Guerra Civile Spagnola

Per chi suona la campana del Papa

La beatificazione di 233 «martiri dell'odio contro la fede» durante la Guerra Civile spagnola: una implicita legittimazione del franchismo e dell'orrore fascista

Duecentotrentatre nuovi beati, tutti «martiri» dell'«odio contro la fede» durante la Guerra Civile spagnola. Di fronte a migliaia di fedeli, tra cui alcuni esponenti di spicco del governo e dello schieramento politico di Aznar - come il ministro Jaime Matas, il presidente della Comunità vaticana Eduardo Zaplana e la sindaca di Valencia, Rita Barberà - papa Giovanni Paolo II ha dato domenica scorsa il suo contributo più "d'effetto" alla ricostruzione revisionista della storia del Novecento.

«Persecuzione religiosa»

E' in effetti molto più impressionante della beatificazione e della santificazione dei martiri cattolici in Unione Sovietica e in Cina (da quest'ultima erano arrivati i 120 ultimi canonizzati), quanto accaduto a Piazza San Pietro due giorni fa. Il pontefice della Chiesa di Roma ha privato d'ogni connotazione storica e politica il conflitto in Spagna: quando si tratta, qui, non delle repressioni di un qualche "Stato totalitario", ma del primo scontro frontale tra fascismo e democrazia degli anni'30. il papa ha parlato di «martiri» che «non erano implicati in lotte politiche o ideologiche e che non volevano entrarvi», ossia di «martiri» uccisi solo «in odio alla fede».

Così, Giovanni Paolo II ha potuto piangere esclusivamente il fatto che «in quegli anni terribili molti sacerdoti, religiosi e laici furono assassinati per il solo fatto d'essere membri attivi della Chiesa», per trascendere poi nella definizione di quel periodo come «la terribile persecuzione religiosa che afflisse la Spagna negli anni Trenta del secolo passato». Mentre l'intera Guerra Civile si è ridotta nella sue parole «quella gran tragedia vissuta in Spagna durante Il secolo XX» senza altro aggiungere.

La verità rovesciata

Dei 233 beatificati, 226 sono della sola Valencia: di questi, 38 erano sacerdoti mentre la gran parte erano uomini e donne dell'Azione Cattolica della stessa comunità. Privare di ogni connotato «politico» queste vittime della Guerra Civile ha dell'incredibile: già prima dell'inizio del conflitto la Chiesa spagnola avversò frontalmente la Repubblica, e l'Azione Cattolica fu prima e durante l'alzamiento militare fascista parte attiva dello schieramento avversario del Fronte Popolare e del governo legittimo di Madrid. Le violenze occorse a Valencia, come in altre parti della Spagna repubblicana, come la stragrande maggioranza degli storici di quella guerra attestano, furono in gran parte frutto di iniziative popolari incontrollate e seguirono di molto i massacri perpetrati fin dai primi giorni dell'alzamiento dai militari franchisti e dai falangisti in Aragona, Galizia, Léon o Andalusia, come quelli tremendi, che coinvolsero migliaia di persone, in gran parte operai e operaie, a Siviglia e Badajoz.

Quegli eccidi di massa avvennero sotto lo sguardo indulgente e benevolo della gerarchia cattolica spagnola e della stessa Curia, che in Italia plaudì abbondantemente al sostegno delle armi e delle truppe di Mussolini all' attacco contro la Repubblica. Né disse alcun che del micidiale bombardamento a freddo degli aerei tedeschi della nazista Legione Condor, per conto di Franco, sulla città Guernica, che pure sconvolse i democratici di tutto il mondo.

Beati e dimenticati

Occorre soprattutto ricordare, però, che la maggioranza della gerarchia cattolica fu protagonista diretta del conflitto politico e sociale in Spagna, che originò la guerra: l'appoggio era dato soprattutto alla Ceda, la Confederazione spagnola delle destre autonome guidate da Gil Robles, ma anche alla Falange chiaramente fascista di José Antonio Primo de Rivera. E la pastorale dei vescovi di Pamplona e Vitoria contro la Repubblica, del 6agosto 1936. ossia a poche settimane dall'inizio dell'alzamiento contro il legittimo governo del Fronte Popolare, fu un atto politico fondamentale di quella vicenda.

Questo, per parlare degli esordi della Guerra Civile. Se si passa al bilancio complessivo delle vittime civili prodotte dalle truppe franchiste e dalla dittatura installata sulla Spagna per quarant' anni dopo la loro vittoria (e a lungo protetta dalla Nato, mentre la Chiesa ufficiale continuò per molto nelle sue benedizioni, gli storici si dividono sulle valutazioni numeriche: chi parla di seicentomila morti, chi di ben più d'un milione. Tra di essi, non c'era forse alcun cattolico? Nessun sacerdote, nessuna suora? Ve n'erano eccome: molti furono i preti, soprattutto, baschi leali alla repubblica passati per le armi dai franchisti fin dagli ultimi anni della Guerra Civile. Molti furono, poi, i cattolici democratici perseguitati perché dissidenti verso la dittatura e verso le complicità di molti degli stessi responsabili delle diocesi.

Primo, l'anticomunismo

Eccessi ve ne furono, nella lotta per la difesa della Repubblica e della democrazia. Ma tale fu: la Chiesa, per bocca del suo pontefice, ora lo nega. Come in Spagna lo nega, in modo strisciante, lo stesso governo di "centrodestra" di José Maria Aznar. In nome della stessa priorità, dello stesso «impegno morale» come direbbe qualcun altro: l'anticomunismo, unico vero spartiacque della memoria del secolo coltivato da questo papa.

Una priorità, nel rimaneggiamento della storia recente dell'umanità, per cui vale la pena anche compiere il grossolano errore di concedere all'Eta basca persino l'eredità della Repubblica spagnola: questo ha fatto Giovanni Paolo ll, scegliendo il contesto di quella beatificazione e di quell'enunciazione di«verità» di fede nella storia per esprimere la «condanna» del terrorismo attuale.

Un pessimo vento spira da Città del Vaticano. Di senso opposto a quello che, dopo il Concilio Vaticano 11, spinse persino la Chiesa spagnola a chiedere un «perdono» per il sostegno al franchismo Altra epoca, altra Europa.

Anubi D'Avossa Lussurgiu
Roma, 13 marzo 2001
da "Liberazione"