Quando sono entrati nella grande e affollata sala della Protomoteca del Campidoglio, con il loro striscione colorato lungo quanto tutta una parete, l'applauso è stato immediato e spontaneo. E se lo meritavano, visto che da un mese picchettano, ogni mattina alle quattro, il cantiere dell'inceneritore che il sindaco di Colleferro, nonché presidente della provincia di Roma, Silvano Moffa, vuole costruire. Loro sono gli abitanti della cittadina alle porte della capitale, impegnati con il loro comitato in questa dura battaglia per cercare difendere ambiente e salute già pesantemente compromessi.
Il gruppo era venuto a portare la propria testimonianza ai lavori del forum ambientalista organizzato da Rifondazione, dal titolo quanto mai esplicito: “Il capitale contro la natura. L'alternativa rossoverde”. E sono arrivati proprio mentre si discuteva di come tenere insieme, nella pratica politica, vicende come quella di Colleferro e quella, per esempio, di Seattle. Perché qualcosa in comune hanno queste due esperienze: la critica al sistema e all'economia capitalistici. Tra Seattle e Colleferro, dirà più tardi Fausto Bertinotti, ci sono, insomma, le 35 ore.
Cosa c'entra la lotta per le 35 ore con la salvaguardia dell'ambiente, lo smaltimento dei rifiuti, il risanamento del territorio, l'inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici?
Ce lo hanno spiegato i numerosi interventi che si sono susseguiti, senza nemmeno una pausa e con tempi super contingentati, per tutta la mattina e buona parte del pomeriggio (una partecipazione che già di per sé dimostra il successo dell'iniziativa, anche se Carla Ravaioli non ha risparmiato la sua critica: se c'è bisogno di un forum, vuol dire che il tema non è ancora centrale nell'azione del partito). E che ci hanno mostrato il «legame logico tra temi dell'ambiente e posizioni della sinistra» e il perché non si possa essere ambientalisti senza essere di sinistra (anche se «l'ambiente viene prima della sinistra», secondo il punto di vista di Fabrizio Giovenale).
La prova sta, ha osservato Franco Russo, nel fatto che l'ambientalismo ha fallito nel momento in cui è andato al governo. Perché? Perché ha continuato ad utilizzare gli strumenti del mercato e dell'impresa: liberalizzazioni e privatizzazioni, tasse e incentivi, persino lo scambio, il commercio del diritto ad inquinare.
E questo nonostante il fatto che il mercato si sia dimostrato incapace di risolvere i problemi da lui stesso generati, di correggere le proprie storture (c'è l'esempio macroscopico della California, «la repubblica più ricca del mondo», come la definisce James O'Connor, sofferente per una grave crisi energetica e idrica proprio a causa delle deregulation). L'ambiente è, nei fatti, «irriducibilmente incompatibile» con il capitale.
E l'ambientalismo di governo fallisce nel momento in cui cerca di realizzare quello “sviluppo
sostenibile”, da molti ormai considerato, appunto, una contraddizione in termini («una
menzogna e una mistificazione» secondo Virginio Bettini).
La presenza, ieri al Forum, dei tanti comitati e associazioni, dei molti “rossoverdi” impegnati
sul territorio in vertenze e battaglie, rappresenta, oltre che una «verifica del lavoro svolto,
della nostra capacità di mobilitazione» (come ha detto Roberto Musacchio), anche un'implicita
critica al lavoro dei governi di centrosinistra. Ne ha fatto un bilancio Walter De Cesaris, il quale
non ha mancato di sottolineare il «fallimento di ogni progetto riformatore, la mancanza di
coraggio, anche per i legami troppo stretti con i poteri economici».
«Anche quando nella maggioranza si registrano sull'ambiente posizioni aperte - aveva già avuto modo di dire nella relazione introduttiva Fabrizio Giovenale - le ritroviamo accoppiate alle idee di competitività economica e cioè al loro contrario esatto.
Il passo avanti che va fatto sembra proprio questo: abituarci a prendere le mosse dalla situazione ambientale nell'esaminare tutti i problemi.
Che non è per niente lo stesso che dire che “l'ambiente non è né di destra né di sinistra”».
Come far emergere la contraddizione dello “sviluppo sostenibile”?
«Sono in corso lotte anche molto radicali, i comitati locali sono agguerriti, ma non trovano una sponda - ha osservato De Cesaris - Essi esprimono una critica all'attuale modello di sviluppo. Sta a noi la capacità di ascoltare, di intercettare quel movimento reale, di rompere la solitudine fisica e culturale della quale sono vittime».
E il Forum ambientalista, come ha ben dimostrato l'incontro di ieri, è sulla buona strada in questo compito. «Il successo di oggi - ha infatti commentato Bertinotti - è la conferma di una linea di lavoro, non arriva per caso. E' il frutto di un'opera di costruzione di rapporti e di relazioni intellettuali ma anche fisici con i tanti comitati locali. Ora - ha aggiunto Bertinotti - bisogna fare un passo avanti: aumentare queste relazioni affinché i movimenti diventino un movimento.
La diversità di opinioni deve diventare una ricchezza per costruire un pensiero unitario contro il pensiero unico». A Roberto Musacchio, visibilmente soddisfatto per la riuscita della giornata, il compito di chiuderne i lavori. «Abbiamo vinto una scommessa importante.
C'è dunque materiale per lavorare, a fronte del fallimento del governo delle sinistre e dei verdi moderati, ad un'ipotesi di alternativa rossoverde. Ora sarebbe bene che il forum desse vita a realtà e iniziative regionali. Al Prc l'impegno di fare un ulteriore salto di qualità sulla strada già intrapresa».