Il FRATTALE LOMBARDO

 

Se nella vostra regione nessuno riesce a dirvi quanto potrebbe costare riportare ad uno stato di efficienza e sicurezza le strade già esistenti, non stupitevi. Nessuno se ne è mai occupato o se ne sta occupando, sono tutti intenti a studiare nuove strade ed in emergenza a tappare i buchi in quelle già esistenti.

Se nessuno riesce a dirvi quanto costa alla comunità mantenere in questo stato preoccupante i 50.000 Km di strade già presenti in Lombardia, non meravigliatevi. Stanno progettando altre autostrade che ci costeranno migliaia di miliardi come realizzazione, mentre la manutenzione e le future migliorie non sono certo problemi loro.

Se nel vostro comune continuano ad edificare perché poi con gli oneri di urbanizzazione e le altre imposte sarete più ricchi, non illudetevi. Scopriranno presto di non avere soldi per garantire i maggiori servizi richiesti dai nuovi abitanti, a partire dai servizi sociosanitari e scolastici per finire con le fognature primarie del tutto inadeguate.

Se poi interviene la provincia e vi regala una scuola o un ospedale raggiungibili solo in auto, non lamentatevi. Presto daranno la patente ai quattordicenni ed un autista ad ogni malato.

Se nella vostra regione continuano a fiorire nuovi centri commerciali ed aree industriali perché portano ricchezza ed ogni sindaco ne vuole uno tutto suo, non illudetevi. Scoprirete presto di dover passare la vita in automobile per districarvi tra il traffico caotico generato dalla politica dello sparpagliamento degli insediamenti.

Politica poi seguita dalla reazione istintiva e banale del tipo: "se c'è una strada piena ne costruisco un'altra, tanto sono gli stessi cittadini a chiedermela". Una volta costruita la nuova strada sarà anche più facile edificarvi ai lati senza rispettarne le fasce di rispetto dettate dal buonsenso e non da leggi inesistenti. Quando poi sarà, nuovamente, impossibile allargarla se ne progetteranno di nuove.

E' in questo modo che il frattale lombardo cresce e si rigenera, sempre uguale, nelle piccole e grandi scelte. Con un ritmo sempre più accelerato fino all'esaurimento del territorio fino alla scomparsa dei confini naturali fino alla rottura degli equilibri ambientali e sociali.

E' in questo modo che si arriva alla generazione di continui conflitti, di dimensioni sempre più rilevanti, sul territorio. Nel caso di autostrade basta rapportarli alla lunghezza del percorso scelto. Nessun cittadino è disposto a vivere a ridosso di un'opera inquinante eppure basta bollarlo come ambientalista o difensore di interessi locali e l'ostacolo si rimuove.

L'interesse delle società autostradali e delle aziende che fanno della mobilità su gomma e del suo indotto il loro mercato non è certo da considerare localistico o personale. Quando propongono nuove autostrade lo fanno per rispondere alle richieste pressanti dei loro clienti e per far crescere l'economia e di conseguenza il nostro benessere.

Come non comprendere quindi la richiesta anche delle aziende quando chiedono convinte nuove strade. Sono state assuefatte da anni a dosi sempre più massicce di asfalto e non possono far altro che chiederne ancora, convinti che quella sia l'unica medicina per la loro competitività.

E' in questo vuoto di visione sistemica sull'uso del territorio e della mobilità da esso sostenibile che i nostri politici non fanno altro che avvallare la sola e unica soluzione da loro conosciuta.

In seguito, a fronte delle immancabili proteste delle comunità coinvolte, si trincereranno dietro le esigenze del mercato e della crescita economica.

In questo contesto i comitati spontanei anti-pedegronda si muovono e conducono civilmente la loro campagna di informazione ripartendo dall'analisi del bisogno di mobilità di persone e merci delle sue cause scatenanti per arrivare alle soluzioni migliori e compatibili con il territorio.

Solo quando ci renderemo conto che la mobilità caotica che soffoca la nostra regione è frutto di scelte urbanistiche sbagliate potremo rivedere la politica degli insediamenti.

Solo quando capiremo il valore fondamentale ed inestimabile dei confini naturali che separano i comuni potremo rivedere le assurde politiche di continua espansione urbana.

Solo quando capiremo che il nostro territorio non può reggere una sistema di mobilità fatto da un'auto a testa e di soli TIR per le merci riusciremo a costruire una rete di trasporti collettivi per coprire la domanda di mobilità regolare ed individuata ed un sistema integrato ed intermodale di trasporto merci.

Solo allora gli imprenditori avranno quel cercano, ovvero la certezza dei tempi e dei modi di trasporto delle loro merci e non certo la continua incertezza generata dal trasporto su gomma. Solo allora scopriremo di possedere un patrimonio immenso in strade già esistenti e di non avere mai pensato di gestirle come sistema per renderle migliori e più efficaci scoprendo, magari, di averne qualche chilometro di troppo.

Solo allora, crescita economica e crescita del benessere della collettività marceranno di nuovo di pari passo e noi cittadini scopriremo di impiegare meglio il nostro tempo e di avere un ambiente migliore. 

24 Gennaio 1999