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Stare fuori dal WTO

Una diversa pratica agricola

In Europa, ogni tre minuti scompare un'azienda agricola, negli ultimi 40 anni 7 milioni di superficie sono stati sottratti all'attività agricola e il numero degli agricoltori si è dimezzato negli ultimi 25 anni. Allo stesso tempo nell'ultimo cinquantennio si è assistito ad un aumento dei fattori di produzione agricola: gli agricoltori dell'Ue usano più del triplo di concimi inorganici rispetto al 1960 e 320000 tonnellate di pesticidi l'anno, vale a dire circa 2 kg per ettaro coltivato. Assistiamo all'intensificazione e concentrazione della produzione agricola, e gli ulteriori tagli della Politica Agricola Comunitaria, favoriranno un'ulteriore abbandono delle terre cosiddette marginali (collinari e montane che rappresentano l'85% del territorio italiano) verso zone di pianura e verso prodotti a basso valore aggiunto di lavoro, con eccessi di chimica, acqua, per prodotti di scarsa qualità che andranno ad ingrossare le periferie popolari, i discount vicino le sedi di squattrinati universitari, o le mense di lavoratori per un'alimentazione sempre più selettiva.

In Europa i consumi idrici per l'agricoltura sono aumentati in maniera esponenziale, e si aggirano sul 60% totale dei prelievi, in Italia l'acqua usata per l'irrigazione supera i 30 miliardi di metri cubi l'anno.

Le scelte agricole dell'Ue sono sempre più legate ai mercati internazionali, a nuovi fattori dì integralismo monetario come i continui tagli di spesa per la sacra difesa del patto di stabilità. Scelte che sotto dettatura del Wto tendono a privilegiare colture ad alta resa per ettaro fortemente idroesigenti. Le pratiche agricole basate sull'agricoltura iperintensiva impoveriscono il suolo, con tutte le conseguenze che ne derivano: erosione; blocco della naturale ricostituzione delle riserve idriche; perdita di fertilità dei terreni, con ulteriore aumento di fertilizzanti e pesticidi chimici, da cui l'inquinamento delle acque dolci e marine.

La produttività degli ibridi introdotti con la "rivoluzione verde" è avvenuta al prezzo di elevati input energetici esterni e di un notevole consumo di acqua, dell'uso massiccio di macchine a combustibile fossile e di prodotti agrochimici. Tali elementi hanno creato e continuano ad alimentare, da un lato, la dipendenza degli agricoltori dalle multinazionali dell'agrobusiness e, dall'altro gravi problemi per la biodiversità e per la salute generale dei territori e delle popolazioni. La situazione rischia di peggiorare drammaticamente se l'Ue deciderà sotto le pressioni delle multinazionali agroalimentari e, degli Stati Uniti di favorire la commercializzazione di sementi geneticamente modificate fortemente idrovore.

Dai movimenti sociali delle zone più remote del mondo arrivano invece chiare indicazioni sul valore di una diversa pratica agricola, di un'agricoltura fuori dalle regole del Wto (il cibo non è una merce), di un diverso ruolo della ricerca pubblica, l'agricoltura contadina garante della sovranità alimentare, del recupero e della valorizzazione di culture agricole che arricchiscono il terreno, valorizzino l'uso di varietà locali patrimonio di secoli di conoscenze contadine, varietà spesso dotate di resistenze genetiche a parassiti, stress ambientali e poco idroesigenti.

Le sottrazioni delle sementi e dei brevetti dalle mani delle multinazionali, considerandole invece patrimonio dell'umanità (richiesta fatta dai movimenti contadini a Porto Alegre a l'Unesco) possono essere scelte chiave nel ristabilire un rapporto equilibrato con l'ambiente e nel riportare il controllo delle produzioni agricole e della loro qualità nelle mani delle popolazioni, sottraendole alle multinazionali.

Lotte per l'acqua e lotte per la terra possono saldarsi nella riappropriazione, da parte dei cittadini, del diritto a governare il territorio in cui vivono. Occorre che il principio della sovranità alimentare e il diritto alla buona vita si affermino come valori generali nel regolare le relazioni tra paesi e tra popolazioni.

L'agricoltura nella totalità delle sue valenze rispetto al rapporto uomo-natura è un nodo cruciale per arginare la progressiva invasione delle risorse vitali e, al tempo stesso, promuovere nuovi valori. In questa battaglia per il diritto umano innanzitutto alla vita ma anche alla salute intesa come buona vita ciò che si produce sulla terra, e il come lo si produce, assume un'importanza centrale. E un buon uso dell'acqua è un requisito fondamentale perché possa realizzarsi un'"altragricoltura" per un'altra società.

Ivan Nardone
Firenze, 20 marzo 2003
da "Liberazione"