La protesta della Val di Susa

Ma a ben vedere quel tunnel non è poi così indispensabile

Costruire una nuova ferrovia per l'alta velocità viaggiatori appare fuori luogo: non ci sono masse di viaggiatori da trasportare per treno. La questione riguarda le merci.

Gli abitanti della Val di Susa stanno conducendo una battaglia (un tempo si sarebbe detto eroica) contro la nuova linea ferroviaria che dovrebbe collegare Torino e l'Alta Velocità alla rete francese. I contestatori sono accusati della sindrome di Nimby: un acronimo che stà a significare che le infrastrutture vanno bene ma non sotto la propria casa.

E' questa della richiesta di più infrastrutture e dell'opposione a vederle costruire nei propri luoghi di vita, una questione presente in molte lotte, soprattutto fra i cittadini comuni. Le avanguardie, invece, nello scontro acquisiscono una visione ed una coscienza più generale dei problemi. Chi accusa i cittadini della sindrome di Nimby, tuttavia, dovrebbe chiedersi il perché dell'estensione di questi conflitti.

Il fatto è che ormai il territorio è così pieno di tutto, l'inquinamento ambientale ed acustico così vasto, la costruzione delle opere così lunghe e devastanti, l'utilità delle opere discutibile, che la ribellione è naturale, vasta, spontanea. E coinvolge anche infrastrutture positive quali le ferrovie. Accusare, poi, gli abitanti della Val di Susa di difesa corporativa del loro territorio già attraversato da una strada, un'autostrada, una linea ad alta tensione mi sembra di cattivo gusto. In quella valle non si può più costruire. Punto!

Fatte queste premesse vi è da chiedersi se la costruzione del tunnel è giusta, necessaria. Costruire una nuova ferrovia per l'alta velocità viaggiatori appare fuori luogo: non ci sono masse di viaggiatori da trasportare per treno. La questione riguarda le merci. In effetti l'Italia trasporta verso la Francia il 30% di quanto transita sui valichi. I traffici sui valichi sono in aumento: oltre il 40% circa fra il 1991 ed il 2000, di cui solo una minima parte per ferrovia (8%). L'Europa, inoltre, ha progettato, fra le grandi reti continentali, il corridoio ferroviario n. 5: Lisbona, Lione, pianura padana, Kiev.

Se il problema del traffico con la Francia si pone, soprattutto con l'obiettivo di trasferire merci dalla gomma alla rotaia, non ci sembra che enormi quantità di merci circoleranno dal Portogollo all'Ucraina. Le merci su tali percorrenze dovrebbere più opportunamente prendere la via del mare: una delle priorità dell'Unione Europea.

La richiesta che viene da più parti di utilizzare l'Italia come territorio di attraversamento è da respingere e riguarda solo i costruttori di opere, non le necessità trasportiste del paese. Per l'Italia i collegamenti con la Francia riguardano il nord, Parigi. Questo percorso, però, ha già altri progetti in costruzione che riguardano il passaggio ferrovario in Svizzera: Gottardo. Collegamento con l'Europa congeniale a tutto il nord ovest, ai porti dell'alto Tirreno e per le ferrovie italiane che mai hanno fatto salti mortali per il tunnel del Frejus. Non si comprende, pertanto, perché si debba costruire un'altra megaopera.

In questo contesto sarebbe necessario recuperare tutta la capacità dell'attuale linea con la Francia che, invece, viene compromessa dai progetti francesi, in particolare, di "autostrada viaggiante". Si tratta di speciali carri ferroviari che trasportano Tir completi di motrici, rimorchio e semirimorchio, con vetture per gli autisti al seguito. Questo progetto non è condivisibile in quanto il peso trasportato è in consistente misura il Tir stesso. Il trasporto contanier, invece consentirebbe l'uso di molti meno treni a parità di trasporto. In secondo luogo non si fa altro che intasare le strade di Tir una volta che questi scendono dai binari. Peggioramento, questo, che il nostro paese non si può permettere visto il prevalente trasporto su gomma.

Si tratta, dunque, di utilizzare razionalmente e veramente tutte le potenzialità ferroviarie attuali. Potenziare percorsi alternativi. Si sta raddoppiando la Genova-Ventimiglia. E perché non pensare il riutilizzo (bisogna vederne possibilità e costi) delle linee che dal basso Piemonte (Cuneo) vanno verso la Liguria ed il sud della Francia?

Analoghi problemi si pongono sul nordest, fra Brennero e Friuli: terra di frontiera dell'Europa allargata ad oriente. Questi temi sono già stati posti al Tavolo per il programma dell'Unione. Discussione che avverrà nelle prossime settimane. Discussione che, come dimostrano il progetto di traversamento di Val di Susa, del Ponte, della Livorno-Civittavecchia e delle tante opere del rosario della legge obiettivo, sarà tanto importante quanto infuocata.

Ugo Boghetta
Roma, 3 novembre 2005
da "Liberazione"