Si aprirà a Milano, giovedì 16 ottobre, davanti la 2° Corte d’Assise d’Appello,
il processo di secondo grado per la strage di Piazza Fontana.
Il collegio giudicante sarà presieduto da Roberto Pallini, mentre la pubblica
accusa verrà sostenuta dal sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale.
Causa sciopero proclamato dalle Camere Penali la prima udienza sarà brevissima.
Si entrerà nel vivo solo la prossima settimana.
In primo grado, dopo un lunghissimo dibattimento, durato oltre un anno e mezzo,
il 30 giugno 2001, furono condannati all’ergastolo, in quanto organizzatori
ed esecutori della strage del 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura
(17 mori e 84 feriti), Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Rognoni,
tutti e tre dirigenti di Ordine Nuovo, il gruppo neonazista fondato da Pino
Rauti negli anni cinquanta.
Al momento nessuno in carcere. Delfo Zorzi, come risaputo, dopo aver cambiato
il proprio nome in Roi Hagen, vive tranquillamente in Giappone, al riparo
da mandati di cattura e richieste di estradizione.
L’esito di questo appello sarà centrale nella catena dei processi riapertisi in questi anni, ponendosi temporalmente fra il nuovo appello per i mandanti della strage alla Questura di Milano del 17 maggio 1973 (dopo l’annullamento nel luglio scorso da parte della Cassazione della precedente sentenza di assoluzione) e le richieste, attese per il dicembre prossimo, per un nuovo rinvio a giudizio per la bomba di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974). La conclusione del processo sulla strage di Piazza Fontana consentirà infatti di confermare o meno l’ipotesi accusatoria, comune a tutti questi procedimenti, che ha individuato nel gruppo di Ordine Nuovo lo strumento esecutivo per la realizzazione di tutte le stragi “nere”, dal 1969 al 1974.
Le destre da sempre temono questa vicenda giudiziaria. Non solo la ricostruzione
dei giudici delinea responsabilità dirette nella “strategia della tensione”,
ma gli stessi imputati in questi processi ci dicono della loro doppia militanza,
in Ordine Nuovo e nel MSI di Giorgio Almirante, a conferma di uno stretto
anello di congiunzione fra le diverse componenti del “partito del golpe”.
Carlo Maria Maggi, già responsabile di Ordine Nuovo per il Triveneto, entrerà,
nel gennaio del 1970, poco tempo dopo la strage di Piazza Fontana, nel Comitato
Centrale del MSI (verrà anche candidato nelle elezioni politiche del 1972);
Delfo Zorzi ricoprirà cariche nazionali nell’ambito degli universitari missini;
Giancarlo Rognoni farà parte degli organismi dirigenti della Federazione milanese.
Forse anche per questo, una volta vinte le elezioni politiche nel 2001, la
Casa delle Libertà, pensò bene di sciogliere la Commissione parlamentare d’inchiesta
sulle stragi. Davvero troppi gli imbarazzi e le situazioni critiche su cui
si vorrebbe stendere definitivamente un velo.
Il fatto è che la strage di Piazza Fontana con le sue verità, seppur parziali,
continua a rappresentare un atto di accusa senza precedenti nei confronti
del ruolo giocato dalle destre nelle trame eversive intessute nel nostro paese.
Un motivo in più per raccogliere l’appello lanciato dall’Associazione dei familiari delle vittime ed essere presenti all’apertura del processo, “a testimonianza”- come hanno scritto - “di una memoria che non si cancella”.