Di fronte all'ospedale, oltre una strada di traffico costante,
la Ca' Bianca è un complesso edificio, un serbatoio di memorie. Cascina a
due cortili chiusi, casa popolare e casa di ringhiera, una torre settecentesca
sul fianco dentro la quale studiava il cielo l'astronomo Carlini.
Restaurata,
trasformata, la Ca' Bianca conserva la sua struttura originaria, con il voltone
e l'andito d'entrata e il voltone che unisce alla prima la seconda corte.
La lapide alla sinistra dell'entrata sulla strada ricorda la deportazione
della famiglia Gani. È l'agosto del 1944. Regina Gani ha trovata rifugio con
la famiglia a Seregno. Milano è ormai sottoposta quotidianamente ai bombardamenti.
I Gani fuggono dalle bombe e dalla polizia repubblichina. in un primo tempo
sono ospitati dalla famiglia Mazza, in alcuni locali sopra uno stabilimento,
poi, per misura prudenziale vengono trasferiti alla Ca' Bianca.
Alla Ca' Bianca abitano la madre Speranza, la sorella minore Ester e il fratellino
Alberto. Li ospita la famiglia Casati, braccianti e piccolissimi contadini
brianzoli. Poveri, antifascisti, forse socialisti. Una famiglia contadina
numerosa, padre, madre, cinque figlie e due figli. La casa dei Casati occupa
uno spazio del secondo cortile della Ca' Bianca talmente piccolo che il padre
di Regina, Giuseppe, dorme da un'altra parte.
Questo dormire da un'altra parte gli darà occasione di una fuga breve, di
una sola notte. I Gani, madre e tre figli, vengono arrestati versa sera e
condotti nelle carceri di Seregno. Ciò che rimane di quelle carceri è ancora
visibile. Con loro saranno arrestate anche tre figlie dei Casati. Da Seregno
a San Vittore, il carcere di Milano, nel reparto speciale per detenuti ebrei,
poi Auschwitz. Alberto di 10 anni, Ester di 16, Regina di quasi 18, il padre
Giuseppe e la madre Speranza, tutti moriranno nei lager.
Pietro Arienti, storico della vicenda dice, parlando della prima residenza
seregnese dei Gani: "Qualche seregnese coetaneo di Alberto Gani e tuttora
abitante vicino all'ex-stabilimento, ricorda benissimo il bambino per averci
giocato più volte assieme." C'è una testimone dell'arresto dei Gani, Fernanda
Casati, 20 anni nel 1944, figlia del bracciante Luigi che li ospitava nella
sua povera casa-cascina.
La parabola dei Gani si chiude qui, nel cortile interno - quello dei braccianti
- della Ca' Bianca.
Si chiude nella casa di poverissimi contadini, gli ultimi e forse gli unici
che li vollero ospitare nei mesi della repubblica di Salò, nell'epilogo tragico
e sanguinoso del fascismo italiano.
Una storia di perseguitati e di umile gente che li aiuta con determinazione.
Poi, come sempre, la figura del delatore. "È sicuro che ci sia stato un
delatore - scrive Arienti - la soffiata è arrivata ai fascisti da un abitante
di Seregno." Da dove, da chi è arrivata la spiata? Tempi di violenza, tempi
di empietà.