Guerra Civile Spagnola

Sepolte le responsabilità della Chiesa

La beatificazione di 233 «martiri dell'odio contro la fede» durante la Guerra Civile spagnola. Il precedente: sugli altari le vittime dei miseri minatori delle Asturie

La beatificazione celebrata l'altro giorno a San Pietro, per le sue motivazioni, nasconde le responsabilità storiche e politiche delle gerarchie ecclesiastiche nel sostegno al franchismo. Esse non vengono emendate, ma implicitamente rivendicate. Con l'aggravante dell'inusitata continuità posta dal papa tra l'«orrore di quegli anni» e il «terrorismo» presente, quello dell'Eta che nello stesso contesto - e dunque, ancora una volta, senza alcuna distinzione storica - ha condannato. Il quotidiano spagnolo El Paìs, ieri, ricordava che lo storico e vicario episcopale a Roma, Vicente Càrcel (il destino dei nomi...), aveva già parlato di «olocausto di cattolici» da parte della Repubblica.

D'altra parte, lo stesso El Paìs testimoniava sempre ieri che, astutamente, i processi di beatificazione di Giovanni Paolo Il hanno già portato sugli altari i sacerdoti vittime della Rivoluzione delle Asturie: ossia d'una rivolta sociale, quella del 1934, che precedette la Guerra Civile e che fu un sollevamento contro il governo precedente quello del Fronte Popolare, ossia il governo conservatore del "biennio nero» che aveva annullato ogni riforma. Questa, in realtà, fu la partita di allora: il programma unitario delle forze del movimento operaio prevedeva infatti l'applicazione degli articoli 3 e 26 della Repubblica nata appena nel 1931, cioè l'annullamento del Concordato con la Santa Sede, la fine delle congrue ai preti, l'espropriazione dei beni ecclesiastici non necessari all'esercizio del culto. Esattamente come molto più tardi le popolazioni stremate dalla guerra scatenata contro la Repubblica, i miserrimi minatori delle Asturie, che dovettero poi pagare la loro rivolta con un eccidio di migliaia di loro da parte delle truppe del Tercio marocchino (eccidi che guadagnarono a Franco il posto di primo piano che, successivamente, ebbe nell'alzamiento militare contro il governo legittimo del Fronte Popolare), proiettarono la loro rabbia su quanti, anche innocenti, erano assimilati alla parte ecclesiastica nel blocco reazionario, regia mossa dalla difesa di quei privilegi. Questi, a loro volta, richiamavano soprusi subiti per secoli dalle classi povere e da tutti i "differenti", nella terra della peggiore inquisizione: la Chiesa avrebbe in questo già di che farsi perdonare. E di che, quindi, perdonare.

Anubi D'Avossa Lussurgiu
Roma, 13 marzo 2001
da "Liberazione"