I piani di potenziamento delle linee Fs per la Svizzera non sono indolori

Macherio e Sovico: viabilità stravolta

Il progetto di raddoppio della Seregno - Bergamo problematico per i comuni di Macherio e Sovico

A Macherio “La strada che entra nella casa” può non essere più solo il titolo di un quadro di Boccioni, ma una tragica realtà. E a Sovico la zona industriale e via Giovanni da Sovico (l’arteria centrale storica che collega Macherio con Sovico e procede in linea fino ad Albiate) potrebbero essere tagliate dalla ferrovia superveloce. Il nuovo progetto di riqualificazione delle tratte Milano-Chiasso e Bergamo-Seregno rischia di modificare in modo determinante la viabilità dei due comuni brianzoli, mettendo anche a rischio la salute dei cittadini. A Sovico, gli interventi che il progetto prevede riguardano la chiusura del passaggio a livello di via Manzoni con la conseguente creazione di un sottopasso esclusivamente pedonale. Stesso dicasi per via Giovanni da Sovico, mentre per il transito delle auto dovrebbe essere aperto un passaggio nella zona di via Fiume, che collegherebbe il comune a Macherio. Peccato che chi ha compilato il progetto abbia lavorato su vecchie carte e ora, a quell’altezza, chi viene da Sovico rischierebbe di entrare direttamente nelle abitazioni di un centro residenziale attualmente in costruzione. “Nel corso dei due incontri tenutisi in Regione la settimana scorsa, abbiamo chiesto che il progetto venga rivisto e la ferrovia interrata per evitare tutti questi problemi” spiega il sindaco di Sovico, Adriano Motta. Anche a Macherio la vita cittadina verrebbe sconvolta dall’incremento del numero di treni in transito e dalle soluzioni prospettate dal progetto. Si prevede la chiusura di due passaggi a livello comportando un altro taglio in due parti del paese e che problemi di traffico. Il consiglio comunale ha votato all’unanimità una mozione da presentare alla Regione, per chiedere l’interramento in galleria del tratto che attraversa il Comune. Per mercoledì sera è stata indetta un’assemblea pubblica.

Lentate. I residenti di via Tintoretto già sul piede di guerra. Il sindaco Brunati proporrà di anticipare di 600 metri lo scavo per salvare le case.

Il quadruplicamento della linea Fs sconvolge Lentate, per creare una galleria, dovrebbero essere abbattute le abitazioni dove vivono trenta famiglie.

Stupore, indignazione, amarezza e voglia di riuscire a porre sul tavolo delle trattative una soluzione in tempi brevi. Sono queste le reazioni di una Lentate che, di punto in bianco, ha scoperto una paradossale certezza: le 30 famiglie di via Tintoretto, strada a ridosso della ferrovia Milano-Chiasso, saranno costrette entro il 2013 a fare le valigie e ad abbandonare le loro case, il cui destino è diventare un cumulo di macerie. Colpa della modernizzazione della tratta internazionale che viaggia davanti ai loro giardini, punto chiave per il transito delle merci tra l’Italia e la Svizzera. La linea, che al termine della riqualificazione delle Fs sarà quadruplicata e consentirà di coprire la distanza Milano-Zurigo in un paio d’ore, agli occhi del commercio e del trasporto è un importante passo avanti, in vista della chiusura definitiva dei confini svizzeri al traffico su gomma, agli occhi delle famiglie lentatesi è un vero e proprio terremoto. Riccardo Brunati, sindaco di Lentate, non nasconde il suo timore e soprattutto la rabbia per aver scoperto all’improvviso un progetto tanto faraonico, quanto rivoluzionario per i suoi cittadini. Non c’è tempo però per le proteste o le mobilitazioni di massa: l’11 luglio prossimo si devono presentare in Regione le osservazioni al progetto preliminare. Bisogna trovare in tempi brevi una soluzione tampone agli scavi che, come sono oggi progettati, comprendono l’abbattimento delle case per consentire la discesa in galleria dei treni. “Siamo pronti a lavorare con i tecnici del “Pirellone” — dice Brunati — che si occuperanno dello studio d’impatto ambientale. Non possiamo fare altrimenti. Le Ferrovie dello Stato si sono fatte forti della legge obiettivo del marzo scorso: nulla li può fermare, nemmeno la Regione Lombardia. A questo punto possiamo, anzi dobbiamo, trovare un’alternativa, una soluzione che salvi le case di via Tintoretto. Mi sono seduto attorno a un tavolo con l’ufficio tecnico e la proposta è stata anticipare, di 600 metri in direzione Como, lo scavo previsto, in modo tale che i treni giunti in via Tintoretto saranno ormai in galleria. Viaggeranno sì sotto le case, ma non si dovrà più seguire la strada

dell’abbattimento”. Brunati aggiungerà alle sue osservazioni la pericolosità della deviazione dell’attuale corso del Seveso, come avevano evidenziato le Fs, e soprattutto la presenza di falde acquifere. “Sono amareggiato — commenta il primo cittadino — per aver appreso il progetto solo la scorsa settimana. E pensare che poco più di un mese fa, il 14 maggio, io e il sindaco di Barlassina ci eravamo ritrovati con Provincia, Regione, Ferrovie Nord e Fs per sotto scrivere il protocollo d’intesa sul recupero dell’ex parco militare. In quella sede avevo proprio chiesto alle Fs a che punto fosse il progetto di recupero, ma mi assicurarono che non c’erano novità. Incredibile. Oggi però non mi abbatto: farò tutto i possibile affinché Lentate non “subisca” il recupero della Mila no-Chiasso”.

         Queste le parole dal palazzo, ma la gente? I resi denti di via Tintoretto, cosa ne pensano? La prima reazione è stupore, non tutti sanno, e poi incredulità, “Non lo &ranno mai e al limite ci ripagheranno” (peccato che si applicherà l’esproprio, i proprietari non otterranno mai il valore commerciale), infine la rabbia, “Da qui non ce ne andiamo”. La confessione più accorata è quella di Laura Cè, residente al termine di via Tintoretto. Originaria di Milano, aveva scelto Lentate perché desiderava fuggire dal caos della città. “Abito qui da quindici anni. Abbiamo fatto tanti sacrifici per comprarla anzi, dobbiamo ancora finire di pagana, ed è davvero incredibile la prospettiva di dover abbandonare tutto. Non si doveva assolutamente arrivare a questo. Viviamo immersi in un parco, accanto a noi scorre un fiume, perché in questi anni non è stato fatto nulla per valorizzare l’area? Non mi riferisco solo al comune, s’intenda, ma alla Regione, alla Provincia, alle precedenti amministrazioni di Lentate. Se oggi questa porzione fosse un parco protetto, il Seveso fosse pulito e lindo, penso che nessuno si sognerebbe di scavarci sotto e di abbattere le case”.

Cristina Marzorati
Macherio, 28 giugno 2003
da "Il Cittadino"