno delle donne del mondo. Perché una cosa è certa: l’8 marzo è la festa di tutte le donne, di qualsiasi età, nazionalità, partito politico. Questa certezza cementa insieme una serie di diversità. «Le donne del mondo stanno lavorando per costruire una vita migliore, lavoriamo con loro»: è uno degli slogan delle donne dell’Aidos, consapevoli che curarsi del benessere globale delle donne di tutto il pianeta è importante tanto quanto lo è nel proprio Paese.

La forza del movimento femminista oggi è quella di trarre ricchezza dai diversi contenuti che vi confluiscono. «Fare politica -dicono Pina Nuzzo e Rosangela Pesenti, responsabili della sede nazionale dell’Udi -per noi significa avere una passione per lo stare “insieme” dichiarando come, dove e perché, accettando a priori quella perdita che richiede la messa in comune di idee e cose, condividendo la responsabilità di costruire e condividere le condizioni materiali che con sentono alle idee di camminare. Fare politica significa accettare che una parte di “me” si chiami “noi”. Lo spazio del dibattito politico infatti non è mai un luogo astratto ed è tanto più libero quanto più limpide e trasparenti sono le condizioni che lo consentono, se non vogliamo che si riduca alla sola esposizione delle opinioni senza mai mettere in gioco il nostro rapporto con il potere e con le donne che lo esercitano».

Giulia Salvagni
Roma, 7 marzo 2002
da "Avvenimenti"