Camilo Cienfuegos è forse l'unico eroe più popolare di Ernesto “Che” Guevara a Cuba.
Non c'è casa, negozio, ufficio, scuola, laboratorio a Cuba senza il ritratto del héroe sonriente.
Camilo Cienfuegos Gorriaràn, meglio conosciuto popolarmente come “Camilo” appare nelle tante fotografie
e ritratti sempre sorridente e gioviale con una folta e lunga barba, quasi che sprizzasse simpatia da
ogni pelo.
Camilo era un uomo del popolo, un habanero doc, di umili origini, nato nel quartiere popolare di L'Avana
vecchia e lì tra quella gente rimane per antonomasia il più grande ed indimenticato eroe cubano di tutti
i tempi (più del Che e dello stesso Josè Martì).
Mentre Che Guevara ha avuto un'indiscutibile “internazionalizzazione” della sua figura, del suo pensiero,
delle sue idee, Camilo Cienfuegos ha attecchito popolarmente, è rimasto un eroe su scala nazionale:
la imagen del pueblo.
Ogni guerrigliero latino americano potrebbe facilmente riconoscersi nella sua figura.
Alto, bruno, magro perennemente mostratoci con una barba bruna ed un cappello a metà strada tra il cow-boy
statunitense ed il guajiro caraibico e con gli occhi protesi ad una genuina risata.
Camilo nella sua prima gioventù fu un serio ed umile lavoratore, si impegnò in mille attività e mestieri.
Si distinse soprattutto negli Stati Uniti dove fu costretto ad espatriare per problemi economici e politici
nei primi anni 50.
Le foto del giovane Camilo nel periodo nordamericano sono diametralmente opposte a quelle stereotipate
del Comandante guerrigliero; infatti appare molto più conformista e curato con la sua faccia smilza,
sbarbata con dei piccoli baffetti a rigo, sempre elegante, incravattato ed impegnato a fianco della
dissidenza cubana antibatistiana.
Fu proprio in quel periodo che Camilo sviluppò un grande senso dell'ironia e dell'autoironia, iniziò
a firmare le sue missive ai familiari ed agli amici con un sarcastico “K100”, che in spagnolo si pronuncia
“Ca Cien”.
Sorsero negli Usa altri problemi al giovane Camilo, che fu costretto ad espatriare in Messico, dove
fu poi scelto come ultimo (o forse penultimo) membro della spedizione del “Granma” da Fidel Castro.
Camilo sarà poi tra i pochissimi sopravvissuti all'imboscata batistiana di Alegria del Pio e si distinguerà
per le sue notevoli doti di coraggio e abnegazione alla causa della guerriglia sulla Sierra Maestra
così da essere nominato Comandante di una delle più importanti colonne della guerriglia che libereranno
la regione centrale dell'isola caraibica.
L'eroe sorridente esprimerà il suo più alto capolavoro a Yaguacay, nel versante nord della parte centrale
di Cuba, dove al comando di un manipolo di uomini costringerà alla resa lo stratega batistiano Jabon
Lee ed i suoi soldati asserragliati nel famoso “cuartel”.
Questa superlativa azione congiuntamente con la straordinaria impresa di Che Guevara a Santa Clara costringerà
Batista alla capitolazione definitiva e determinerà quindi l'ingresso vittorioso dei barbudos ad ovest
sino a L'Avana.
Dopo una serie di incarichi temporanei politici e militari all'interno della giovane giunta rivoluzionaria,
il comandante Cienfuegos scomparirà misteriosamente il 28 ottobre 1959.
Infatti dopo aver sedato una rivolta organizzata dal comandante Hubert Matos, lasciò l'aeroporto di
Camaguey su di un piccolo bimotore diretto a L'Avana e scomparve per sempre.
Probabilmente l'aereo precipitò a causa di un improvviso maltempo.
Sono state avanzate varie ipotesi ed illazioni sulla sua scomparsa.
C'è chi attribuisce alla Cia l'organizzazione di un attentato al bimotore, c'è chi parla solo di tragica
fatalità, mentre sembrano solo baggianate le voci fatte circolare dai circoli controrivoluzionari secondo
le quali Camilo si troverebbe sbarbato ed in incognita negli Usa o addirittura l'aereo in questione
sarebbe stato sabotato dagli stessi vertici rivoluzionari.
Questa serie di illazioni sono forse sorte dal fatto che il corpo di Cienfuegos e del pilota non furono
mai rinvenuti, come i resti dello stesso apparecchio.
Nel momento in cui Camilo scompare nasce il suo mito, la sua leggenda il suo eterno ricordo; addirittura
Che Guevara chiamerà uno dei suoi figli Camilo.
A Yaguacay oggi vi è uno stupendo monumento dedicato all'eroe sorridente, proprio di fronte al mitico
“cuartel” e sotto la statua bronzea di Camilo è situato un museo dedicato all'eroe habanero.
In questo museo sono contenuti molti reperti e documenti, sicuramente quelli più interessanti sono costituiti
dalla corrispondenza tra Che Guevara e Camilo, dove emerge un grande rispetto reciproco e soprattutto
l'aspetto ironico ed ottimista di Camilo, che unico tra i baburdos poteva permettersi di sfottere il
severissimo comandante Guevara firmandosi con degli tu eterno chicharron (chicharron è un termine confidenziale
per carinerie intime tra due persone).
L'eroe di Yaguacay, scomparso a soli 27 anni viene celebrato ogni 28 ottobre da tutti i cubani, che
si recano lungo i “malecon” (i lungomare) con stupendi mazzi di fiori e vassoi colmi di petali, che
all'unisono vengono lanciati in mare.
Quello stesso mare che è oggi beffarda illusione per molti caraibici e che tiene distanti... molto distanti
i latinoamericani dagli statunitensi.