È il 9 gennaio, quando, ampiamente superata la soglia di allarme per la concentrazione di
polveri sottili (pm10) nell'aria, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, decreta la
domenica a piedi per 3,5 milioni di lombardi, residenti in 89 comuni.
Il colpo mediatico è notevole.
Il grande orchestratore delle privatizzazioni dei trasporti e di un faraonico piano di “autostrade
lombarde” vuole accreditarsi su giornali e tv come il super garante dell'ambiente e della salute pubblica.
Ma quando è troppo è troppo.
Tanto che, già il 10 gennaio, è addirittura l'assessore regionale alla sanità, Carlo Borsani (An),
a dichiarare in un'intervista che certi provvedimenti «non servono a nulla... la realtà è che si spera
nella pioggia e nel vento».
Borsani si rimangia tutto molto in fretta, ma nelle tre settimane successive pioggia e vento non danno
retta alle preghiere del centro destra.
Le sospensioni del traffico si estendono a macchia di leopardo in tutta la regione, ma senza risultati
apprezzabili.
Formigoni si ritrova incollata addosso la maschera di arciambientalista.
Incalzato da un'opinione pubblica sempre più preoccupata, a fine gennaio si spinge ad annunciare la
soluzione delle soluzioni: dal 2005, in Lombardia si acquisteranno solo auto ecologiche, a gas, a
idrogeno e quant'altro.
Questa volta è il sindaco e commissario straordinario del traffico di Milano, Gabriele Albertini (anch'egli di Forza Italia), a sbottare: «La soluzione migliore sarebbe il teletrasporto, ma c'è solo nei film di Star Trek».
Le battute e gli annunci si sprecano, ma di provvedimenti strutturali neanche l'ombra.
La situazione è davvero pesante.
Un recente e accreditato studio epidemiologico-statistico indica che, nella sola Milano, a causa del
pm10 muoiono di malattie respiratorie e cardiovascolari 181 persone ogni anno.
L'Oms ha poi calcolato che, sempre nel capoluogo, una giornata di “emergenzasmog”, come quella di
venerdì 18 gennaio, fa almeno 6 morti in più.
«La politica dei trasporti di Formigoni è scandalosa - dice il segretario e consigliere regionale del Prc Ezio Locatelli - Per una manciata di nuove autostrade e tangenziali, un aeroporto (Malpensa), un binario ferroviario di Alta velocità/Alta capacità, il centro destra ha messo a disposizione 17.400 miliardi, 2.000 più di quanto ha deciso di spendere per tutte le linee ferroviarie, per il trasporto pubblico locale e per la rete stradale ordinaria messi insieme.
La vera emergenza è costituita dal fatuo protagonismo mediatico di Formigoni, che tenta di coprire una politica volta a distruggere il trasporto pubblico alimentando l'e- ' E splosione del trasporto privato, a svendere la salute e l'ambiente per tramutare questi beni collettivi in affari d'oro per pochi».
Dopo la tregua seguita al periodo natalizio, sui trasporti sono riprese mobilitazioni e proteste
in tutta la regione.
I pendolari, protagonisti di azioni anche clamorose contro la fatiscenza e i tagli alla rete ferroviaria,
hanno costituito un coordinamento regionale ed hanno lanciato tra l'altro una raccolta di firme per
impedire gli aumenti tariffari, fino al 20%, annunciati per le ferrovie regionali.
Ai devastanti progetti delle nuove autostrade (Bre. be. mi, Pedegronda, Ti. Bre, Brescia-Valtrompia,
ecc.), adottati scavalcando gli Enti locali, si oppongono numerosi comitati.
Alcuni di essi uniscono alla contestazione anche progetti di “un altro trasporto possibile”, che prevedono
il potenziamento della ferrovia e la riqualificazione della rete stradale già esistente.
Ma a queste realtà nate dal basso, pur importanti, manca ancora un adeguato livello di coordinamento,
e, spesso, una visione dei problemi che vada oltre l'ambito strettamente locale.
Inoltre, la recente approvazione della legge regionale di riforma del trasporto pubblico, che introduce
le privatizzazioni e la completa liberalizzazione della gestione dei trasporti, rappresenta una bomba
ad orologeria, pronta a colpire tutti i lavoratori del settore.
A partire dal primo gennaio 2003, infatti, i livelli occupazionali e contrattuali dei dipendenti non saranno più garantiti.
Rifondazione Comunista è impegnata a legare la questione generale alle lotte particolari e locali, sostenendo gli interessi dei lavoratori, degli utenti e dei cittadini, sia all'interno delle istituzioni, che in un'azione capillare di informazione e di mobilitazione sul territorio.
Dopo la battaglia contro la nuova legge regionale alla fine del 2001, il partito ha avviato ieri
un mese di mobilitazione con decine di volantinaggi e presidi presso le Stazioni ferroviarie e delle
autolinee, oltre che nei centri storici delle principali città della regione.
Una campagna di sensibilizzazione per togliere la maschera a Formigoni, a sostegno di alcune richieste,
non “emergenziali”, ma di impatto immediato e di valore strategico: convocazione di un consiglio regionale
straordinario sui problemi della mobilità e dell'inquinamento; sospensione del piano delle “autostrade
lombarde”; discussione e adozione di un nuovo Piano regionale della mobilità e dei trasporti (l'ultimo
risale a vent'anni fa); blocco degli aumenti tariffari; raddoppio dei finanziamenti per nuovo materiale
rotabile, per i treni e gli autobus “ecologici”.