A proposito delle manifestazioni contro l'alta velocità in Val Susa

Ma dove corriamo...

Spostarci più in fretta col treno è l'ultima cosa che veramente ci serve

Diciamoci la verità: questa dell'Alta Velocità Ferroviaria è stata una bufala fin dall'inizio. Basata sull'idea sbagliatissima che sia tanto importante metterci un paio d'ore di meno per andare da una città all'altra. Mentre il problema vero del trasporto in Italia non è per niente quello di mettere i treni in gara di velocità con gli aerei, tanto più se in un caso e nell'altro all'arrivo si finisce poi impantanati nelle paralisi del traffico urbano: caso mai è quello di far viaggiare in treno e via-nave più merci per alleggerire le strade dall'ingombro dei TIR. E - perché no? - di risparmiar carburante. E poi: chi ce lo fa fare di correre tanto?

Ma ce n'è un'altra di idea - ancor più sbagliata - alla radice di quella scelta. E' che abbiamo in testa purtroppo la convinzione-certezza di avere davanti un futuro di continuo progresso: nelle tecnologie, nel benessere, nei consumi, negli andirivieni di merci d'ogni sorta qua e là per il mondo, nel muoverci sempre più freneticamente dove ogni nuovo vento ci porta... Mentre invece l'intero pianeta sta andando tanto rapidamente in malora fra bombardamenti, kamikaze e barbarie assortite da un lato e alluvioni, uragani, scioglimenti di ghiacci, innalzamenti dei mari, disboscamenti a tappeto dall'altro... Ha senso spendere tutti quei soldi per correre sempre più in fretta? Mentre non se ne spendono per "mettere in sicurezza il territorio" contro i disastri? Come s'è visto così drammaticamente a New Orléans? O come da noi per quel Ponte sullo Stretto (di problematicissima realizzazione, e del quale si può far benissimo a meno) mentre l'autostrada Napoli-Reggio Calabria rimane incompiuta ormai da decenni? Per non dir delle strade e ferrovie siciliane... E mentre il 60% delle linee ferroviarie (lo ricordava su queste pagine ieri Marcello Cini) è ancora a un solo binario?

Direte: "ma gli altri le fanno, le TAV, e se ne trovano bene"... A parte che si tratta perlopiù di percorsi relativamente brevi vòlti a decongestionare il traffico urbano, che è cosa diversa: sta di fatto che anche in quei casi, probabilmente, ci sarebbero state cose da fare più utili per i cittadini. E' tutta questione del modello di società che si ha in mente: se quello ultrarapido di una civiltà delle macchine portata alle sue conseguenze più estreme, oppure qualcosa di più vicino alla normale misura umana. Più adatto, ad esempio, a quei piaceri del vivere che andiamo dimenticando: il passeggio sul Corso, la piazza coi caffè all'aperto, la sosta ai giardinetti coi bambini che giocano... Riflettiamoci un attimo. E' così che si gusta la vita. Senza bisogno di correre come invasati.

Ma poi: quale velocità? Si parla da quindici anni di questa tratta Torino-Lione coi suoi 50 chilometri (!) di galleria sotto il monte Ambin. Ben che andasse, per finirla ce ne vorrebbero altri quindici. A parte le turbative più-che-certe delle falde idriche, a parte le presenze di amianto e di uranio che verrebbero portati a contatto dell'ambiente esterno dai lavori di scavo... Ho già avuto occasione di parlarvi di quel che sta accadendo a proposito delle escavazioni di materiali in Val d'Elsa per la tratta Bologna-Milano. Lavori portati avanti alla stracca, tra l'altro: cantieri dai quali (a quanto si dice) c'è chi va rivendendo materiali della Ferrovia nei dintorni... Cose da far dubitare di esser di fronte a una truffa fuori-misura.

Direte ancora che è inutile piangere sul latte versato, che la ribellione di Val di Susa e dintorni è purtroppo tardiva, che i giochi sono già fatti: come hanno dimostrato l'intervento in forze di polizia e carabinieri, la deliberata ricerca dello scontro diretto, la recinzione dei terreni per i sondaggi portata avanti ostinatamente... Non è detto, però. Anche sul versante francese, a quanto risulta, ci sono incertezze, anche lì mancano i soldi, anche lì stanno pensando che ci sarebbero modi migliori per spenderli... Certo c'è da morderci le mani, noi ambientalisti. Non è che non si sia fatto del nostro meglio fin dall'inizio, da quando il tormentone TAV si è avviato. Evidentemente però non s'è fatto abbastanza... E non ce la possiamo nemmeno prendere con Berlusconi, stavolta. E' stata una scelta condivisa da tutti i governi che si sono seguìti dai tempi di Craxi. E non sono stati debitamente allertati cittadini dei luoghi interessati: si è probabilmente mancato nel non far loro tempestivamente presenti la gravità e l'imminenza dei rischi.

L'ultima parola non è ancora detta, però. Per la Torino-Lione è vertenza aperta. E così come oggi c'è chi si va impegnando a riconsiderare le scelte del Ponte sullo Stretto e del MOSE a Venezia quando saremo al governo, così ci sarà da impegnarci su tutto l'arco di scelte balorde delle Grandi Opere infrastrutturali: berlusconiane o meno che siano. A partire proprio da questa. A sostegno dei valligiani di Susa.

Fabrizio Giovenale
Roma, 2 novembre 2005
da "Liberazione"