A proposito dell'istituzione dell'Ordine del tricolore.
Nessuna equivalenza tra chi aderì alla Repubblica sociale e partigiani.

Le agenzie di stampa riferiscono che il 12 gennaio, in sede di commissione Difesa del Senato, i rappresentanti di Alleanza nazionale hanno negato il consenso alla sede deliberante per la legge che istituisce l'Ordine del tricolore, l'onorificenza destinata ai combattenti italiani della seconda guerra mondiale, militari e partigiani, chiedendo l'estensione del riconoscimento anche per i militi della Repubblica sociale italiana.

Ritengo si tratti di un evento non irrilevante, infatti, al di là delle singole scelte individuali effettuate in una situazione certamente difficilissima, non è accettabile la teorizzazione, che risulterebbe affermata istituzionalmente se fosse accolta la richiesta di Alleanza nazionale, di una presunta equivalenza fra la scelta di chi combattè nella Resistenza e quella di chi militò nella Repubblica sociale italiana.

Infatti le due parti in lotta si battevano per obiettivi radicalmente diversi: fra il 1939 e il 1945 le forze dell'Asse tentarono di imporre con la forza un preciso e inumano progetto di riorganizzazione del mondo che prevedeva l'esistenza di una razza eletta, che in quanto tale aveva il diritto di infierire nel modo più barbaro sugli altri esseri umani fino a programmare scientificamente il massacro degli ebrei, di tutti gli oppositori politici, di tutti gli individui ritenuti inferiori e a prevedere l'esistenza di veri e propri nuovi servi della gleba al servizio dei padroni ariani.

A questo proposito Don Giuseppe Dossetti ha parlato, con grande pregnanza, riferendosi agli eccidi di Monte Sole, di delitto “castale”.

Il fascismo di Mussolini fu attivo protagonista della politica di aggressione che portò tutta l'umanità alla tragedia della guerra. Non dimentichiamo che fu la dittatura di Mussolini il primo esperimento di quel movimento europeo che furono i fascismi, così come abbiamo ben presente nella memoria la vergogna delle leggi razziali del 1938, che solo il supremo sacrificio di tanti italiani nella Resistenza ha potuto cancellare agli occhi del mondo.

Per questo, non per discriminare fra gli italiani o per non vedere limiti ed errori di specifici episodi dalla Resistenza, ma per trarre davvero dalla nostra storia una lezione per il futuro, non si può dimenticare che tutti noi, prima di tutto chi allora stava dall'altra parte, abbiamo un grande debito di riconoscenza verso i partigiani che si sono battuti per la libertà e la democrazia, che finalmente oggi possono costituire valori condivisi dall'intera comunità nazionale.

La stessa destra italiana dovrebbe su questo compiere atti indiscutibili, nel momento in cui, positivamente, vuole divenire soggetto protagonista della vita democratica della nostra Repubblica, che è nata dalla Resistenza. Per questo auspico un ripensamento rispetto a un atto indubbiamente di segno contrario.

Andrea De Maria
Sindaco di Marzabotto .
Marzabotto, 17 gennaio 2001