Un aspetto della tragedia della Shoah a Milano ed in Brianza

Una memoria che dovevamo conoscere

Storia - tra Milano e Seregno - di un gruppo di studenti ebrei milanesi.

Gianguido Piazza E una ricerca su noi stessi. Doveva portare una condivisione della memoria. Ricerche di questo tipo erano già state fatte dal liceo Carducci e dal liceo Berchet. Io e la professoressa Grosselli, che insegna italiano e latino e che ha grossa competenza di carattere archivistico, avevamo cominciato a riordinare l'archivio storico del nostro liceo. Abbiamo cominciato a trascrivere dei verbali dei collegi docenti e a un certo punto ci siamo imbattuti in qualcosa che non potevamo tenere per noi: il verbale in cui veniva annunciata l'eliminazione degli studenti ebrei. E una memoria che la comunità del Manzoni doveva conoscere e una responsabilità che si portava dietro. C'è poi stato un gruppo di studio nel dicembre del 2000 durante un periodo di occupazione nella scuola. I ragazzi, in sostanza, non andavano nelle loro classi, in un'aula ci siamo riuniti noi e alcuni studenti e abbiamo fatto un gruppo di studio su "fascismo e scuola". Abbiamo visto i libri entrati nella scuola nel ventennio fascista, i documenti dell'epoca e abbiamo letto questo verbale. A questo punto è venuto spontaneo di metterci a cercare i nomi, le identità, i volti, le storie di questi studenti.

Gli studenti che hanno partecipato alla ricerca sapevano qualcosa sulla Shoah, anche molto. In generale avevano letto i libri che si leggono sempre - Anna Frank, Primo Levi -, avevano visto i film che negli anni Novanta sono diventati quasi un genere. Tutti sapevano qualcosa della generale tragedia, poco o niente sulle leggi razziali in Italia. Venivano con un loro bagaglio di conoscenze, di curiosità, di inquietudine. Alcuni ragazzi poi avevano avuto compagni di scuola ebrei e attraverso di loro ave vano potuto sentire, in alcuni il coinvolgimento emotivo era forte. Nella scuola ci sono studenti di cultura ebraica, ma casualmente nessuno ha partecipato alla ricerca a parte Camilla Bonino. Purtroppo ha fatto la ricerca solo per un anno - poi è stata bocciata. Questa ragazza era quella che più partecipava. Il nonno era ebreo, era stato colpito dalle leggi razziali, sin da bambina aveva sentito parlare di questo.

Siamo partiti dai registri degli scrutini e degli esami. Il registro degli scrutini e degli esami del 1937-38, prima dell'entrata in vigore delle leggi razziali e poi quelli del '38-39, classe per classe: ginnasio inferiore, superiore, liceo, segnando gli studenti che erano scomparsi da un anno all'altro. Registrati questi nomi, abbiamo controllato i cognomi del padre, della madre, l'esonero o meno dall'ora di religione cattolica e tutta una serie di altri dati. Tutto ciò che ci poteva aiutare ad individuare uno studente considerato - in base alle leggi del tempo-di "razza" ebraica. Fatto questo lavoro, siamo andati al CDEC, centro di documentazione ebraico. Abbiamo confrontato il nostro elenco con altri due elenchi. Uno del 1938, l'elenco degli ebrei iscritti alla comunità, e l'altro del 1942, gli ebrei in città secondo la questura di Milano. Siamo arrivati alla assoluta certezza della eliminazione di sessantacinque studenti. Il preside aveva parlato di cinquanta studenti sicuramente il numero era superiore. E possibile che non ci siano tutti gli studenti, ora ci arriva testimonianza di altri casi che ci sono sfuggiti per via del cognome non così facilmente identificabile o perché non iscritti alla comunità, o perché prima del '42 avevano lasciato la città. In base alle testimonianze orali che stiamo raccogliendo ora se ne debbono aggiungere altri. Sessantaquattro anni fa questa scuola andava dalla prima ginnasio inferiore - cioè dalla nostra prima media - al liceo. Quindi ci sono ancora dei testimoni. La nostra ricerca è cominciata sulle carte, sui numeri, poi i nomi, poi le storie, i volti. Il punto d'arrivo sono stati gli incontri con i testimoni.

C'era allora un forte senso della comunità in questa scuola. Qualcosa che oggi non sentiamo più. Allora si entrava a 10/11 anni e si usciva a diciotto. Si entrava bambini e si usciva uomini. Il Manzoni è stato fondato nel 1884, un bel pezzo di storia. Il Manzoni in quegli anni godeva di un particolare prestigio rispetto agli altri licei. Poi c'è un crollo con il 1938. Certo l'inquietudine nella comunità ebraica era diffusa, ma quell'anno, quell'estate questi ragazzi si godevano le loro vacanze, chi al mare chi in montagna in attesa dell'inizio dell'anno scolastico. Ai primi di settembre la svolta. Cacciati da quella scuola in cui sino ad allora sono vissuti si sentono privati di una parte consistente dei loro diritti e non era che l'inizio. C'era poi chi si preparava agli esami di settembre, di riparazione. Colpisce sempre la storia di Regina Gani la ragazza morta poi ad Auschwitz. Una ragazza assolutamente normale, aveva avuto quell'anno il suo esame di latino e di italiano. Si preparava a sostenere gli esami di riparazione quando sente che sì gli esami di riparazione li può ancora fare però poi dovrà andarsene dalla sua scuola. Dopo avere individuato i 65 studenti sicuramente espulsi, avevamo consultato il libro della memoria di Liliana Picciotto Fargion e lì avevamo trovato il nome di alcuni genitori degli studenti e il nome per fortuna di una sola studentessa, appunto Regina Gani. E stata qui al Manzoni che era una bambina, faceva la la ginnasio C, aveva undici anni, aveva avuto i suoi piccoli drammi scolastici, poi viene privata dei suoi diritti e poi travolta dalla guerra.

Gianguido Piazza
Milano, 1 maggio 2003
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