Piazza Fontana: 12 dicembre 1969 - 12 dicembre 2009

Ancora una volta la realtà ha superato di molto, e in peggio, la dietrologia di quello slogan: piazza Fontana strage di stato!!!

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Eravamo giovani ed eravamo in pochi a sostenere che quella Strage era di Stato.

O meglio: la Strage di Piazza Fontana potevano farla solo dei fascisti; questi potevano muoversi liberamente grazie alle coperture dei servizi segreti italiani e stranieri.

La dinamica in quelle ore apparve chiara: per rispondere al grande movimento politico, sociale e culturale che partì dalle università nel 68 per propagarsi a macchia d’olio nel 69 e negli anni a seguire nelle fabbriche la risposta delle forze “nato” in Italia fu lo stragismo.

Con questo strumento gli uomini della Gladio e di Stay-Behind (stare dietro) dovevano alimentare il terrore pensando così di intimorire il popolo italiano stufo dei governi democristiani e delle loro politiche impopolari.

Quali soggetti potevano utilizzare per il lavoro sporco, di corrieri e mettibomba sui treni, nelle piazze e/o provocare davanti alle scuole e alle fabbriche? Sempre loro: i fascisti.

Gran parte dei essi, amnistiati dal guardasigilli Palmiro Togliatti, qualche anno dopo sono tutti in prima linea nella strategia eversiva della “tensione” e in quella degli “opposti estremismi”.

Nei mesi a seguire la Strage solo un gruppo di giornalisti (Marx gliene renda merito) comincia ad approfondire le questioni visto che c’era qualcosa che non andava.

La pista anarchica faceva acqua e perché Pino Pinelli, durante un interrogatorio in questura a Milano nel quale… "sta male e mentre sta male si butta dalla finestra” non ha ceduto alle pretese di coloro che volevano che fosse proprio lui a confermarla.

La matrice anarchica era un depistaggio e Pinelli “è stato assassinato”.

Se Pinelli avesse ceduto a quel ricatto, per dire il falso, oggi non staremmo nemmeno a parlare di Strage di Stato; sarebbe tutto comodamente nel dimenticatoio.

Anche perché, successivamente, ai giudici che istruiscono i processi, vengono continuamente esposti omissis, raccontate bugie di Stato, forniti testimoni e documenti falsi.

Poi il balletto dei tribunali, dove celebrare i processi, è il vergognoso calvario fatto fare ad un processo che non si doveva fare per i macellai di Piazza Fontana.

Il quadro che si presenta oggi è chiaro: non abbiamo avuto a che fare solo con quattro fascisti nostalgici che morivano dalla voglia di fare un golpe come in Grecia; era un apparato, NON DEVIATO, della Stato contro il popolo italiano che stava prendendo coscienza di vivere in un Paese antidemocratico; i fascisti erano solo il braccio armato.

Un apparato che ha pianificato le Stragi successive, da Piazza della Loggia alla Questura di Milano (anche qui l’attentatore un finto anarchico Bertoli che poi figurerà in una struttura paramilitare, i Nuclei di Difesa della Stato, appendice informale di Gladio, sotto il controllo degli americani e di Kossiga), Italicus e tutti i morti ammazzati dai fascisti e dagli apparati dello Stato: tutti impuniti.

Addirittura nel 1974, durante una manifestazione dell’allora MSI a Milano in via Belotti iene ucciso da una bomba a mano un agente di PS Antonio Marino.

Nella prima fila di quel corteo, dal quale viene lanciata la bomba, ci sono i massimi dirigenti del neofascismo in “doppio petto” Servello, Petronio, Franco e l’attuale Ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Qui si ripete la storia di Piazza Fontana: Nico Azzi, Maurizio Murelli e Vittorio Loi sono i colpevoli della morte dell’agente Marino, ma i mandanti sono rimasti nell’ombra? No! Svolgono ruoli importanti nell’attuale governo.

Dunque quella stagione dello stragismo di Stato utilizzando la destra, contrariamente alle previsioni, riempie le piazze e la sinistra rivoluzionaria entra in Parlamento e il PCI arriva quasi a superare la DC.

Allora cambiano strategia, la DC imbarca lo PSI e dalle stesse stanze dove coordinavano lo “stragismo” coordinano la stagione del “terrorismo” usando gruppuscoli emarginati dal movimento, ma utili per le continue provocazioni che questi faranno proprio a danno del movimento stesso.

Cosi durante una grande manifestazione per il diritto alla casa a Milano da un gruppetto, che era stato emarginato in fondo al corteo, si stacca un manipolo che spara e uccide il Vice Brigadiere di PS Antonio Custrà.

Così quello che con la destra e lo stragismo non erano riusciti a fare ci riescono con il terrorismo, camuffandolo di “sinistra”.

Non a caso durante il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro chi coordina le grandi manovre di servizi segreti nel comitato era sempre il Kossiga nazionale.

Nonostante 8 (otto) processi, con gli imputati rei confessi e con tanto di rivendicazione, ancora oggi l’agguato, il sequestro e la morte dell’esponente DC, che voleva aprire al PCI, è avvolta ancora nel mistero.

Cosi alla fine degli anni 90 il PCI si scioglie, DP pure; qualcuno dal Viminale potrà dire “ missione compiuta”.

Perché dopo tutto questo sangue nulla sarà più come prima.

Infatti, il Pci diviene PDS cambiando natura e continuando a cambiare nome.

Rifondazione viene sottoposta a continue scissioni eterodirette dal PDS prima, DS poi sino alla saga dell’autosufficienza del PD e la scissione di SeL.

Dunque possiamo con sicurezza dire e gridare ancora oggi che Piazza Fontana è una Strage di Stato anche perché è una strage impunita; cioè che agli autori materiali e ai mandati lo Stato ha garantito l’immunità visto che per quei 18 morti non c’è nessun colpevole.

A questo punto sorge spontanea una domanda: come è possibile avviare un percorso di pacificazione sociale se da Piazza Fontana, ad Ustica, dalle stragi di mafiose, agli assassini di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, piuttosto che Fausto e Jaio, Carlo Giuliani, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, e tanti altri che sono morti se gli uomini dello Stato vengono assolti? Se Stragi e ammazzamenti non hanno colpevoli? Dunque questo 12 dicembre, 40° anniversario ci deve incoraggiare a continuare il lavoro di Giustizia e di Libertà iniziato già dal 69 e lo dobbiamo alle vittime, ai loro familiari e alle giovani generazioni.

LA RESISTENZA CONTINUA!

Marco Fraceti
Monza, 11 dicembre 2009